[fp] – Successo e apprezzamento per i fiabeschi bronzi di Carin Grudda che da inizio marzo hanno impreziosito vie e piazze della città di Savona. Le opere dell’artista tedesca rientrano nel progetto culturale espositivo realizzato dalla galleria ConArte con il Comune, un rapporto di collaborazione sinergico tra pubblico e privato nato nel 2007 con la celebre mostra dedicata ad Arnaldo Pomodoro e la Rosa del Deserto posta sotto il Priamar, e che ha portato negli anni successivi nella città mostre d’arte di livello internazionale.

Quest’anno spazio è stato dato al mondo fantastico, tra fiaba e poesia, di Carin Grudda. Nata a Gudensberg in Germania nel 1953, l’artista si diploma a Kassel e prosegue poi gli studi di arte e filosofia. Pittrice dal 1982, inizia a realizzare grandi sculture in bronzo dal 1998, destinate in particolare a spazi urbani.

Come afferma il critico C. Wolfgang Muller, si tratta di una vera e propria riconquista degli spazi da parte dell’arte: “La connessione fra mondo infantile e modernizzazione dello spazio della vita quotidiana, nata ed evolutasi con le innovazioni del XXI secolo, può diventare un obiettivo per gli artisti contemporanei. Essi, in realtà, pur guardando verso il futuro, possono accettare la sfida di volgere uno sguardo al passato dove ha inizio la propria storia, che è infinita così come la ricerca di un incerto avvenire.´Back to the roots` (ritorno alle radici) era un salutare invito non solo della psicoanalisi. ´Back to the rooms` (ritorno agli spazi) potrebbe essere un salutare invito alle attuali correnti dell’arte visiva, che si è lasciata alle spalle la dicotomia fra „interno“ ed „esterno“ e ricerca la connessione fra la familiarità della casa della nostra infanzia e l’estraneità della vita successiva, tra l’intimità delle mura paterne e la lontananza dei luoghi nei quali tutti noi dobbiamo tentare di trovare una nuova casa. Ci sono artisti, come Carin Grudda, che si sono dedicati a questo compito. E ci danno speranza.”

Luciano Caprile nel suo testo critico afferma “Con la Grudda si compie sempre un ideale percorso labirintico che ci conduce alla medesima fonte ispiratrice: guarda caso è proprio la fonte da cui noi stessi, più o meno inconsapevolmente, abbiamo attinto quella capacità di meravigliarci appresa nei primi anni di innocente consapevolezza esistenziale quando la realtà circostante era una fantastica scoperta da cogliere passo dopo passo, sguardo dopo sguardo. E che abbiamo smarrito nel momento stesso in cui ci siamo illusi di conoscere questo mondo manipolandolo quindi a nostro uso e consumo. Con lei il dono ci ritorna intatto, nella sua impagabile freschezza dichiarativa, in una speculare innocenza da non vanificare con un errato approccio contemplativo dedicato solo all’apparenza, alla semplice piacevolezza concessa dall’immagine. Nella magica sostanza delle cose, nel rapporto stesso tra racconto e forma, risiede la chiave del nostro recupero esistenziale”.

In contemporanea con le opere visibili all’aperto è stata inaugurata a marzo anche mostra pittorica , visitabile nella sede della galleria ConArte in via Brignoni 28r.

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