di Alfredo Sgarlato – La seconda serata del festival Su la testa vedrà, venerdì 7 dicembre, la partecipazione di Andrea Mirò nome d’arte di Roberta Mogliotti. Cantautrice, strumentista, direttore d’orchestra, autrice di colonne sonore, donna attivamente impegnata nel sociale, collaboratrice di Eugenio Finardi e Enrico Ruggeri, ispirata da Joni Mitchell, Nico, Jackson Browne e Nina Simone, ha duettato nel disco “Lucidamente”, con uno dei musicisti più stracult: David Surkamp dei Pavlov’s dog.

D.: Oggi c’è un forte movimento musicale in Italia: tempi di crisi aumentano la creatività?

R.: “Forse sì, in fondo il significato della parola crisi all’origine etimologica è ‘cambiamento’, è questa può esser l’incentivo vero per la creatività. Fermento in giro ce n’è e anche qualcosa di più che interessante…

D.: Chi suona musica d’autore trova molto meno spazio rispetto alle cover band; qual è la tua esperienza?

R.: SÌ! È una brutta abitudine che esiste in Italia e che all’estero quasi non c’è: la gente oltre confine esce per andare ad ascoltare musica originale, se lo aspetta, in Italia invece si è perso questo gusto – per altro naturale – di fruire la musica scritta da chi la esegue. E ciò rende la vita difficile a tutti noi cantautori, oltre al fatto che non esistono molti spazi nella via-di-mezzo del club medio piccolo o adeguati a un numero contenuto di pubblico; quando ci sono, non sono sfruttati per questo perché la musica originale cantautorale etc. non ha appeal in questo momento storico.

D.: La Liguria è davvero la terra dei cantautori? E come trovate il pubblico ligure rispetto a quello di altre parti di Italia?

R.: La Liguria è stata ed è quella terra di confine dove le influenze sono forti da tutte le direzioni, quindi una scuola di riferimento. Però in linea di massima non mi è mai piaciuto suddividere in zone d’elezione l’Italia; io non faccio mai differenze o preferenze, m’interessa la bella musica, la voglia di creatività e la sperimentazione. Di dove è ininfluente. E tutto ciò alla Liguria non è MAI mancato.

D.: Nonostante secoli di battaglie la condizione femminile nel mondo non migliora. Le donne nel mondo della musica sono discriminate?

R.: Mi spiace doverlo riaffermare ma sì, sono discriminate. Come? Come per tutti gli altri lavori: una donna deve sempre dimostrare il doppio di quello che può dimostrare un uomo e, quando è brava, c’è sempre qualche dubbio, qualche riserva, qualche pelo nell’uovo da trovare, non si sa bene perché – o meglio si sa, la solita vecchia storia del limite culturale e dei pregiudizi…- e questo nonostante spesso quelle brave osino molto di più dei loro colleghi maschi. Ve lo dico: il cambiamento passerà attraverso le donne che sono l’incarnazione stessa del cambiamento per loro condizione naturale. L’ho detto!