di Alfredo Sgarlato – Ancora una volta un uomo compie una strage motivato da un’ideologia omicida, ancora una volta sui media si parla di follia. Chiamare questi uomini “pazzi” è doppiamente sbagliato: sia perché scorretto sul piano scientifico, sia perché si rischia di giustificare il loro gesto. Un “pazzo” o, più correttamente, uno psicotico, è un individuo che spesso non è in grado di compiere i più semplici gesti della vita quotidiana, come fare la spesa o gestire una piccola somma di denaro.

Un folle non è in grado di organizzare un gesto di una tale complessità come una strage. Addirittura personaggi storici come Hitler o Stalin sono stati bollati come pazzi, ma un pazzo non è in grado di gestire da solo la vita di tutti i giorni, figuratevi se può arrivare ad essere un leader di un partito e un capo di governo. Certamente erano personalità disturbate, persone prive di “mentalizzazione”, ossia la capacità di capire le emozioni degli altri e quindi di provare empatia.

Si dirà: spesso gli psicotici commettono omicidi. Si, ma si tratta di gesti occasionali e impulsivi, di cui l’autore non è in grado di comprendere cause e conseguenze, generalmente contro un familiare considerato l’origine del proprio male. Non c’è premeditazione, tanto meno con ricerche tramite internet sul come raggiungere le vittime o costruire una bomba. Inoltre nel definire “malati di mente” questi assassini gli si fa un favore, perché si sminuisce il ruolo giocato dalle ideologie. Nella visione del mondo di questi personaggi vi sono sempre alcune costanti: xenofobia, antisemitismo, integralismo religioso, teoria del complotto.

Si può obiettare che ad uccidere non siano le idee ma l’uso che se ne fa. Faccio rispondere ad un grande pensatore, Paul Feyerabend, che dice: ci sono filosofi che non sono mai stati fraintesi; nessuno ha mai ucciso nel nome di Voltaire. Alcuni pensatori si prestano quindi al fraintendimento e alcune teorie, e non altre, armano il braccio dell’omicida. Perché? Perché sono esse stesse teorie irrazionali, e perciò generano gesti irrazionali.

Oggi si dice che in politica vince chi parla alla pancia e non alla testa; ma non parlando alla testa si finisce con l’essere presi troppo alla lettera. Questo mi porta ad una domanda senza risposta: fino a che punto può arrivare la libertà di parola? È giusto applicarla anche a chi sostiene concezioni prive di fondamento storico o scientifico come il creazionismo o la negazione dell’Olocausto? Il filosofo Josè Antonio Marina nel suo libro “Il fallimento dell’intelligenza” mostra come siano proprio i nemici della democrazia quelli che si giovano di più dei suoi frutti.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato