Cormac McCarthy, il Grande Romanziere Americano

di Alfredo Sgarlato – Cavalli. Lupi. Ragazze. Bastano questi ingredienti per fare il Grande Romanzo Americano? Io penso di sì e allora la “Trilogia della frontiera” di Cormac McCarthy (Providence 20/7/1933) lo è. Ma si può pensare che non bastino, che ce ne vogliano altri. per fare il grande romanzo americano, bisogna parlare di adolescenti che fuggono per inseguire un sogno, e McCarthy nella trilogia (“Cavalli selvaggi”,1992, “Oltre il confine”,1994, “Città della pianura”,1998) lo fa. Bisognerebbe parlare dell’essere padre. Questo c’è, ma in “La Strada”(2006). E di quante altre cose ci racconta McCarthy. Dell’Apocalisse presente e futura in “Non è un paese per vecchi” (2005) e ancora in “La Strada”. Della povertà che si nasconde anche nel paese più ricco del mondo, in Suttree” (1979), per molti il suo capolavoro e per me la sua unica delusione, anche per colpa di una traduzione pessima. Del profondo sud dove le perversioni si mescolano e la religione diventa la più strana di tutte, ne “Il figlio di Dio”(1974). Di un Dio che mostra i suoi segni cercando prove a sua discolpa, in tutti i suoi libri.

Certo, non basta avere cose da dire, bisogna anche saperle dire per essere un grande scrittore. E McCarthy nello stile è maestro. Secco, scarno, con dialoghi perfetti e affermazioni memorabili. Solo “Suttree” fa eccezione, troppo barocco e pieno di descrizioni interminabili. Parentesi: si dice che da grandi libri non si possano fare grandi film. Invece da “La Strada”, uno dei capolavori di McCarthy è stato tratto un buon film con Viggo Mortensen e Charlize Theron e il film tratto da “Non è un paese per vecchi” è persino superiore al libro, che a tratti può apparire un po’ pedante, mentre i Fratelli Coen riescono ad essere ancora più apocalittici.

Che altro dire di McCarthy? Nulla che non dicano i suoi libri, è un personaggio estremamente schivo, vive in un ranch nel deserto e non dà interviste. Ecco, alcuni potrebbero dire che nei suoi romanzi non si parla della smania del successo tipica degli yankee, per cui il Grande Romanzo Americano non è il suo ma “Il grande Gatsby”. Il dubbio rimane. Allora fate così: leggete tutto McCarthy, leggete tutto Scott Fitzgerald e poi ditemi cosa ne pensate.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato