Giovani Democratici, Parrinello: “l’aspetto ludico non sostituisca la politica” (intervista)

di Alessandro Sbarile – Sabato 8 maggio presso la sede savonese del Partito Democratico di Piazza Sisto IV si terrà il congresso dei Giovani Democratici (GD); Emanuele Parrinello, 27 anni di Borghetto Santo Spirito, da inizio anno coordinatore del medio ponente del PD, è stato segretario delle organizzazioni giovanili dei DS prima (quando era denominata Sinistra Giovanile – SG) e dei GD in seguito negli ultimi cinque anni e mezzo e concluderà con questo congresso il suo mandato

D.: Come procede la formazione del soggetto democratico a livello giovanile?

R.: A livello giovanile ci sono problemi diversi da quelli del partito, il problema di amalgama è molto meno sentito, anche perché chi è nella nostra organizzazione spesso è sotto 25 ed anche chi aveva una sua storia politica l’aveva di massimo quattro o cinque anni.

Se mai una problematica dei GD, ereditata da un vecchio limite della Sinistra Giovanile, è una certa difficoltà nel coordinamento fra le varie realtà, con una struttura nazionale poco presente e non sempre in grado tenere i contatti con il territorio, che però può anche divenire fonte di ricchezza perché permette alle varie giovanili di svilupparsi in autonomia in modo diverso.

Dal punto di vista del dibattito fra ex Margherita ed ex DS o su tematiche come il partito leggero, sono questioni molto poco sentite.

Devo invece dire che abbiamo scontato il ritardo dell’organizzazione a livello nazionale, dato che il PD è nato nell’autunno del 2007, mentre i Giovani Democratici hanno fatto le loro primarie nell’autunno del 2008: in quel periodo chi, come me, ha lavorato da subito per creare un’organizzazione a livello giovanile non era legittimato perché non esisteva formalmente niente, è un problema che imputo a nazionale, motivato da contrasti fra le dirigenze nazionali del partito e delle giovanile, di conseguenza non siamo partiti subito. È stato un peccato, dal momento che in quell’anno era più facile avvicinare potenziali iscritti, ma “non esistevamo”.

D.: Come i GD si rapportano con i giovani?

R.: Sono aspetti su cui le varie federazioni provinciali divergono: per me fare prevalentemente attività ludico-ricreative non riguarda i giovani di sinistra, per esempio la preoccupazione di avere il tavolo in determinati locali…l’aspetto ludico è importante, ma va accanto alla politica e non in sostituzione della medesima.

Mentre altre organizzazioni giovanili concentrano la loro attività su temi specifici e poco seguiti o su aspetti laterali della politica, io penso che si debba entrare “coi piedi nel piatto”, occupandosi di tutta la politica, anche secondo le necessità e le esigenze delle giovani generazioni, senza limitarci ad alcuni temi (come possono essere i diritti civili), ma non avendo paura di parlare di economia, di territorio e di lavoro, temi da “politica politicante” che sono importanti; dobbiamo migliorare nel riuscire a affrontare questi temi con un linguaggio meno collegabile ad una politica noiosa e fumosa: la soluzione non è non parlarne, ma farlo in modo efficace, senza tuttavia banalizzarli.

D.: Qual è il suo bilancio di questi anni di segreteria nelle organizzazioni giovanili?

R.: In questi anni il gruppo dirigente con cui ho lavorato è cambiato quasi completamente; abbiamo ereditato una Sinistra Giovanile distrutta, che prima era molto forte (anche più di ora) ma che per problemi interni, si è disgregata ed abbiamo ereditato un organizzazione vicina allo sciogliersi. L’abbiamo rivitalizzata, abbiamo preso respiro grazie a ragazzi giovani proveniente dalle scuole, poi, quando sono finiti i DS è successo che per ragioni politico-personali abbiamo perso molti esponenti della SG ma ne abbiamo presi altri, tanto che oggi i Giovani Democratici sono più organizzati e meglio diffusi della Sinistra Giovanile.

Personalmente sono soddisfatto perché l’obiettivo era ridare vita all’organizzazione e ci sono riuscito, durante il mio mandato ho cercato di adoperarmi affinché le energie nuove venissero tutte sfruttate e messe in condizione di dare un servizio all’organizzazione e non andassero disperse; io e gli altri esponenti del direttivo crediamo di averlo fatto, non sono mai stato un uomo solo al comando, meriti e demeriti vanno divisi col resto del gruppo dirigente.

D.: Il suo impegno politico nel PD continua come coordinatore del medio-ponente del partito, come vede la situazione democratica in un territorio che appare ostile?

R.: Premesso che si tratta di una zona con un determinato radicamento subculturale, è evidente che male come ora non siamo mai andati, in particolare nella zona che va da Ceriale verso la provincia di Imperia.

Abbiamo due problemi: il primo è che il tessuto economico della nostra zona è composto anzitutto da piccole e medie imprese di carattere commerciale, in cui sia i titolari che i dipendenti ci vedono come avversari, che fanno politiche che si scontrano coi loro interessi, è una realtà che facciamo fatica a capire; quindi dobbiamo costruirci a livello nazionale una credibilità come partito, che parla a tutto il mondo del lavoro e considerare costoro non solo dei potenziali evasori: un grande partito ha la necessità di portare valori ma anche di rappresentare interessi legittimi della società, per migliorare vita elettori, facendo proposte coerenti.

In secondo luogo a liv locale occorre elaborare delle idee, che mettano in luce intelligenze che abbiamo e competere su questo con il centro-destra, perché se pensiamo di prendere voti su base di ciò che gli elettori vedono su giornali e tv…

Il PD deve caratterizzarsi con proposte forti e chiare su temi come turismo, acqua, infrastrutture e deve avere la capacita di pubblicizzarle; come PD a Ponente stiamo iniziando a lavorare a un documento politico per per cominciare a fare ciò.

Poi ci mancano organizzazione e radicamento: in questa zona il PDL vive di rendita, bisogna avere più forza sul territorio sia per le iniziative, come i presidi o i volantinaggi, e avere tanti iscritti, che conoscano le posizioni del partito e che ne possano discutere con amici, sul posto di lavoro o al bar; il PD in questo momento questo non ce l’ha ma non penso lo abbiano neanche gli altri.