di Claudio Almanzi – Lunedì mattina (alle ore 11) si terrà la presentazione per la stampa della grande mostra dedicata al vetro di età romana che avrà quale fiore all’occhiello il celebre piatto blu rinvenuto ad Albenga. L’inaugurazione della mostra, che sarà ospitata presso la Curia Iulia, al Foro Romano, dal 21 febbraio al 16 settembre, è prevista per le 17. Ad organizzare questo importante evento è la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma. “Vetri a Roma” è il titolo della mostra: “Si tratta- dice Adalberto Guzzinati, giornalista e critico d’arte- di una mostra interamente dedicata all’arte del vetro, prevalentemente incentrata sulla produzione di età romana nella quale sono esposti circa 300 pezzi tra vasellame prezioso, gioielli e mosaici, che raccontano il periodo di massimo fulgore della lavorazione del vetro nel mondo romano, a partire dal II sec. a.C.”. Malgrado qualche critica, da parte dell’opposizione, sull’opportunità di cedere in prestito il prezioso cimelio, c’è invece ora molta soddisfazione ad Albenga nel vedere il piatto blu al centro di una mostra di così’ grande interesse: “ Il fatto che la nostra Città – dice Paolo Torrengo, presidente della Fondazione Palazzo Odddo- sia menzionata a livello nazionale, in una mostra prestigiosa, che sarà visitata da turisti provenienti da tutto il mondo, rappresenta un mezzo di notevole promozione turistico-culturale, nonché ovviamente un motivo di grande orgoglio”.

“La mostra – dice Augusto Andreini, esperto d’arte e noto collezionista” è anche l’ occasione per vedere riunite assieme numerosi esempi delle ricche collezioni ed oggetti in vetro e vasellame, che giungevano nell’Urbe, provenienti da tutto l’ Impero. Fra gli oggetti più preziosi in esposizione ci sarà proprio il celebre piatto blu albenganese, considerato oggi il piatto in vetro antico più bello del mondo”.

Fra gli oggetti in mostra produzioni che raffigurano le vittorie di Pompeo sull’Oriente, celebrate nel trionfo del 61 a.C. e quella di Ottaviano sull’Egitto, culminata nella battaglia di Azio del 31 a.C., che aprirono definitivamente la via al controllo da parte romana del mondo ellenistico, all’acquisizione di un patrimonio inesauribile di competenze. “Alla fine del primo secolo avanti Cristo- dicono gli organizzatori- si sviluppò una florida produzione di suppellettili di vetro, la cui raffinatezza rivaleggia con la preziosità dell’argenteria. La mostra è articolata in un percorso cronologico, che ripercorre tutte le tecniche di lavorazione del vetro”.

Il nucleo più consistente della mostra illustra la produzione di età imperiale, caratterizzata da beni di lusso destinati all’élite della società, come lo splendido piatto blu intagliato e inciso con eroti bacchici proveniente da Albenga. Continua, poi, con la produzione di preziosi manufatti monocromi dai colori sgargianti: blu, verde, viola, o anche nero negli oggetti che imitano la rara ossidiana; dei vasi a mosaico che si arricchiscono di nuove forme e di nuove combinazioni di disegni e di colori, come la pisside in vetro mosaico “a bande d’oro” da Pompei e la coppa in vetro mosaico “millefiori” con motivo a stelle da Adria.

“Nel I sec. d. C., con la rivoluzionaria invenzione della soffiatura- proseguono gli organizzatori- si assiste alla nascita di una vera e propria industria del vetro e, di conseguenza, all’abbattimento dei prezzi e alla diffusione degli oggetti in vetro presso tutte le classi sociali. Servizi da mensa (bottiglie, brocche, piatti, bicchieri, coppe), contenitori per profumi e medicamenti. E poi, vassoi, attingitoi, grandi coppe “portafrutta” come quelle che si vedono negli affreschi pompeiani, vasi per conserve, come quelli consigliati da Columella, anfore per il vino, come quelle che Marziale dice adatte all’invecchiamento del Falerno, olle per gli usi più disparati, compreso quello di fungere da urne cinerarie.

Nascono nuove forme e nuove tecniche decorative e quindi compaiono vetri soffiati decorati da filamenti, granuli e frammenti di vetro applicati come l’anforetta blu a filamenti da Treviri e l’anfora decorata “a spruzzo” da Pompei e, ancora, la bella bottiglia con una decorazione “a gabbia” da Padova”.