di Guglielmo Olivero – Adesso, dopo quanto accaduto a Marassi, qualcuno si stupisce, o finge di stupirsi, sulle malattie del calcio italiano. Ma non c’è bisogno di tenere gli occhi aperti e vigili per capire che da tempo il giocattolo si è rotto e che il sistema, tutto il sistema calcistico, compreso quello dilettantistico, non gode di ottima salute. Il Genoa che si arrende ad una decina di gaglioffi (ma a proposito, questi perenni disoccupati dove trovano i soldi per le trasferte?) è soltanto l’ultimo esempio, perchè ripreso dalle telecamere, dell’imbarbarimento del calcio. Le società professionistiche hanno debiti che non basterrebbero duemila finanziarie a sanarne il dieci per cento mentre quelle dilettantistiche muoiono per pagare i giocatori.

Pagare i giocatori? I giocatori dilettanti? Ma dove sta scritto considerato che la parola dilettanti escude denaro. Come i partiti hanno trasformato il rimborso pubblico in emolumenti le società dilettantistiche hanno sostituito la parola stipendio con rimborsi spese che raggiungono delle cifre degne di un dirigente d’azienda. Società che muoino perchè devono pagare dei giocatori che si credono Messi o Maradona e che invece meriterebbero di essere presi con calci nel sedere per le loro qualità tecniche. Il calcio, in tutte le categorie, è malato. Ma nessuno vuole trovare la cura che tra l’altro è a buon mercato. Campionati professionistici a sedici squadre, playoff e playout, partite in contemporanea, squadre dilettantistiche con bilanci dove non figurano voci quali rimborsi e via dicendo.

Qualcuno crede che tutto questo non sarà possibile, ritiene le riforme del calcio come pura utopia. Ma non è vero e presto il tempo, galantuomo come sempre, metterà in faccia a molti l’amara verità. Il calcio, per correggere i suoi difetti, deve arrivare nudo alla meta. E’ sulla buona strada, dopo che a Marassi i giocatori del Genoa sono rimasti in mutande.