FIM: un sabato invernale non ferma la Fiera Internazionale della Musica (foto)

di Alfredo Sgarlato – Sabato 25 maggio è iniziata la prima edizione della FIM, Fiera Internazionale della Musica a Villanova d’Albenga. Purtroppo una giornata pienamente invernale con pioggia e vento ha penalizzato l’evento: peccato perché l’offerta musicale è notevole e l’organizzazione valida. Ma il maltempo non ferma la musica e gli appassionati e si suona ugualmente sul Palco Blu, dove iniziano le giovani band. I primi che riesco a vedere sono Doremiflo da Genova, gruppo pop rock piacevole, con melodie orecchiabili e buon tiro ritmico. Il loro singolo “Bene”, se spinto dalle radio, può avere successo. Quindi The Plasters, gruppo punk di Parma che per l’assenza del batterista diventa quasi folk, molto simpatici. Poi Why Aye Man cover band on calligrafica dei Dire Straits, Alesya, cantautrice influenzata dal rock anni ’80, molto grintosa ma con testi ancora acerbi, Insana Percezione, gruppo di Napoli devoto alla musica anni ’60, non mi convincono, anche loro sono ancora acerbi specie riguardo ai testi.

Giro per la manifestazione, sul palco gestito da DNA Musica di Savona si esibiscono i ragazzi di “Ti lascio una canzone”. Mi colpiscono il bellissimo timbro vocale di Alice Risolino e la capacità di Giovanni Sutera Sardo di stare sul palco con piglio da soul man consumato. Gli eventi sono moltissimi in giro per l’ippodromo di Villanova. Negli stand Roland e Yamaha nascono jam session blues e jazz coi musicisti che possono improvvisare e provare gli strumenti. Sul Palco Giallo ascolto i Prisma, gruppo di giovani con suona un rock molto delicato e seppure con un batterista molto fisico. Sul Palco Kermesse è il turno di Claudia Murachelli, più nota come arpista, che si esibisce come soprano.

Nel primo pomeriggio comincia sul Palco Verde il Riviera Prog Festival, attesissimo dai molti fan del genere. Aprono i Flower Flesh, gruppo locale, che dopo tre brani dal primo album “Duck in the box” stupiscono i presenti con una cover una chiave rock di “Una ragione di più” e poi presentano in prima assoluta in brano inedito molto appressato dai presenti. Segue La Coscienza di Zeno, gruppo dedito al progressive rock più classico, con grande spazio alla tastiere e cantante dalla grandissima estensione vocale. Quindi i Goad, più classificabili in un filone hard blues che progressive, comunque godibili. Sul Palco Blu viene premiato Luca Colombo come miglior chitarrista dell’anno. Esegue brani da lui composti, anche per colonne sonore, mostrando tecnica notevolissima e senza virtuosismo fine a sé stesso.

Si presenta l’orchestra Sinfonica di Sanremo. È curioso veder suonare musicisti classici su un prato, ma è giusto così, nell’ambito di un festival è bello diversificare le proposte. L’orchestra esegue impeccabilmente pagine da Haydn, la Sinfonia N° 43 in Mi bemolle maggiore, e Rossini, alcune ouvertures tra cui la bellissima “La scala di seta”. Un momento importante per gli appassionati di prog italiano è il concerto de Il Biglietto per l’Inferno, gruppo storico tornato sulle scene con una nuova formazione, con una cantante e strumenti folk, fisarmonica, cornamusa, flauti, accanto a quelli rock. La miscela è molto riuscita.

La Liguria è nota come la terra dei cantautori, ma è anche patria del progressive, e liguri sono due delle band più importanti del filone, Delirium e Trip. Il primi, famosi per “Jesahel”, hanno avuto in formazione Ivano Fossati, suonano un rock melodico con ampie aperture strumentali affidate ai fiati di Martin Grice, alle tastiere di Ettore Vigo e alla chitarra di Roberto Solinas. Cavallo di battaglia del gruppo la ripresa di un classico dei Van der Graf “Theme one”. Anche i Trip sono fortemente legati alle nostre terre: ai tempi d’oro la loro sala prove era in una villa a Cisano. Sono un gruppo tecnicamente ottimo, specialmente il carismatico tastierista Joe Vescovi e il formidabile batterista Furio Chirico, ma devo ammettere che questo genere basato su lunghi assoli non è il mio forte.

Più pop il finale del Palco Blu, con le cantanti Loredana Errore e Roberta Bonanno, voce potentissima e bella presenza scenica, ma il clou è dato dalla presenza di Marco Ferradini, premiato per la canzone d’autore con un progetto dedicato al grande Herbert Pagani. Abbiamo il piacere di incontrare Ferradini e gli chiediamo di presentarci la figura di Pagani. “è stato dimenticato, ci dice, è stato un mio grandissimo amico, abbiamo lavorato insieme per alcuni anni, e siccome più nessuno ne ha parlato e ha fatto ascoltare la sua musica mi sono preso la briga incidere un album con 21 sue canzoni, per riportare in auge la sua grande capacità di comunicare. Si intitola “La Mia Generazione” ed è una grande dichiarazione di affetto per la musica, per un certo mondo cantautorale. Pagani lavorava a Radio Montecarlo, oltre a essere un cantautore è stato il padre di tutti i DJ italiani, era un piccolo genio: faceva trasmissioni radio fuori dalla norma, era pittore, scultore, un artista a 360 gradi, in grado di stupire tutti quelli che l’hanno conosciuto, tirando fuori dal cilindro continue invenzioni, come lui non ce ne sono più”.

Sul Palco Ferradini è preceduto da alcuni brani in solo dalla sua corista Charlotte, poi apre con l’indimenticabile “Albergo a ore”, seguita da altre belle canzoni, ovviamente canta anche “Teorema” raccontando come è nata. Finale con Claudio Simonetti, anche lui legate alla Liguria, il padre Enrico era di Alassio, che esegue brani da colonne sonore di film di Argento, Romero, Carpenter, e chiudendo con “Profondo Rosso” ne delirio dei fan. Appuntamento a oggi per altri imperdibili concerti.