(fp) – «Sono molto preoccupata per i danni economici, soprattutto per l’entroterra, conseguenti alla sospensione del nuovo calendario venatorio e ancora di più per i danni all’agricoltura, dovuti soprattutto alla sospensione della caccia al cinghiale”. Lo dice l’assessore all’ambiente della Regione Liguria, Renata Briano dopo la notizia della sospensione da parte del TAR, il tribunale amministrativo regionale, del nuovo calendario venatorio approvato in via transitoria meno di una settimana fa, il 19 ottobre. La sospensiva avrà effetti sino al prossimo 13 novembre, quando è prevista la Camera di Consiglio. “Questa sospensione giunge inaspettata – dice Briano – in quanto il nuovo calendario era molto più restrittivo di quello precedente che lo stesso TAR non aveva sospeso”.

Molto critico Francesco Bruzzone, capogruppo della Lega Nord Liguria-Padania, che la scorsa settimana non aveva esitato ad occupare la sala del Consiglio regionale per protesta contro la precedente decisione di blocco assunta dal Consiglio di Stato: «La caccia non può rimanere chiusa e gli agricoltori – dice Bruzzone – non possono sopportare la mancanza di cacciatori che arginano i danni provocati all’agricoltura da alcuni animali.  Nelle prossime ore decideremo il da farsi; bisogna capire come si può uscire da questa situazione». Continua il consigliere: «Sto ricevendo moltissime telefonate di cacciatori, preoccupati per quanto sta accadendo. Mi auguro che tutto ciò possa confluire nell’attuazione di altre forme organizzate di protesta». Bruzzone non nasconde una certa sorpresa per la decisione del Tar: «Non dimentichiamo che il tribunale amministrativo lo scorso 18 settembre ha agito diversamente, visto che non aveva accolto la richiesta di sospensiva relativa al vecchio calendario venatorio, avanzata da associazioni ambientaliste».

“È vergognoso che la Politica e il Consiglio regionale, che ha il compito di gestire il territorio venga superata da una burocrazia che in questo caso fa solo il male della Liguria. Stiamo valutando l’ipotesi di portare i cinghiali presso la sede del Tar”. Così commentano, provocatoriamente, i consiglieri regionali del Gruppo del Pdl la decisione del Tar: “in questo modo non si fa altro che danneggiare un territorio e arrecare danno ad un settore, l’Agricoltura, importante e strategico per la nostra regione, un settore che è già fortemente colpito dalla crisi economica e dalle condizioni meteorologiche che stanno causando tanti danni alle colture. Da parte nostra la piena disponibilità a lavorare per cercare di uscire da questo empasse che a nostro avviso è inconcepibile e intollerabile”. “Invitiamo i cacciatori e le associazioni a unirsi alla nostra protesta e di chiedere l’intervento dei Prefetti a prendere in mano la situazione e trovare insieme a noi un soluzione che sia confacente alle esigenze di tutti e soprattutto dei cacciatori che hanno salatamente pagato la possibilità di poter esercitare questa attività nel periodo durante il quale in tutta Italia ed Europa si pratica la caccia. Stiamo parlando di una categoria che in questo modo viene penalizzata senza alcun preciso motivo e sacrificata a illogiche prese di posizione fintamente ambientaliste”, concludono i Consiglieri regionali del Pdl.

Di tutt’altro parere WWF, LAC (Lega Abolizione Caccia) e V.A.S. (Verdi Ambiente e Società), le associazioni ambientaliste promotrici del ricorso che già aveva portato il 15 ottobre scorso alla prima sospensiva del calendario venatorio regionale della Liguria 2013/14, tramite Decreto Cautelare del Consiglio di Stato n. 4023. E stamattina, 24 ottobre, il nuovo stop: le stesse associazioni hanno infatti ottenuto, precisano, «dopo che lo studio legale del prof. Daniele Granara ha lavorato alacremente nel week-end ad un nuovo ricorso, un Decreto Cautelare urgente del presidente TAR Liguria, con cui si sospende – sino alla trattazione da parte dell’intero collegio stabilita per il 13 novembre prossimo- la delibera della Giunta Regionale del 18 ottobre, ossia quella che col placet della IV commissione consiliare poi riunitasi eccezionalmente di sabato, aveva varato un calendario venatorio transitorio per riaprire la caccia».

«Il nuovo provvedimento “tappullo” proposto dall’assessore Briano – sostengono – era carente dei pareri obbligatori della Commissione faunistica consultiva, e di quello dell’ Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale, che peraltro aveva già in precedenza abbondantemente disatteso. Chi si reca a caccia ora rischia una denuncia penale (pena da tre mesi ad un anno), il sequestro di armi e munizioni, e la sospensione della licenza da uno a tre anni. Stop da subito ad ogni forma di caccia per i quasi 18.000 cacciatori liguri».

Commentano polemicamente WWF, LAC e VAS: «Il consigliere regionale Bruzzone può tornare ai suoi sonni sul pavimento o sui divanetti del consiglio regionale; per quanti ci riguarda la normativa sulla salvaguardia e gestione della fauna selvatica deve essere rigorosamente rispettata anche in Liguria, se per caso non si fosse ancora capito laggiù in Via Fieschi. Il mondo ambientalista continuerà a vigilare, anche tramite i propri legali, contro eventuali nuove delibere gattopardesche, che tentino di cambiare qualche virgola eludendo il parere dell’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale; criticità erano già state evidenziate riguardo ai periodi di caccia troppo lunghi per alcune specie in inverno (tordi, beccacce), e al numero eccessivo di giornate di caccia nei mesi di ottobre e novembre, in cui si concentra il passaggio autunnale dei migratori. La Regione Liguria è priva di un piano faunistico regionale aggiornato, come prevede la normativa statale».

«Purtroppo – concludono – l’assessore regionale Briano quest’anno ha evitato un serio confronto che portasse a un calendario venatorio redatto nel rigoroso rispetto della normativa statale vigente, quando i dovuti passi per evitare censure dei giudici amministrativi potevano essere percorsi con un minimo di buon senso, senza coltivare le frange più esagitate del mondo venatorio».