Fabrizio Bosso e Luciano Biondini regalano una serata di grande jazz a Cisano

di Alfredo Sgarlato – Tappa ingauna per il duo Bosso Biondini in tour per presentare il nuovo album “Face to face”. Il concerto, organizzato dall’associazione Rapalline in Jazz, si svolge alla sala Gollo di Cisano, perfetta per un concerto di questo tipo, peccato non averne ad Albenga una uguale. I due musicisti sono dotati di tecnica prodigiosa: Bosso suona con una velocità e una precisione incredibili, ma non abusa mai nei virtuosismi; Biondini è un fisarmonicista originale: il continuo lavoro sui bassi non fa sentire l’assenza di una sezione ritmica.

Tromba e fisarmonica è un ensemble piuttosto raro da ascoltare e anche questo è motivo di interesse verso il duo, che fonde il jazz con umori mediterranei e latini. Le composizioni sono in gran parte proprie e i momenti ricchi di pathos sono molti, specie nelle ballads come “The shadow of your smile”, unico brano non di composizione propria eseguito. Quando gli assoli di Bosso sono appoggiati su ritmiche sudamericane l’emozione è incontenibile.

In passato quando ascoltavo i jazzisti italiani sentivo il forte gap con quelli americani. Oggi non è più così: musicisti come Bosso e Biondini sono perfettamente all’altezza dei maestri d’oltreoceano. Il jazz ormai è musica internazionale ed è un linguaggio pienamente compreso in Italia. Grazie all’associazione Rapalline in Jazz e a tutti quelli che hanno lavorato per regalarci una serata così bella.

20 Commenti

  1. Continuare così… Beh, tutto sommato non è difficile: di fronte ad un evento che presentava due musicisti di valore indubbio, mi sembrava doveroso rallegrarmi del fatto che – non senza sforzi economici – anche nei miei luoghi natii si potesse ascoltare Musica non buona, ma ottima. Una volta colta l’ironia di certi commenti, ho ritenuto opportuno proseguire su quella linea 😉
    Mi inalbero, invece, quando mi si vuol far credere che Gesù Cristo è morto sotto un treno, sdoganando certi fenomeni da baraccone locali come rock-star. Ecco, in questo caso allora dissento, e se necessario con forza (come già successo), perché so come girano le cose nel mondo musicale, e conosco molto bene le strategie di certi bellimbusti che sfruttano conoscenze più o meno importanti per il loro meschino momento di celebrità. Perdonatemi – tutti – se in passato siamo arrivati allo scontro, ma purtroppo non riesco a star zitto di fronte a cose di quel genere. Per amore della Musica stessa (la mia passione e il mio mestiere), non ce la faccio proprio a star zitto.

    Detto questo, resta da valutare quale sia la ricaduta sociale e culturale di eventi come quello di Cisano… Io ritengo che, se oggi ci ritroviamo in quattro o cinque a discutere di cose che possono sembrare inutili ai più, non è detto (e me lo auguro…) che domani non si possa essere in dieci, venti, cento, mille, a discutere: sarebbe un’evidente riprova del fatto che la Musica – e l’Arte in generale – quando è fatta da chi la fa veramente, lascia comunque un segno nelle persone, e le migliora anche attraverso il confronto delle diverse opinioni 🙂

    PS: l’analisi del neo-cantautorato mi trova perfettamente d’accordo (il paragone col coma farmacologico è divertentissimo e tragicamente azzeccato).

  2. Giampiero, come solito sono daccrodissimo con te: troppi musicisti in giro che suonano per loro stessi e non trasmettono niente. Ma ormai anche il pubblico e non solo di noi musicisti sa riconoscere quando un jazzista manca di personalità, creatività, e più che annoverabile nel mondo delgi artisti potrebbe tranquillamente essere confinato in un settore a parte , dei tecnici, quand’anche sarebbe adulatorio definirli pur virtuosi!
    Dopo 64 battute di assolo di un musicista che suona per se stesso e ripassa le scale e gli arpeggi e tutto lo scibile modale, con la gente che inizia a lasciar calare la palpebra…ECCHEDIAMINE…. bisognerebbe avere un telecomando!!!
    Quando poi ascolti qualcuno dei grandi ma non per questo noti, che con quattro note ti inchidano lì una nuova maniera di esporre un assolo che a volte gareggia in bellezza con il tema ecco che viene a galla quello che disse un “grande” : ” …studia e impara tutto quello che puoi del tuo strumento e poi…dimentica tutto e suona..”
    Con tutto il rispetto cheposso avere per chi pratica un altro genere è un po come quando di fronte all’ennesima litania del momento del neo-cantautore che condisce il testo con progressioni di tre accordi sau una ritmica da coma farmacologico e voce sdolcinata per teen-agers… 🙂

    (PS: sull’americanismo ti approvo al 101%..)

