di Alfredo Sgarlato – Leggo che al regista Gianni Amelio, che ha tratto un film dal romanzo “Il primo uomo” di Albert Camus, qualcuno ha chiesto se Camus ha gradito il film. Imperdonabile. Ma aldilà del singolo tristissimo caso umano, mi sembra che Camus, di cui l’anno prossimo ricorrerà il centenario della nascita, sia attualmente messo da parte. Eppure una volta Camus era uno scrittore mito, specie tra i giovani. Croce e delizia: qualcuno definì Camus “filosofo da liceali”.

Sorte comune ad Herman Hesse, l’autore di quel “Siddharta” che per una ventina d’anni è stato il libro più venduto e, pare, rubato. Anche Hesse ricordo di averlo sentito definire “scrittore per adolescenti in cerca di sé”, pensando tra me e me, magari lo dicessero un giorno di me, gli adolescenti in cerca di sé stessi sono i lettori migliori. A proposito di Hesse, ricordo un periodo in cui tutti gli scrittori intervistati su qualsiasi argomento, dalla crisi dei valori alla pastorizia, ci tenevano a rispondere: premetto che non ho mai letto Siddharta. Si vede che era lo snobismo pret a porter di quell’estate.

Faceva eccezione il grande Roberto Calasso, che lo consigliava a tutti aggiungendo che però poi si deve leggere “Il monte analogo” di Daumal, ma Calasso non vale perché l’editore di Siddharta (e Daumal) è lui. Incidentalmente, mi è capitato anche di sentire un’intervista a tale Maurizio Blondet che definiva i libri pubblicati da Calasso strumenti di una congiura laicissima ordita da Cuccia e Lucifero per far diventare tutti atei gnostici. Giuro che non me lo sono inventato. Un pazzo simile esiste e lo fanno anche scrivere.

Ma torniamo a Camus. Davvero è un minore? Io penso di no. L’incipit e il finale de “Lo Straniero” sono folgoranti. Scriveva benissimo, ed è questo che conta. La sua visione del mondo, atea e libertaria, ma non nichilista come è stata erroneamente interpretata, oggi è senz’altro fuori moda. Ma che new agers e atei devoti siano più a la page non lo sminuisce, anzi proprio questo ne fa un gigante. La sua concezione dell’uomo in rivolta fu criticata in quanto metafisica e non politica. Ma oggi politica e ideologie non se la passano tanto bene, quindi ha avuto ancora ragione lui.

Mi piacerebbe tornasse di moda, come mi sembra, navigando in rete, stia tornando di moda Kerouac, altro mito di gioventù. Ma di recente su Camus non mi è capitato di leggere nulla, tranne quando sfogliando una copia del quotidiano Avvenire mi sono imbattuto in una rubrica, di cui non ho proprio capito il senso, in cui venivano scritti nuovi finali ai classici. Non so se il film di Amelio potrà dare una mano: Camus al cinema non funziona e i film d’autore italiani non li va a vedere più nessuno.

* il trend dei desideri: rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato