di Alfredo Sgarlato – È in corso in questi giorni ad Albenga la terza edizione di Terreni Creativi, l’originale festival artistico ideato da Kronoteatro. Non ho potuto seguire interamente la prima serata causa concomitanza di eventi: mi sono quindi perso lo spettacolo “La solitudine dell’ape” di e con Andrea Perdicca e Yo Yo Mundi, di cui ho tuttavia sentito commenti entusiasti. Ho seguito invece la conferenza di Francesco Panella, molto interessante, in cui sono stati affrontati i problemi relativi al calo dell’occupazione in agricoltura, almeno un terzo i posti di lavoro scomparsi, delle terre coltivate, a fronte di un uso dei pesticidi che rimane costante, sebbene sia correlato al Parkinson e alla Sclerosi laterale amiotrofica. Quindi Gerri Delfino ha letterariamente divagato sull’ape, l’“animaletto ameno”, come la definisce il Rucellai, con citazioni da Columella e Trilussa.

La seconda serata si apre al Cersaa con Francesca Rossello, assaggiatrice di vini, che ci racconta come in Italia ci sia la massima varietà enologica ma solo da poco si sta sfidando la Francia sul terreno della qualità, tenendo a bada californiani, cileni, sudafricani e ovviamente cinesi, che ci studiano, ci copiano ma non saranno mai nostri pari. Gerri ci spiega come il De Amicis catalogò dopo lunghi studi le varie tipologie dell’ebbrezza (non vi tedio citandole, tanto le avrete già incontrato tutte dal vivo) e delizia gli ascoltatori con un sonetto goliardico.

Lo spettacolo teatrale è “120 chili di Jazz”, storia di Ciccio Mendes, maldestro e poco avvenente innamorato che se se ne inventa una veramente incredibile per conquistare la sua bella. Autore e interprete è César Brie, argentino, esule dai dispotici regimi sudamericani, che ha fatto dell’Italia la seconda patria, e da noi ha collaborato con i migliori interpreti del teatro moderno, Eugenio Barba su tutti (per chi non lo conoscesse, uno dei maestri assoluti del teatro moderno, che ha lavorato soprattutto in Svezia). Lo scatenato Brie dialoga col pubblico, corre, imita il contrabbasso. La storia viene ambientata ad Albenga, inserendo nomi noti, come personaggi positivi e negativi (a chi non c’era non dico chi, così impara a non venire…).

César ha una facilità estrema nel narrare, senza esagerare nei toni, un testo molto divertente che inizia come un racconto di Marquez e continua con umorismo alla Benni. Il pubblico, tra cui riconosco un altro grandissimo attore e regista, Pippo Delbono, ride e applaude a scena aperta. César Brie generalmente mette in scena un teatro politico, in questo caso presenta uno spettacolo leggero, ma i doverosi riferimenti alla situazione politica del Sud America, a partire da vicende personali, non mancano. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare un autore e interprete straordinario, e molti tra i presenti si auguravano di vedere al più presto altre sue opere.

Dopo il teatro al danza, con le creazioni che seguono lo stage tenuto da Nicoletta Bernardini, e la musica dal vivo, anch’essa molto ballata, di Movimento Unico Sud, quartetto guidato da Marina Macrì Carbone con voce tammorra, chitarre e organetto, che scatena il pubblico con pizziche e tarante, meno convincenti secondo me nelle ballate. Stasera – presso l’Aeffe Floricoltura – chiusura con, tra gli altri, Tony Cllifton Circus e Inconsueto Popolare: serata imperdibile come le precedenti, come conferma il tutto esaurito delle prime due sere.