Intervista a Corridori (Idv): immigrazione, tribunale di Albenga e aspirazioni di un avvocato neo-candidato

di Alessandro Sbarile – Lorenzo Corridori, 32 anni, avvocato, originario di Toirano, appassionato di calcio (ha militato ella San Filippo e oggi allena la squadra di calcio a cinque del Toirano) è candidato per l’Italia dei Valori alla carica di consigliere comunale ad Albenga, in appoggio al sindaco uscente Antonello Tabbò.

D.: Perché ha deciso di candidarsi?

R.: Ho deciso di candidarmi perché il gruppo dell’Idv di Albenga mi aveva contattato in quanto amico di alcune persone che lo hanno fondato; doveva essere la creazione di un circolo e condividendo queste idee ho accettato. Poi mi hanno chiesto se volevo entrare in lista; a dire il vero la mia prima scelta sarebbe stata fare la campagna dietro le quinte ma essendoci stata questa possibilità ho accettato. Ho preso parecchio da questa città, mi piacerebbe dare qualcosa.

D.: Quali sono i progetti concreti in cui intende impegnarsi qualora venisse eletto consigliere?

R.: Fortunatamente mi sono accorto che alcuni di questi progetti, senza saperlo, sono nel programma presentato da Tabbò, quindi sono ancora più convinto della mia scelta. Per esempio la creazione del porto di Albenga e, al posto dell’area dismessa delle caserme, un impianto di energia alternativa e solare; sono iniziative che potrebbero dare un’ulteriore spinta all’economia ingauna.

Inoltre proprio per il lavoro che ho fatto, proprio perché il cavallo di battaglia dello schieramento avverso è la sicurezza, mi piacerebbe mettere a disposizione la mia esperienza di penalista, a servizio dell’integrazione perché la tolleranza zero proclamata dalla candidata sindaco della Lega è quella tolleranza che c’è da quando è stata approvata la Bossi-Fini e non ha portato risultato perché mi rendo conto che è una legge sbagliata. L’immigrazione va regolamentata e non combattuta perché è una risorsa, specie per un territorio come il nostro, come ha già ricordato il nostro sindaco. L’agricoltura è una risorsa fondamentale per il nostro territorio e va avanti soprattutto grazie alla forza lavoro che viene dagli immigrati, per cui l’immigrazione è un fenomeno globale che non si blocca per magia, e nel nostro territorio ancora di più. Ghettizzare invece di integrare porta solo al risultato di creare diversità fra autoctoni e immigrati e questo crea disagio e paura, mentre se si cerca l’integrazione regolamentata non ci sarà l’extracomunitario ma ci sarà un residente ad Albenga che lavora come un qualsiasi altro cittadino.

D.: Quali sono le priorità della sua azione politica?

R.: In Italia le regole ci sono, non serve creare nuove situazioni, basta applicare le regole e quindi ci vogliono dei controllori che applichino la legge e siano persone serie; pertanto devono essere persone specchiate, che possano applicare leggi in modo corretto

D.: La situazione del tribunale di Albenga è spesso al centro dall’attenzione, che idea si è fatto?

R.: Purtroppo dal piccolo ente al Parlamento e al Governo, chi ha il potere di determinare le cose non le conosce: il tribunale di Albenga come mole di cause è quasi come il tribunale di Savona e si dice, come argomento per la chiusura delle sedi distaccate, che portando le cause in centro saranno più veloci; senza spiegare concretamente come. Il problema della lentezza della giustizia è legato alla mancanza di personale in tutte le fasi, sia di cancellieri sia di giudici: un giudice penale ad Albenga ha 30 cause al giorno, in cui sentire testimoni e periti, discussioni, avvocati, pm; per fare i processi servirebbero 30 ore al giorno… Il problema non sono le sedi distaccate ma le carenze di personale: se si chiude il tribunale ad Albenga e si manda il personale a Savona la situazione sarebbe analoga; è ovvio che sarà mio interesse perché interesse del cittadino mettere in atto ogni azione perché la sede distaccata, invece che chiusa, venga ampliata nel personale, perché i cittadini possano far valere le loro ragioni in tempi ragionevoli.

D.: Nella giurisprudenza la forma è in simbiosi con la sostanza; alla luce di questo che idea si è fatto della faccenda delle firme per le liste elettorali, anche considerando quanto avvenuto ad Albenga lo scorso anno in occasione delle elezioni provinciali?

R.: Mi sono reso conto che anzitutto come principio generale (lo dico a campi allargati) purtroppo a fare politica spesso è gente improvvisata, ciò è dato dal fatto che l’ideale politico non c’è più ma c’è la persona, che si porta dietro il consenso senza essere preparata, quindi si creano queste situazioni. La cosa allucinante è che non è la prima volta che una lista non riesce a presentare i candidati per errori formali ma in nessun caso le liste cambiano le regole in corsa per essere riammesse. Sono convinto che l’opportunità di voto sia una garanzia fondamentale per la democrazia, e sarebbe opportuno concedere ai cittadini del Lazio la possibilità di dare questa preferenza, ma sono ancora più convinto che il principio cardine della democrazia sia rispetto delle regole, perché se si crea una classe dirigente che a seconda dell’interesse cambia regole e le cambia sempre a suo favore non siamo più in democrazia ma, come minimo, in oligarchia, con i pochi al potere che per restarci cambiano le regole.

D.: Milita in un partito “personalizzato” e postideologico, non c’è il rischio che a livello locale diventi un cartello elettorale più che un vero e proprio movimento politico?

R.: No, la speranza è che a livello locale l’Italia dei Valori sia un volano per dare la possibilità alla gente di conoscere una realtà di cittadini candidati o simpatizzanti, fatta di persone oneste perché Idv vuole il certificato di carichi pendenti ed il casellario giudiziario. Quindi persone capaci ed oneste, che hanno voglia di fare qualcosa senza spot per la comunità e che senza il partito non avrebbero avuto la visibilità che serve per questo tipo di avventura. La nostra lista è fra le più giovani e fortunatamente l’Italia dei Valori, essendo un partito nuovo, non ha gerarchie fossilizzate, anzi dà la possibilità a gente come me, di 32 anni, di portare ideali già presenti nel partito. La legalità non è uno spot elettorale ma sono veramente convinto che in Italia, per far andare le cose meglio, basti rispettare le regole, ma molte volte il cittadino è costretto a rispettarle ma il gruppo dirigente non le rispetta; siamo uno dei paesi al mondo con più leggi, basterebbe rispettarle tutte e credo che la situazione andrebbe meglio a tutti i livelli.

D.: Dovesse riassumere la sua politica in poche parole, quali sceglierebbe?

R.: Legalità, rispetto delle regole, democrazia nel senso che tutti i cittadini hanno gli stessi diritti e le stesse opportunità e non che la maggior parte ha obblighi mentre pochi possono vivere al di sopra o cambiando le leggi a proprio piacimento.