di Alfredo Sgarlato – Ormai è assodato che il fumetto, come il cinema o la musica rock, può essere grande arte come buon artigianato o mediocre intrattenimento, a secondo di chi lo fa. A fare del fumetto un’arte hanno contribuito molti italiani, come Pratt, Crepax, Manara, Pazienza e molti altri, ma è in Francia che il fumetto gode di autentica venerazione. E tra i francesi il più grande di tutti è senz’altro Jean Henri Gaston Giraud, in arte Moebius, nato l’8 maggio 1938 a Nogent sur Marne, vicino a Parigi dove ci ha lasciato lo scorso sabato 10 marzo.

Moebius inizia a scrivere e pubblicare storie giovanissimo come Gir; si tratta soprattutto di western, il cui più famoso è “Blueberry”. Con gli anni ’70 inizia a dedicarsi anche alla fantascienza, genere in cui realizza i suoi capolavori, “Il garage ermetico”, “Arzach”, “Gli occhi del gatto”, pubblicati in Francia da Metal Hurlant, la rivista da lui fondata con Philippe Druillet ed altri e in Italia da Linus. Molto amato dai cineasti progetta con Jodorowsky una versione del romanzo di culto “Dune”, mai girata ma i cui bozzetti ispirano molte altri film. In seguito i due produrranno un altro fumetto fondamentale “L’Incal”. Moebius ha lavorato per il design di molti film, tra cui “Alien”, “The Abyss” e “Il quinto elemento”.

Il suo stile è immediatamente riconoscibile, per l’uso dei colori pastello e per la straordinaria inventiva, ineguagliata da altri autori, che pur esibendosi nel campo del fantastico, rimanevano molto più ancorati al realismo. Scrisse per descrivere la propria opera: “si può benissimo immaginare una storia a forma di elefante, di campo di grano o di fiammella di cerino…”. Era un vero creatore di mondi.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato