(da Strasburgo) “La battaglia per ottenere nuove regole sul ‘made in’, che l’Italia porta avanti con forza da anni, rischia ancora una volta di vedere uno stop per l’opposizione dei Paesi del Nord Europa. E a capo del fronte del no c’è la Germania”. È quanto sostiene l’europarlamentare di Forza Italia Lara Comi che sabato 23 novembre, a Milano, a Palazzo Serbelloni, alle ore 16, parteciperà a una tavola rotonda sul tema “Leggere l’etichetta” in occasione della seconda edizione di Bookcity Milano 2013.

“La commissione Mercato interno del Parlamento, di cui sono membro”, spiega l’on Comi, “ha approvato lo scorso ottobre la nuova proposta di Regolamento relativa alla sicurezza dei prodotti di consumo presentata da Antonio Tajani, responsabile Ue per l’industria e Tonio Borg, commissario alla Salute. L’articolo 7 prevede l’indicazione di origine dei prodotti, ma anche stavolta, in seno al Consiglio, l’armata dei Paesi contrari sta bloccando la sua adozione. La presidenza del Consiglio, affidata alla Lituania, ha tentato venerdì scorso, nell’ultima riunione, di presentare un compromesso che potesse far incontrare i due punti di vista divergenti. Ma la contrarietà resta. Da una parte ci sono i Paesi del Sud Europa, Italia, Spagna, ma anche la Francia, favorevoli al marchio d’origine. Contrari i Paesi del Nord con in testa la Germania”.

“L’indicazione di origine – prosegue Comi – serve a informare il consumatore e a tutelarlo in merito a ciò che acquista e a combattere la contraffazione. Il tema del ‘made in’ è stato trattato in diversi rapporti nel corso degli anni, ma tutti sono stati accomunati dalla stessa fine: nessuna norma è stata adottata per la contrarietà dei Governi del Nord Europa in seno al Consiglio, su pressione della Germania. A nulla sono valse le numerose pronunce del Parlamento Europeo, espressione dei cittadini, in favore di norme che assicurino la tracciabilità dei prodotti.  Il volume delle merci contraffatte si aggira sui 200 miliardi di euro l’anno a livello mondiale. In Italia il mercato del falso vale 17 miliardi e una perdita di 185 mila posti di lavoro. Si critica tanto il nostro Paese in sede europea, ma questo è l’europeismo portato avanti dalla Germania”, conclude l’europarlamentare.