  3. L’Auditorium San Carlo è di per sè un luogo a naturale vocazione concertistica, e un Assessorato competente e motivato avrebbe profuso qualche sforzo in più per adeguarlo acusticamente, e renderlo fruibile per diversi organici strumentali e – particolare importante – accogliente per gli artisti (camerini? questi sconosciuti…). A quanto pare, però, si preferisce investire sulla pirotecnia… Ai posteri l’ardua sentenza, tenendo conto che eventi come quello del 14.12 valgon bene qualche litro di benzina 😉

    Carissimo Alfredo, condivido appieno quanto da te espresso nell’articolo e nel commento: anzi, a me pare che oggi si sentano molti americani che, grazie all’enorme bagaglio tecnico appreso in anni di Berklee/Juilliard/ecc…, lascino poco spazio all’espressività personale e suonino un po’ tutti allo stesso modo “tanto noi siamo ammericani, e questo basta e avanza per farci apprezzare”. D’altro canto, molti musicisti italiani, dopo anni di sudditanza psicologica, abbiano finalmente capito che “swing” e “assolo” non siano aspetti strettamente “italiani” come tradizione, e cerchino di mettere la creatività che contraddistingue l’italiano stesso, a prescindere dallo swing e dall’assolo stessi. Il gap di cui parli tu si è colmato grazie alla consapevolezza acquisita nel tempo.
    Questa è una mia impressione (sia chiaro), suffragata da esperienze e conoscenze dirette di musicisti ed insegnanti (sia nostrani che a stelle e strisce).

    Che diamine, l’improvvisazione esiste da quando esiste la Musica (e non solo come arte). Quello che tutti chiamano “jazz” (e che tutti identificano con swing e assolo) è solo una delle possibilità improvvisative: vedasi, a tal proposito, questo mio intervento di qualche tempo fa http://albengacorsara.it/2012/06/27/quando-non-sai-cose-allora-e-jazz-gianpiero-lo-bello-non-solo-critiche-ma/ 🙂

  4. approfonidsco il concetto da me espresso nell’articolo: non si trattava di una questione di estetica quando di espressività. per molti anni sentendo i musicisti jazz e anche rock italiani mi sembrava di sentire degli studenti che, per quanto bravi, eseguivano un esercizio. mentre sentendo gli americano era chiaro che esprimevano qualcosa che avevano dentro. oggi non è più così, il gap culturale si è colmato. non credo che come dice un discografico, per il trentenne di oggi tradizone sono i duran duran ma oggi il jazz è a pieno titolo anche musica italiana e non solo afroamericana

  5. La sala del San Carlo per concerti non è adatta per questioni strutturali (volume e altezza, tipologia di pareti, etc.). Una semplice correzione del suono da parte anche di un valido tecnico non risolve ovviamente il problema.
    Per adeguarla a parere mio basterebbe realizzare una struttura amovibile che “incapsuli” la zona del palco, realizzando un a struttura per soffitto e pareti (laterali e fondo) di quell’area con semplici tendoni di spessore adeguato che possano scorrere su binario, all’occorrenza. Per il riverbero naturale , stante l’estensione della sala e la sua altezza, sarebbe utile la correzione dei suoni anche utilizzando apposite apparecchiature che se del caso (occorrerebe far eun analisi di spettro) poossano smorzare componenti dannose. (l’ipotesi di realizzare soluzioni meccaniche come cavità mi pare improponibile sulle pareti..). Io credo che con l’importo indicato i si potrebbe stare dentro…
    Poter disporre del San Carlo anche per eventi musicali non potrebbe che giovare all’attività culturale di Albenga. MI chiedo se a Palazzo Oddo non ci sia una sala grande che possa invece servire allo scopo….

