di Claudio Almanzi – Paragonato da molti critici, per la grande sensibilità cromatica al noto maestro giapponese Moroshita Keizo (divenuto celebre nel mondo per i suoi multicolori arcipelaghi) e per il carattere forte e tenace a Mauro Corona (il grande scultore oggi molto noto soprattutto come scrittore) Angelo Maggia è davvero un gigante del colore. Nato a Torino nel gennaio del 1928, ha frequentato l’Accademia Albertina e successivamente l’Ecole de Paris, ed a Torino vive e lavora. L’ultima sua apparizione in Liguria è avvenuta in occasione della bellissima collettiva “Unici & Multipli” presso la Galleria PuntoDue di Calice Ligure: “Maggia è davvero un maestro nel catturare una infinita gamma di sfumature – dice di lui lo scrittore Armando D’Amaro, che è anche un grande esperto d’arte e gallerista- la sua ispirazione parte dalla luce mutevole dell’alta montagna, tersa e pulita. La stessa sensazione che si prova nell’ammirare i suoi quadri perfetti nell’esecuzione dove la protagonista è sempre la luce”.

Maggia, che ha alle spalle una serie notevole di personali nelle principali gallerie italiane, ha sempre avuto due grandi passioni la pittura e la montagna. “La sua lunga carriera – aggiunge D’Amaro- ha preso il via negli anni Cinquanta a Torino, grazie alle prime mostre organizzate dal famoso critico e promotore culturale Luigi Carluccio”. Gli anni Sessanta furono per lui molto produttivi: percorse l’ Italia per esporre a Bologna (alla celebre “Roccaforte degli astratti”), a Venezia (Galleria “Il Traghetto), Firenze (Galleria “La Scala”), Agrigento (Galleria “Il Punto”). Ma sentiamo lo stesso artista: “Ho splendidi ricordi della Sicilia, dove ad Agrigento nel 1965, conobbi Albano Rossi con il quale iniziò un serrato scambio epistolare. A Sciacca vinsi il premio “Il chiodino d’oro”, poi un turbine di personali, a Torino, Milano, Napoli, Brescia, Torre Pellice, Cuneo, Aosta”. La grandezza di Maggia venne riconosciuta dalla critica già a partire proprio dagli anni Sessanta, anche se la consacrazione avverrà solo con la Quadriennale di Roma del 1965. Ma la mostra che gli ha adato più gioia è del 1992, quasi una grande retrospettiva nella Torre dei Signori di Porta S. Orso: “È stata la personale- dice lo stesso Maggia- che mi ha dato più soddisfazione e lì ho capito di aver fatto breccia anche nei critici più ostici”.

La mostra dal titolo “Intatto e Assoluto” fu una delle più importanti del 1992 in Italia. Ma sulla genesi artistica di Maggia sentiamo cosa lui stesso dice: “ Sono nato in una famiglia di artigiani, quando l’artigianato era molto vicino all’arte. Mio nonno Angelo Maggia mi ha insegnato molto sia in campo artistico sia nella vita. Si definiva muratore con grande modestia anche se era un piccolo costruttore. Io sono nato in via Barbaroux, nel cortile mio nonno aveva una lavagna dove i clienti appuntavano ordinativi di materiale edile ed i vari lavori ed interventi da realizzare. Ancora oggi ho impressa nella memoria questa immagine”. Poi parla dell’altra sua grande passione: “Io ho iniziato a scalare a 15 anni, corda doppia e via. Nella mia famiglia c’era grande apprensione perché fare la guida significava rischiare la vita. Ho scalato più il massiccio del Monte Bianco che quello del Rosa, a noi Valsesiani molto più vicino. La prima ascensione è stata lo sperone del Bremba, in cui ho avuto come maestro la famosa guida Ottoz. Da qui sono partito per centinaia di ascensioni fino ai 65 anni, quando ho smesso”.

Uno dei temi più cari a Maggia è proprio la montagna. “Ho dipinto un gran numero di quadri, con tema la montagna, in particolare il Cervino, una montagna che amo molto”. Ma la fama è giunta dall’Informale e dalle famose policromie multicolori che ne hanno caratterizzato l’opera a partire dall’ inizio degli anni Sessanta, quando divenne un autore molto noto soprattutto in seguito alla entusiasmante partecipazione alla IX edizione della Quadriennale di Roma, dall’ottobre del 1965 al marzo del 1966. Oggi alcune gallerie liguri ed importanti musei e fondazioni piemontesi si stanno organizzando per rilanciare ancor più questo grande del Novecento “È un artista- conclude Augusto Andreini, esperto d’arte e famoso collezionista- di valore eccelso, che in questi ultimi anni è stato però un po’ snobbato dalle Fondazioni e dalla grande critica. Ora per fortuna si sta compiendo una grande opera di rilancio sulla sua figura e la sua opera anche grazie ad importanti galleristi che si sono resi conto del valore assoluto del suo lavoro e che stanno predisponendo perciò un imponente evento dedicato proprio ad Angelo Maggia”.