Elezioni, liste del PdL per Camera e Senato: in Liguria partito verso la “scissione”?

di Fabrizio Pinna – Terremoto nel Pdl in Liguria dopo l’esclusione (de facto) e il passo indietro (di pragmatica) annunciato da Claudio Scajola: nel duro braccio di ferro interno al partito ha vinto l’asse genovese puntellato dal segretario regionale Michele Scandroglio, con il ponente della regione subito salito sul piede di guerra. Chiusa infatti oggi in una riunione romana la cabala dei candidati in lista, la Liguria ha visto assegnati ai primi quattro posti Sandro Biasotti, Eugenio Minasso, Roberto Cassinelli e Alessandro Gianmoena alla Camera e al Senato della Repubblica Daniele Capezzone, Michele Scandroglio, Gabriele Boscetto e Franco Orsi. Insomma: sostanzialmente tagliati fuori da una reale possibile elezione nel Parlamento esponenti delle province di Savona e Imperia, considerando le attuali difficoltà del partito.

Una scelta “suicida” dal punto di vista elettorale secondo molti pidiellini del ponente, infuriati a partire dal presidente della provincia di Savona Angelo Vaccarezza fino al sindaco di Albisola Franco Orsi, il quale ha visto sostanzialmente sfumare la possibilità di un suo secondo mandato al Senato. Risultato? Secondo le sue prime  dichiarazioni a caldo, Orsi “non firmerà e rinuncerà alla candidatura in lista” chiamandosi fuori dalla contesa elettorale. Sulla stessa linea, con una reazione persino più veemente tra le fila savonesi del Pdl, Marco Melgrati, l’ex sindaco di Alassio e “per ora” – come lui stesso minaccia – presidente del Gruppo Consiliare PdL in Regione Liguria: “Adesso basta! Abbiamo sopportato troppo! Abbiamo difeso le posizioni in trincea, contro tutto e contro tutti, ma queste scelte sono prive di senso… Andate Voi a votare, io andrò in montagna a sciare!”, ha tuonato il consigliere ligure alla notizia dell’ufficializzazione dei candidati in lista.

“Avevamo quasi assorbito a fatica la auto-esclusione di Claudio Scajola – ha poi precisato in tarda giornata Melgrati – che ancora una volta aveva dimostrato forza e senso di responsabilità, ma questa volta il segno è stato superato. Tutto questo vanifica gli sforzi che Silvio Berlusconi, da solo, sta compiendo con una esposizione mediatica che gli ha fatto recuperare terreno”. L’ex sindaco alassino, notoriamente molto vicino a Scajola, aveva moltiplicato nelle scorse settimane – in lettere pubbliche e private – gli appelli di stima e “fedeltà” direttamente rivolti a Berlusconi. Ma senza alcun esito, evidentemente. E ora non esclude la possibilità di una defezione e scissione del partito (non è ancora chiaro se prima o dopo la “bancarotta elettorale” paventata per il partito in Liguria…): “Quando dicevo che Bondi e Verdini dovevano andare a casa, perché incapaci di governare il partito, in tempi non sospetti, avevo ragione. Le liste della Camera dei Deputati e del Senato, se ci fossero le preferenze, prenderebbero i voti dei parenti stretti, e forse non di tutti”.

“Scelte assolutamente slegate dal territorio, dagli amministratori e dalla gente” – secondo il capogruppo regionale Pdl che ribadisce la critica espressa anche dal senatore Orsi – come dimostra la scelta di proporre come capolista al Senato un “inverosimile paracadutato” imposto manu militari dalla segreteria nazionale del partito, l’ex segretario radicale e poi portavoce di Berlusconi Daniele Capezzone. “Con questa lista i voti li dovranno cercare in altre Regioni”, conclude amareggiato Melgrati: “Capisco il partito verticistico, ma qui qualcuno ha perso la testa ed è impazzito”, “Mettersi contro il 90% del partito in Liguria è una scelta demenziale, che porterà ad una scissione pericolosa e dolorosa”.