di Mary Caridi – Non c’è pace in questo consiglio comunale attraversato, ormai con imbarazzante ripetitività, da battibecchi tra consiglieri, piccole liti, abbandoni,  furbizie e un complicato rimpasto, ricco di strascichi polemici. L’ultima patata bollente del sindaco Guarnieri è la mancata decisione sull’incarico per la presidenza del Trincheri, la quale per accordi partitici spetta di diritto al Pdl. Gori della Lega ha opposto resistenze e la Guarnieri, incassato un assessore in più per il suo partito, è tra due fuochi: il rispetto dei patti, il malcontento di un suo compagno di partito.

Ora un fatto nuovo rischia di “incasinare” ancor più il clima che pareva tranquillo, almeno in apparenza. La convocazione di una riunione del Pdl da parte del suo capogruppo, Aldo Marino, organizzata per siglare e sottoscrivere  un documento comune che mettesse, nero su bianco, che il Pdl unito le chiedeva il rispetto dei patti sulla nomina di Diego Di Stilo alla presidenza del Trincheri. Riunione agitata, però, da un insolito e – a detta degli intervenuti- anche agitato, Enrico Bessone.  Discutendo su come si è arrivati a nominare i nuovi  assessori nel recente rimpasto, è stato criticato il metodo che non ha tenuto conto del merito e delle preferenze ottenute nelle elezioni, con un Bruno Robello premiato mentre altri ne avrebbero avuto più diritto.

Ed è proprio a questo punto che è scoppiata la bagarre. Enrico Bessone si è lamentato di non essere stato preso in considerazione né come assessore, né come candidato per la nomina in un ente di secondo grado. La sorpresa dei presenti è stata grande, e anche la reazione verbale, poiché gli è stato ricordato che i suoi voti hanno contato per la nomina di assessore esterno di Eraldo Ciangherotti e dunque di che si lamentava? “Quello era un accordo preelettorale con il commissario Montaldo – tuonava infiammandosi Bessone – non ha nulla a che vedere con me!”. Un Bessone che ne aveva per tutti e che è partito all’attacco di Roberto Tomatis, reo, a sua detta di essere uscito dall’aula su pratiche del piano casa che lo riguardavano, nel rispetto di una legge regionale che non può certo penalizzare un individuo solo perché siede nei banchi della maggioranza – replicava Tomatis – piuttosto seccato dall’intervento di Bessone.

Ecco che per l’amministrazione  Guarnieri non c’è riposo. Una nuova grana anche l’atteggiamento più combattivo del capogruppo Marino, deciso a far valere il suo ruolo e, a quanto pare, mai consultato sulle questioni politiche dal commissario Cibien, pronto dopo la convocazione da lui fatta a far firmare un documento condiviso. Già erano oscure le situazioni del voto sulla presidenza del consiglio comunale, con  i tre voti promessi alla minoranza, per far saltare l’elezione di Pollio, situazione poi rientrata nei ranghi, ma ora la preoccupazione resta: la storia si ripete? Perché un timido e silenzioso consigliere si è trasformato in un politico che reclama posti? Dopo il successo della nomina alla vice presidenza dell’EcoAlbenga, ottenuta con trattative, altre trattative sono forse in corso? Sul Trincheri sono tutti d’accordo che sia una nomina che spetti al Pdl e al di là delle parole più o meno accese tra i partecipanti alla riunione, è chiaro che sia un campanello d’avviso per la Guarnieri .

Una conseguenza diretta di questa riunione pare già esserci. Una scaltra Guarnieri sa che se 7 persone della sua maggioranza firmassero un documento, si riaprirebbero le tensioni nella sua maggioranza e pare abbia anticipato tutti, richiamando all’ordine Gori perché si dimetta dal Trincheri. Gori potrebbe “ubbidire”, suo malgrado, ma anche sbattere la porta e uscire dalla Lega – dicono alcune indiscrezioni.

Con le elezioni alle porte, il rinnovo del patto nazionale tra Lega e Pdl, dovrebbe tornare la pace, ma si sa, Albenga è strana e nuove sorprese ci attendono, anche clamorose…