di Alfredo Sgarlato – “Orlando” di e con Enrico Messina, in collaborazione con Micaela Sapienza per la messa in scena e Alberto Nicolino per il testo, chiude la rassegna “C’mon let’s Theatre” organizzata da Kronoteatro. La serata si apre con i ragazzi della compagnia schierati che ringraziano il pubblico, che anche ieri sera è accorso in forze. Messina sale sul palco occupato solo da una sedia suonando lo scacciapensieri, cogliendo così il primo di molti applausi.

La sua interpretazione di “Orlando” si rifà ai testi classici ma ancor di più a “li cunti” dei cantastorie e a come venivano ulteriormente reinventati dal popolo. La guerra tra Carlo Magno e i Mori, ci spiega, fu solo una minima parte delle guerre dell’epoca, ma fu quella che impregnò di sé l’immaginario collettivo. L’attore ci racconta le gesta di Carlo, Agramante, Orlando, Angelica, Ferraù e di molti altri personaggi variando continuamente i registri vocali e stilistici. La sua recitazione è accompagnata da una gestualità molto forte che rende spettacolare l’interpretazione. Messina mostra una grandissima capacità tecnica, ma che non è fine a sé stessa ma serve a coinvolgere il pubblico, il quale infatti applaude a scena aperta molti passaggi.

Spettacolo breve ma, visto quanto si spende il protagonista, non potrebbe essere altrimenti. Enrico Messina, foggiano dal 1969, frequenta tra il ’91e il ’94 la Scuola di Formazione Attoriale del Teatro del Sole di Milano, con cui lavora già dal ’93 in “Ubu“, “Oltremare” e “Aso, una storia africana“. Insieme a Nicolino nel ’98 forma la compagnia “Armamaxa”, con la quale si dedica al recupero di forme narrative tradizionali di cui “Orlando” è uno dei risultati.

Ottima chiusura per una rassegna che ha portato ad Albenga quattro opere e interpreti di livello molto alto, seguendo una forma di teatro non tradizionale ma accessibile anche a un grande pubblico, che infatti ha premiato con la presenza le scelte fatte da Kronoteatro. Adesso li aspettiamo per la prossima edizione di Terreni Creativi, convinti che sapranno mantenere le promesse.