di Alfredo SgarlatoUno spettro si aggira per l’Europa. È uno splendido cinquantenne e si chiama Diabolik. Il primo novembre del 1962 usciva per la prima volta in edicola un fumetto che avrebbe sconvolto il mondo editoriale e il costume. Potete immaginare in un paese in cui un deputato aveva preso a schiaffoni una signora perché troppo scollata (episodio sbeffeggiato da Fellini in “Boccaccio ’70”), che impatto poteva avere un fumetto in cui l’eroe è un criminale, oltretutto ideato da due gentili signore milanesi, le sorelle Angela e Luciana Giussani.

In realtà Diabolik una sua moralità ce l’ha: ruba a ricchi spesso corrotti (il ’68 sta per arrivare…) e se uccide uccide persone malvagie. Diabolik non potrebbe esistere senza la sua compagnia, la bellissima Eva Kant, e senza il suo antagonista, l’ispettore Ginko, con cui ha una somiglianza incredibile (fratelli separati alla nascita?). Ovviamente non si sa nulla del suo passato se non vaghi cenni. Diabolik ruppe il pregiudizio per cui i fumetti sono solo per bambini o adulti sempliciotti; ebbe molte imitazioni, le migliori quelle create dai grandissimi Magnus e Bunker (Roberto Raviola e Luciano Secchi), Kriminal e Satanik (ma il loro capolavoro sarà un fumetto comico, il magnifico Alan Ford) e aprì la strada al fumetto d’arte di Pratt, Crepax, Manara, Pazienza, Tamburini e molti altri.

Le storie di Diabolik si svolgono in un mondo immaginario, la città di Clerville, i personaggi hanno nomi italiani e cognomi stranieri, per creare un certo distacco col lettore italiano. Nel 1968 Diabolik viene portato al cinema dal più geniale dei registi di serie B, Mario Bava, maestro della tecnica cinematografica quasi dimenticato fino a qualche anno fa, sebbene Fellini, Kubrick, Tarantino, Lynch, Bergman, Ridley Scott, Tim Burton e molti altri lo omaggino dichiaratamente nei propri film. Interpreti sono John Philip Law, reduce dall’altro stracult fumettistico “Barbarella” e Marisa Mell.

Curiosità: per il ruolo di Eva Kant Bava aveva scelto una giovane sconosciuta attrice francese. Il produttore De Laurentis dopo una settimana di riprese disse: «quella non va da nessuna parte» e impose la sostituzione. La francesina era Catherine Deneuve: anche i produttori più in gamba sbagliano. Il film fu un flop colossale, ma fu esaltato dalla critica per la perfezione formale, per il gusto pop (scenografie di Flavio Mogherini) e per la trama totalmente priva di logica. A questo va aggiunto che se i protagonisti sono due bistecconi inespressivi, nei ruoli di contorno Michel Piccoli, Terry Thomas (il caratterista che in decine di film fa il ministro inglese), Francesco Mulè (quello che doppiava l’orso Yoghi), Adolfo Celi, Claudio Gora e Caterina Boratto sono divertentissimi, rendendo il film godibile. Adesso si parla di una serie TV, speriamo bene… Intanto buon compleanno Diabolik!

* il trend dei desideri: rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato