Zuccarello… Per puro caso: parole e immagini in un suggestivo “video-romanzo” del Circolo Fotografico San Giorgio di Albenga

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di Fabrizio Pinna – È diventata un “video-romanzo” molto suggestivo e pregevole la particolare lezione en plein air tenuta qualche mese fa nel magnifico borgo medievale di Zuccarello, coinvolgendo decine e decine di giovani e appassionati dell’obiettivo appartenenti all’attivo Circolo Fotografico San Giorgio di Albenga.

“Tutto è nato da una lezione di fotografia sull’esposizione che dovevo tenere per gli iscritti del Circolo Fotografico San Giorgio di cui Paolo Tavaroli è il Presidente”, ricorda il fotografo e videomaker albenganese Mario Rossello che giusto ieri – dopo la selezione dei migliori scatti dei partecipanti – ha completato l’elegante montaggio video, utilizzando una sofisticata tecnica “multiframe dove lo stesso momento viene rappresentato da inquadrature differenti che rendono la visione quasi a 360°”.

Dopo un sopralluogo nella cittadina dell’entroterra ingauno, grazie anche alla disponibilità del sindaco Angelo Mai di chiudere al traffico il centro storico trasformandolo per un giorno in un set fotografico all’aperto, nel novembre scorso prese forma l’idea del fotoromanzo – oggi diventato video – al quale ha collaborato anche lo Studio di progettazione creativa QuattroMani: “ho pensato di coinvolgere Francesca Bogliolo per scrivere una storia (**) da far interpretare a due attori/modelli, Francesca Galizia e Giacomo Gaggino, nella bellissima location del Borgo Medioevale di Zuccarello; l’idea infatti – spiega Mario Rossello – è nata dal mio intento di fare comunque passare il messaggio ai fotografi del corso che la Fotografia dovrebbe normalmente raccontare un qualcosa (storie, emozioni, sensazioni) vissute innanzitutto dal fotografo come primo spettatore di quel singolare istante e poi raccontato agli spettatori attraverso l’immagine. Allora, cosa poteva essere meglio di una storia vera scritta da una scrittrice per noi e rappresentata da due attori? E così abbiamo fatto…”.

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(**) PER PURO CASO – di Francesca Bogliolo

Sei arrivato, ti aspettavo.
Eh, sono in ritardo.
In ritardo, dici? Mi sembri in anticipo, invece, guarda l’orologio.
È vero, ma allora tu.. .
Io sono qui da un po’.
Mi aspettavi.
Eh.

Zuccarello per me era un paese come un altro, anzi, un luogo sconosciuto che non mi interessava e nel quale pensavo che sarei capitato per caso. Conobbi Mia sul treno, in un giorno uggioso in cui mi recavo a Milano per l’ennesimo servizio fotografico. Avrei voluto scendere dal treno e abbandonare tutto, ero annoiato e stanco, incerto se proseguire o lasciare tutto e ricominciare.

Lei era seduta davanti a me, assorta sotto il suo cappuccio bordato di pelliccia. Il suo sguardo vagava tra la biro e il quaderno a quadretti, e io potevo osservarla senza essere notato. Io non amo leggere. Guardare le persone che condividono gli spazi con me è sempre stato un buon modo per trascorrere le ore di viaggio. Mi diverte cercare di indovinare la loro professione, l’età, le attitudini e le abitudini. Di lei non ero riuscito a capire ancora nulla, quando alzò la testa per parlarmi. ‘Fai il modello?‘ Due occhi grandi mi fissarono all’improvviso, mentre rimanevo in silenzio indeciso su cosa rispondere. Non mi era mai capitato di trovare qualcuno che me lo chiedesse a bruciapelo, senza nemmeno presentarsi. ‘No, non sono un modello. Io… faccio l’attore‘. Mentii. ‘Peccato‘, disse lei abbassando la testa. E poi più niente fino a Milano. In piedi, in fila davanti al finestrino dello scompartimento, mi sentii poi sfiorare la mano che stringeva la maniglia della valigia rossa. ‘Se ci ripensi, mi serve un modello per un servizio fotografico, domenica.’

E così eccomi qui.
Non pensavo che saresti venuto.
Nemmeno io, però poi ho trovato un biglietto nella tasca della mia giacca.
E sei venuto.
Già.
Allora andiamo, su. Questo è il mio paese.

Passo deciso, sicuro. Lei non si rigira nel letto come me, ho pensato. Lei riesce a dormire. E un sorriso impercettibile si è fatto strada nel mio volto, come non accadeva da tempo. Ho capito solo in quel momento che lei era il mio ultimo rimedio, e l’ho seguita sotto l’arco.
Giacca di pelle, stivali. Eppure era bellissima, molto più delle modelle con cui lavoravo ogni giorno, delle truccatriciestetisteparrucchiere che mi rincorrevano per i corridoi. Quando si è girata ho compreso. Lei mi suscitava un’emozione. Non mi era ancora chiaro quale, ma era quello il punto.
Ho superato una statua di bronzo (ma quella non era Ilaria del Carretto? E cosa ci faceva in piedi?) e mi sono inoltrato nel borgo con l’aria che dovevano avere i bambini che seguivano il pifferaio magico nella fiaba dei Grimm. Ho sperato di non incontrare nessuno che conoscessi e l’ho trovato un pensiero sciocco. Chi diavolo poteva vedermi in questo piccolo paese ligure, con un nome così singolare. Zuccarello. Mi ricordava la zucca, e anche qualcosa di storia che avevo studiato ma che non riuscivo a riportare chiaramente alla memoria. Mentre mi addentravo sulla via principale lei mi osservava sorridendo, con un’aria di sfida. Nessun imbarazzo del primo appuntamento. Iniziai a pensare di essermi sbagliato.

