«Le residenze sanitarie assistenziali, cosiddette RSA, sono strutture non ospedaliere, ma sempre sanitarie, che ospitano, per un periodo variabile da poche settimane al tempo indeterminato, pazienti non autosufficienti, che cioè non possono essere assistiti in casa e necessitano di specifiche cure mediche di più specialisti e di una articolata assistenza sanitaria. Sul territorio del ponente savonese vi sono tre strutture adibite a RSA, ad Albenga, Andora e a Finale Ligure e una lista di attesa significativa di oltre dieci persone, già nel solo albenganese, che hanno fatto richiesta di accesso all’RSA ingauna. Allora, senza intento di polemica ma per un’analisi costruttiva, occorre porsi alcune domande per avere delle risposte certe dagli addetti ai lavori». Così l’ex assessore ai Servizi sociali di Albenga, Eraldo Ciangherotti.

«Se l’RSA di Finale Ligure ha, tra 24 post acuti e 18 di mantenimento, un totale di 42 posti letto di RSA a disposizione di una popolazione del distretto sociosanitario (al 31.12.2012) pari a 57.455 persone, perché il distretto albenganese, che vanta una popolazione (al 31.12.2012) di ben 63.147 abitanti, continua ad avere, ad oggi, tra le sedi di Andora e Albenga, ancora soltanto 38 posti letto? Perché, poi, gli albenganesi sono costretti ad essere sistemati nell’RSA di Andora (10 post acuti e 10 mantenimento, per un totale di 20 posti di RSA), anziché all’Rsa di Albenga, presso l’Istituto Trincheri, dove i posti letto convenzionati con l’ASL sono appena 18, tra 13 post acuti e 5 di mantenimento, nonostante i ben 30 posti letto disponibili e nonostante Albenga abbia il suo ospedale a pochi centinaia di metri da Viale Liguria? Perché l’ASL savonese, insieme alla Regione Liguria, per il 2014, non si impegnano a convenzionare più posti letto di RSA al Trincheri abbattendo così la lista di attesa degli albenganesi, ad oggi oltre una decina, che chiedono di essere trasferiti ad Albenga?».

«Basta girare per strada – prosegue l’ex assessore ingauno ai Servizi sociali – e avere la pazienza di raccogliere le segnalazioni dei cittadini e ascoltare i malumori delle persone che hanno a che fare con i servizi sanitari del territorio per capire quanto, con poco sforzo, si può ovviare al notevole disagio causato, per la distanza di una RSA, ai pazienti e ai loro famigliari, in genere anziani, costretti ogni giorno a spostarsi di quasi 40 Km tra andare e tornare, per far visita alle persone ammalate e per aiutarle nel mangiare, nel bere e nelle normali funzioni fisiologiche. Senza tralasciare, parlando di malati spesso con patologie gravi, che più posti in RSA al Trincheri ridurrebbero il rischio effettivo del pericolo di vita, in caso di emergenza, dovuto ad una maggiore distanza chilometrica dal più vicino ospedale».

«Sia ben chiaro: come ho detto da subito, nessuno vuole togliere agli altri Comuni le loro RSA. Qui non è un discorso di campanile, ma un semplice fattore numerico accresciuto negli ultimi tempi. Agli albenganesi, popolazione numericamente maggiore, spetta il diritto di priorità di ricovero nella propria struttura dell’RSA del Trincheri, senza dover aspettare, ospiti in altri comuni limitrofi, la morte di qualche paziente per avere il posto libero ad Albenga e senza costringere i propri parenti a fare avanti e indietro per diversi chilometri ogni giorno. Se il disagio di un malato e dei suoi famigliari può essere arginato con il buon senso delle Istituzioni, allora adesso è tempo di dimostrare la buona volontà di chi gestisce la sanità regionale. Siccome va di moda, si cambi verso alla gestione sanitaria. Ciò che importa è il sacrosanto diritto del malato, che non mi stancherò mai di difendere. Potenziare il servizio di RSA ad Albenga è un dovere, obbligatorio, per non calpestare il disagio della gente malata», conclude Ciangherotti.