(fp) – Questa mattina a larga maggioranza la commissione attività produttive del Consiglio regionale presieduta da Sergio Scibilia ha approvato il calendario venatorio ponte valido fino alla fine di novembre proposto dalla giunta regionale. Alla riunione era presente l’assessore all’Ambiente Renata Briano. Con l’approvazione del calendario viene superato lo stop all’attività venatoria imposto con sentenza dal Consiglio di Stato su richiesta di alcune associazioni ambientaliste e animaliste.

Il nuovo calendario venatorio è stato approvato da tutti i gruppi rappresentati in commissione con la sola astensione dei consiglieri del gruppo Liste civiche per Biasotti presidente. I rappresentanti di Sinistra ecologia e libertà non ha partecipato al voto. La caccia potrà riprendere già domani mattina, domenica.

Il nuovo calendario contiene lievi modifiche rispetto al precedente impugnato: i giorni di caccia sono sempre tre alla stanziale e cinque alla migratoria, ma viene vietato l’uso di proiettili contenenti piombo (e quindi altamente inquinanti) nella caccia di selezione (che non riguarda la caccia al cinghiale) e nelle zone umide e proibita la caccia al porciglione (un uccello ormai raro).

Soddisfazione per il voto è stata espressa dal capogruppo del Pd Antonino Miceli: «Giudico molto positivo il risultato raggiunto questa mattina in commissione perché consente già domani la riapertura della caccia nella nostra regione. Ringraziamo l’assessore all’ambiente Renata Briano e tutti gli uffici che hanno lavorato senza tregua in questi giorni per ottenere questo risultato a cui abbiamo contribuito con convinzione anche noi del Pd».

Plauso anche da parte del Capogruppo Lega Nord Francesco Bruzzone, che nei giorni scorsi aveva “occupato” il Consiglio regionale per protesta: «Esprimo grande soddisfazione per quanto ottenuto, e ringrazio il collega consigliere regionale Maurizio Torterolo, per l’impegno profuso al fine di raggiungere questo importante risultato», ha commentato a caldo l’approvazione del documento.

Di tutt’altro tenore il commento di Lorenzo Pellerano (Liste civiche per Biasotti presidente): «Noi ci siamo astenuti, non abbiamo votato contro nel merito perché il provvedimento contiene anche cose positive, tuttavia non posso non rilevare che la commissione attività produttive non si è mai riunita di sabato per affrontare altri temi. Occorre invece affrontare una volta per tutte la questione caccia perché ogni anno talune forze politiche, per ragioni di consenso elettorale, cercano di estendere il più possibile le maglie delle norme provocando i ricorsi degli ambientalisti che spesso riescono a bloccare il calendario e gli altri provvedimenti. Di fatto il continuo tentativo di rendere più permissive le regole finisce per danneggiare gli stessi cacciatori. Occorre trovare un giusto equilibrio, magari confrontandosi con quelle associazioni che spesso impugnano con successo i provvedimenti della Regione Liguria».

Critiche e censure arrivano naturalmente anche da parte delle associazioni promotrici del ricorso contro la legge regionale, WWF, LAC (Lega Abolizione Caccia) e V.A.S. (Verdi Ambiente e Società): «La delibera di giunta regionale n.1250 del 18 ottobre, licenziata anche dalla IV Commissione stamane, è un provvedimento-fotocopia che mantiene la stessa elusione dei pareri scientifici rilasciati dall’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale (ISPRA), e che persevera nel consentire una pressione venatoria insostenibile sul patrimonio internazionale costituito dalla fauna selvatica migratrice. Non si tratta pertanto di una risposta corretta al decreto cautelare del Consiglio di Stato del 15 ottobre scorso, che aveva sospeso la caccia in Liguria», sostiene la Lac.

«I cittadini contribuenti liguri saranno lieti di apprendere che la Commissione Attività Produttive della propria amministrazione regionale fa gli straordinari di sabato (cosa mai vista a memoria d’uomo), affinché la prossima settimana si possa tornare a sparacchiare a tordi e colombacci. Naturalmente rimangono in coda, date le opinabili priorità, altri provvedimenti in materia di lavoro che la stessa IV Commissione dovrà esaminare in seguito, evidentemente ritenuti per i liguri meno importanti. Nella Liguria della crisi economica – concludono ambientalisti e animalisti – la politica di un Consiglio regionale, che costa 26 milioni di euro annui, ci consola con le schioppettate in campagna».