E così lavori qui.
No, sono solo di passaggio. Abito in riva al mare, ma non posso stare lontana da questo posto. Era il paese dei miei genitori. Vieni a vedere, guarda.
Poche parole. Una mano strinse la mia per condurmi sotto un antico portico dai suggestivi giochi di luce. Vedi? Questo è un muro medievale, diceva lei. Me lo ha spiegato un mio amico che è specializzato in urbanistica. Avrei voluto dirle che anch’io ero laureato in storia, ma non riuscivo a interromperla. Con le donne talvolta è difficile, ho pensato, e, di nuovo in modo del tutto involontario, ho sorriso. Mi sembrava una bambina, e nello stesso tempo no.

Bravo, così. Appoggiati a questa colonna con i dischi. Sembra moderna, non credi?
Ho annuito.
Sei bravissimo, con questa aria enigmatica. Ma davvero non fai il modello?
Più o meno. E tu da quando fai la fotografa?
Da quando mio fratello mi ha assunta in prova gratis.
Sorridi.
Certo, era la mia passione ed è diventata il mio lavoro. Cosa posso volere di meglio? Giro l’Italia e inseguo sensazioni, mi sono specializzata nei ritratti.
Ecco perché eri sul treno.
No, quel giorno vagavo.
Vagavi?
Sì, a volte mi capita di voler partire senza sapere dove andare. E allora prendo il treno. Sai quello dei desideri di Celentano? Nei miei pensieri va all’incontrario. Fermo, guarda questi caruggi!! Non puoi passare oltre senza sbirciare!!
Caruggi?
Vicoli. Fermo così, in posa sulla scala. Ma davvero non sei un modello?

Chi fotografa il fotografo, mi sono chiesto. È come per gli amici, quello che fa le foto poi non compare mai nell’album. O su facebook. Al massimo da solo, nella foto che si è fatto fare dopo. O nascosto dietro gli altri nell’autoscatto. E mentre scendevamo verso il fiume ho pensato come avrei fatto senza rivederla. Pensiero assurdo, mi sono detto. Ho vissuto fino ad ora senza. Sì, ma senza emozioni. Oggi il cuore mi batteva nel petto così forte da non riuscire a parlare. Un uomo non dice queste cose, un uomo nemmeno le pensa.Devo tornare professionale, mi sono detto.

Quando sono triste vengo qui, ha detto. Affido i pensieri tristi alle foglie, e mentre guardo il fiume che li trascina via penso che siano realmente scivolati, come l’acqua giù dallo scarico. Quando mi alzo improvvisamente non ci sono più. Vuoi provare?
Stupido o no, ho provato. Che ragazza strana, continuavo a pensare mentre sceglievo con cura una foglia dalle venature gialle e poi la lasciavo andare. Lei sorridendo faceva lo stesso. Ho pensato che sarei rimasto lì in eterno.

Mi è venuta voglia di un caffè, e siamo andati verso la piazza, più o meno davanti alla chiesa. Ho pensato che il paese era bellissimo ma che con quella luce sembrava addirittura un sogno. Lei continuava a scattare fotografie di me nei vicoli, mezzo al sole mezzo all’ombra, dal basso, di sbieco. Diceva che doveva esercitarsi. Nel bar la proprietaria metteva in ordine le brioches, e avrei voluto tanto mangiarne una ma avevo solo un euro e il bancomat.
Non credo che qui accettino il bancomat per un caffè, ho detto.
Lei ha riso. Una risata argentea, cristallina.
Ha posato la macchina fotografica sul tavolino. Ha cercato degli spiccioli nella tasca del borsone nero ma non li ha trovati. Mentre cercava il portafogli ha tirato fuori tutto dalla borsa. Tra le chiavi, gli obiettivi, gli occhiali, la scatola delle caramelle, il mascara, il telefono e il cappello ho notato qualcosa che avevo già visto.
Il biglietto del treno.
Mentre lei continuava a cercare con la testa china, ho fatto l’unica cosa che avrei dovuto fare. Ho tirato fuori il mio, e l’ho appoggiati l’uno sopra l’altro, ben visibili. Non avevo avuto il coraggio di buttarlo. Lei invece, aveva scritto dietro qualcosa che non riuscivo a leggere. Forse era una ricetta. Mentre mi chiedevo se si trattasse di cous cous o parmigiana, lei ha alzato lo sguardo.
È una canzone, idiota.
La canzone?
No, tu.
Ah.
Poi ha sorriso, e mi ha dato un bacio sulla fronte.
Speravo tanto che venissi. Oggi ero senza macchina, ho fatto i salti mortali per arrivare qui.
Non sapeva se sarei arrivato, eppure è arrivata qui. Ma…
Hai preso un autobus?
Macché. L’ho perso e sono venuta a piedi. Mi fa bene camminare in questo posto.

Fa bene davvero respirare l’aria di quel borgo un tempo a me sconosciuto, e prima di quell’incontro destinato a rimanere tale, del paese in cui invece adesso vivo, e di cui ho imparato a riconoscere le pietre. Non faccio più il modello, sono un giornalista free lance, e con internet ho risolto tutti i miei problemi. Mia fa la fotografa, e ha aperto uno studio tutto suo. Nella nostra cucina ha appeso una calamita che regge un biglietto del treno al contrario. Sul retro, con un pennarello blu ha scritto: ‘ora un raggio di sole si è fermato/proprio sopra il tuo biglietto scaduto‘, una frase che ai più non dice niente. Eppure, narra esattamente ciò che è accaduto a me.

Il tempo e la luce si sono fermati lì. Come in un ricordo nitido, nascosto tra le pieghe di una fotografia.

© 2011 – Per puro caso, di Francesca Bogliolo. Tutti i diritti di copyright sono riservati.