di Alfredo Sgarlato – Originale omaggio al mondo femminile quello che si è tenuto giovedì sera all’auditorium San Carlo di Albenga in occasione della Giornata della Donna. Giornata e non “festa” come abitualmente si dice perché, come ha spiegato nella sua introduzione il Prof. Gianni Ballabio della Fondazione Oddi, il riferimento storico è tragico: la morte di 130 operaie arse vive in una fabbrica tessile, la  Cottons di New York, dove erano state rinchiuse l’8 marzo 1908. Fu Rosa Luxemburg, personaggio storico oggi trascurato, a proporre l’istituzione della giornata.

Intervallate dai testi poetici di Dante, Hildegard von Bingen, Pessoa ed Hesse recitati con grande partecipazione da Amelia Conte, abbiamo ascoltato alcune relazioni molto interessanti sul rapporto tra la Donna e il Sacro. Il Prof Paolo Aldo Rossi, insegnante di Storia del Pensiero Scientifico all’Università di Genova e tra i massimi esperti in Italia nello studio del simbolismo, partendo da testi di Verlaine e Villon ha introdotto il ruolo della figura femminile nella poesia e nella letteratura dai trovatori al Rinascimento, e i rapporti che aveva con la cultura religiosa.

Sonia Barillari, docente di Filologia Romanza, ha narrato di un interessante mito tra paganesimo e mondo cristiano: le Sibille. Donne indovine, che si dice fossero in numero di dodici, come gli Apostoli, e si trasformassero in serpenti per sottoporre a prove gli iniziandi. Non è neppure chiaro se il termine Sibilla indicasse un nome proprio o la professione. Le più famose erano proprio in Italia, come la Sibilla Cumana, e si parla di Sibille in Sicilia e Sardegna. La Dott.ssa Maria Chiara Basadonne, psicoterapeuta, ha poi parlato di come il disagio femminile si proietti sul corpo, reso invisibile dall’anoressia e dalla bulimia: annullamento del corpo come fuga dall’Altro.

Il tema del corpo femminile legato al Sacro appare anche nelle relazioni seguenti. Ida Li Vigni, docente di Storia del Pensiero Scientifico, ha narrato le vicende delle mistiche del Medioevo, da Caterina a Teresa d’Avila. Secondo la studiosa nessun uomo, a parte forse San Giovanni della Croce, ha raggiunto tale profondità di pensiero in questo ambito. Eppure si trattava di donne non acculturate, la cui ricerca era spesso fuga da un destino di mogli o madri non voluto, il cui linguaggio era quello del corpo e della sessualità.

Massimo Angelini, docente come i precedenti presso l’Università di Genova, ha spiegato come nel mondo antico appaia il concetto di corpo come tempio e quindi come qualcosa di sacro, cioè da non profanarsi, ricordando che la radice del termine “sacro” è la stessa di recinto ovvero luogo protetto. Al contrario nel mondo attuale il corpo è negato, nella virtualità; ridotto a contenitore di spazzatura (cibi industriali, sedativi, droghe) oppure esaltato ma da modelli sbagliati (le follie di stilisti e chirurghi plastici). Questo è un comportamento diabolico perché diavolo è colui che divide e, dice Angelini, se lo spirito senza corpo è fantasma il corpo senza spirito è fantoccio.

Una conferenza davvero interessante, i relatori sono riusciti nel difficile compito di essere sintetici ed esaurienti insieme e perciò sono stati apprezzati anche da un pubblico di non addetti ai lavori.