  6. Caro Infingardo, non vedo Luciano da due anni, e Fabrizio da diversi mesi, ma questo non toglie che aver collaborato con loro mi ha reso una persona migliore. Mi creda quando dico che sarei passato molto volentieri a salutarli, la sera del loro concerto a Cisano, perché sono sicuro che anche loro due si ricordano con piacere di me e di quanto di buono (musicalmente ed umanamente) sono stato in grado di dare nelle produzioni in cui ci siamo trovati a lavorare insieme.
    Da diverso tempo, sto coltivando questa consapevolezza cercando di applicarla “buddhisticamente” nella vita di tutti i giorni. Sarà perché la fine è vicina, o almeno così ci hanno fatto credere, ma è anche grazie a quei commenti che ho scelto di avere un’altra linea di comportamento, che negasse il farsi provocare 😀 anyway, grazie per i complimenti e per gli auguri, che ricambio con piacere.

    Giusto per rientrare nei binari del commento all’articolo: aldilà e aldiquà dell’oceano le estetiche musicali sono completamente diverse (per nascita ed evoluzione), a mio parere si dovrebbe valutare il valore artistico del duo Bosso-Biondini senza necessariamente portare l’analisi sul piano della comparazione tra musicisti italiani ed americani. Dato per assodato che i background culturali italiano ed americano sono completamente diversi, per forza di cose diversi sono anche i prodotti della creatività degli artisti, italiani ed americani. Pertanto, a fare stime comparative si rischia di buttarla sulla sfida, e l’arte non è sfida se non con sè stessi.

  7. …finalmente un commento che denota un po di ironia e di sano spirito goliardico anche da parte di GLB.!!!!….è proprio vero….è la fine del mondo!!!!!…auguri di Buon Natale GLB…quando riesce a non prendersi troppo sul serio come in questa occasione riesce anche a sembrare simpatico…(p.s. io l’ho sentita suonare….e devo ammettere che c’è della stoffa cristallina….ma non getti alle ortiche il talento con atteggiamenti sempre astiosi ed ostili a prescindere…senno’ mi diventa come ballottelli…)

  8. http://www.youtube.com/watch?v=x9TQE4Xke9k
    A 5:50 inizia a rodermi, e non poco, perchè Fabrizio era dietro le quinte…

    Invece, nei 4 giorni in cui abbiamo registrato questo
    http://www.giottomusic.com/index.php?option=com_content&view=article&id=27&Itemid=29&lang=it
    ero davvero intrattabile: per fortuna c’era Biondini, con la sua carica di simpatia umbra…

    Ah, dimenticavo… Il rodimento più forte è stato quando ho dovuto anche dirigere…
    http://albengacorsara.it/2010/05/03/girotto-biondini-silvestri-in-concerto-con-l-orchestra-filarmonica-di-sampierdarena/
    In quell’occasione, Girotto fece da paciere…

    Visto che mi è proibito commentare positivamente in quanto tacciato di rancore (per cosa, poi?!?!?!), la butto sull’aneddotica da bar che tanto piace dalle vostre parti.

    Oppure, forse, gli esimi musicologi che stanno commentando non si stanno facendo beffe di me…
    Così fosse, aiuto!! Sto solo sprecando tempo e fiato (e a me servono, soprattutto il secondo!!) 😉

  9. Sono davvero felice che, ad Albenga e dintorni, ci sia stata occasione di sentire dal vivo due colleghi che, oltre ad essere musicisti di valore indubbio e riconosciuto, sono anche due ottime persone (azzarderei la parola “amici” soprattutto per Fabrizio, ma solo per motivi di minor distanza e maggior frequenza di incontri).

    Con loro, ho condiviso belle emozioni musicali e palchi prestigiosi: non fossi stato impegnato, il 14 dicembre sarei certamente passato a salutare entrambi.

    Un plauso, infine, a coloro che hanno contribuito a realizzare l’evento.

  10. @Funes el memorioso
    Notoriamente… solo io non lo sapevo!!Se davvero servissero 20mila euro per adeguarla non sarebbe un’impresa impossibile.Basterebbe volerlo.

  11. ….ottima performance….ottima scelta dei brani….ottimo affiatamento….a chi dico io sai come je rode???????

  12. @ Marco: l’acustica del San Carlo purtroppo è notoriamente pessima; secondo alcuni tecnici del suono, sarebbe però sufficiente un investimento di più o meno 20mila euro per renderla adeguata a ospitare concerti; insomma, non cifre esorbitanti. Piuttosto che buttare nel cesso soldi in pseudospettacoli pirotecnici di pochi minuti che ogni volta lasciano terrorizzati per ore gli animali della piana, ormai da anni si sarebbero potuti trovare i soldi; ma evidentemente agli amministratori di turno – passati presenti e futuri – non piace la musica o, detto terra terra, apparentemente ai loro occhi rende di più in termini di contabilità elettorale l’effimero…

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