di Alfredo Sgarlato – Non sono un appassionato di “Anime”, i film di animazione giapponesi: quando sono sbarcati in occidente ero già grandicello e in tutt’altre faccende affaccendato. Però sono curioso di natura, e sono rimasto molto colpito quando ho letto, alcuni anni fa, della scomparsa prematura di Satoshi Kon, (Kushiro, Hokkaido 12/10 1963 – quindi mio coetaneo – Tokio 24/8/2010) presentato come il rappresentante più originale del suo campo e paragonato nientemeno che a David Lynch.

Mi sono procurato tre dei suoi quattro lungometraggi e le mie aspettative non sono andate deluse. “Perfect Blue”(1997) è la storia di una giovanissima cantante che viene lanciata anche come attrice, cambiando radicalmente il proprio personaggio da diva per teenagers a protagonista di ruoli scabrosi, finendo col subire una crisi di identità. In “Millennium Actress” (2002) abbiamo una troupe che intervista una grande attrice al tramonto ricostruendone la carriera, i film, e la storia del Giappone. “Paprika”(2006) è una ragazzina dai capelli rossi, una terrorista che si infiltra nei sogni altrui grazie all’invenzione di uno scienziato folle, mentre un’affascinante psicoanalista le dà la caccia.

Oltre a questi Satoshi (secondo l’usanza orientale scriviamo prima il cognome poi il nome) ha diretto “Tokio Godfathers”(2003), in cui un gruppo di barboni adotta un trovatello. Come vedete sono temi molto forti, quelli che in Occidente non ci aspetteremmo mai da un cartone animato, e in “Perfect Blue” troviamo persino scene di sesso piuttosto forti. Del resto in Giappone l’Anime è considerato genere senza distinzioni di età, e spesso destinato a un pubblico adulto, e i tabù sessuali dei giapponesi sono diversi dai nostri. L’opera di Satoshi è consigliabile anche a chi non ama il genere: lo stile grafico è più duro nel tratto, quelle componenti comiche o sentimentali tipiche dell’Anime che il non appassionato trova ingenue o stucchevoli sono molto ridotte, i temi trattati sono molto originali e complessi, la narrazione è all’avanguardia rispetto al 99% del cinema di oggi, e molto ritmata.

Certo, lo spettatore occidentale rimane sempre un po’ basito di fronte alla disinvoltura nell’affrontare svolte logiche o temporali, ma è anche fascinoso per lo spettatore curioso calarsi nelle strutture mentali di culture diverse dalla propria (se non si prova questo fascino non ci può essere Cultura). Aggiungendo che in Italia di Satoshi Kon è arrivata anche una serie a puntate “Paranoia Agent”, rimangono alcuni ottimi film da scoprire e il rimpianto per l’ennesimo artista che ci ha lasciati troppo presto.

* il trend dei desideri: rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato