di Mary Caridi – Questo rimpasto non s’ha da fare! Non con la promozione dei “traditori” con ricchi emolumenti. Se proprio vogliono tornare a casa, si convertano, ma senza pretendere stipendi e Cangialosi ritiri anche il suo esposto sulla “casa della moglie”.

Non risponde al telefono Eraldo Ciangherotti, si nega, e – come co-direttore responsabile di Albenga Corsara – capisco che sia più semplice per un assessore inviare comunicati stampa ai giornali online “sovvenzionati” dal Comune che non a coloro che lavorano con indipendenza e autonomia dalla politica. Ma raccontare le vicende di un’amministrazione è dovere del giornalista. I dubbi di Ciangherotti non sarebbero  frutto di un capriccio, anche se  il sindaco lo ha descritto come un uomo che non sa fare gioco di squadra: per Eraldo sono interrogativi e chiarimenti  su cosa sia etico o no in politica. Il succo del pensiero ciangherottiano, il quale in una notte insonne non solo  ha modificato la propria idea sul rientro di Pollio e Cangialosi in maggioranza, ma ne detta oggi le condizioni per un ingresso possibile.

Che anche gli altri del Pdl accettassero, “turandosi il naso”, il ritorno del figliol prodigo è risaputo, ma è  nella realtà della matematica dei numeri:  l’allargamento della maggioranza è questione di soppravivenza per la Guarnieri, è un terno al lotto continuare a vivere nell’incertezza, andare in consiglio e sapere già che alcune pratiche prive di copertura del voto non possono essere presentate. È deludente andare a rileggersi i fotogrammi di questa telenovela ricca di suspence e colpi di scena; un copione che non si fa mancare nulla, dagli abbandoni, alle ripicche, ai duelli verbali e fisici, ai tentativi di riappacificazione.

Una maggioranza divisa in fazioni, un Pdl nel caos come a livello nazionale e un Eraldo Ciangherotti che forse ha sbagliato partito  ed è lì, con le sue parole, a ricordare a tutti loro che esiste Angelino Alfano. Sì, con il casino che c’è nel Pdl nazionale è da Albenga che si dovrebbe ripartire con “gli onesti, quelli che non sono rubagalline e gaglioffi”.

Ora gli scenari non sono poi molti. O i dicktat di Ciangherotti/Geddo/Bessone convincono la Guarnieri, si torna a 11 uomini in maggioranza e “tanto casino per nulla”, o qualcuno si stacca dal Pdl e li manda a casa, o la Rosy sceglie di spegnere le luci sul palazzo, sperando che la Lega la mandi a Roma alle prossime elezioni. Dunque il caos ancora più totale. Albenga ne esce con le ossa rotte, con i problemi sul tappeto irrisolti o bocciati ormai, su ospedale, porto, polo scolastico, depuratore, nettezza urbana, tribunale, etc. Nel frattempo le aziende delocalizzano, continuano licenziamenti e cassa integrazione, Albenga perde centralità e rischia di essere travolta dalla crisi.