Liceo Giordano Bruno di Albenga denuncia: con i tagli della finanziaria la scuola italiana senza futuro

Venerdì 18 giugno, il Collegio docenti del Liceo Giordano Bruno di Albenga ha approvato la sospensione di ogni attività di turismo scolastico per l’a.s. 2010-2011 e l’indisponibilità per i corsi di recupero estivi, quale segnale di dissenso e viva protesta nei confronti di una finanziaria che ha individuato nel personale della scuola, docente e non docente, la categoria dei dipendenti pubblici da penalizzare maggiormente in nome del risanamento del bilancio italiano.

La categoria, da sempre sottopagata rispetto ai parametri europei e nazionali, senza adeguamenti retributivi tali da compensare l’aumento del costo della vita, a differenza degli altri dipendenti pubblici, sente profondamente l’esigenza di protestare contro quanto stabilito dalla finanziaria: blocco degli stipendi per almeno tre anni; per lo stesso periodo blocco degli scatti di anzianità (con ricaduta anche pensionistica); ridimensionamento e parcellizzazione dell’indennità di buonuscita.

Purtroppo pesa sulla categoria l’antico pregiudizio di una professione part time, con mesi di vacanza a disposizione e scarso impegno lavorativo. Ben pochi si accorgono che negli anni questi profili professionali si sono radicalmente trasformati: il docente medio, tra esami di stato, corsi di recupero e esami di accertamento ad agosto non gode di un maggior numero di ferie di altri lavoratori e l’attività didattica esige un impegno orario di gran lunga superiore a quello dedicato alle lezioni. Allo stesso modo i continui tagli del personale impongono orari e carichi di lavoro crescenti al personale non docente. Infine una riforma “disattenta” alle reali esigenze dell’utenza, applicando indiscriminati tagli occupazionali, impone gruppi classe di trenta alunni circa, fortemente penalizzati nell’esercizio del diritto all’istruzione.

Con questa forma di protesta, già adottata da altri istituti scolastici e destinata ad allargarsi, il personale del Liceo Giordano Bruno si propone di suscitare la solidarietà dell’opinione pubblica, scardinando pregiudizi consolidati, e chiede che siano finalmente rispettati i diritti di lavoratori, studenti e famiglie.

2 Commenti

  1. I tagli indiscriminati nella pubblica istruzione hanno fatto cassa? Su 42.000 cattedre in meno ammortizzate dai 40.000 pensionamenti i licenziamenti sarebbero dovuti ammontare solo a 2.000, tutti coperti dal c.d. “decreto salvaprecari”. La realtà è diversa: a perdere cattedra sono stati 44.000 docenti, quasi tutti non coperti dal decreto. Ma chi sono questi docenti esclusi dal “salvaprecari”? Sono quelli di terza fascia delle graduatorie d’istituto, privi di abilitazione all’insegnamento, requisito non indispensabile per insegnare ma essenziale per la assunzione in ruolo. Questi precari sono stati nominati dai presidi da graduatorie Ministeriali di terza fascia, solo dopo esaurimento di quelle di prima fascia; hanno svolto per anni insegnamento identico ai colleghi abilitati. I motivi per cui non si sono abilitati sono per lo più dovuti all’alto costo dei corsi abilitanti e agli obblighi di frequenza imposti. Dall’anno scolastico 2009/10 il DM 42/09 ha dato la possibilità ai soli docenti abilitati di fare domanda di insegnamento in tre province in coda alle graduatorie di prima fascia (degli abilitati) ma sempre davanti a quelle di terza fascia.
    I non abilitati sono quindi scavalcati da chi, pur abilitato, risulta sprovvisto di esperienza e quindi non avrebbe diritto all’indennità di disoccupazione. Con questo metodo, per almeno 40.000 docenti precari di terza fascia, rimasti senza supplenza, i sussidi di disoccupazione sono stati pagati per posti di lavoro in realtà esistenti. In pratica, per una supplenza nominata, si pagano due persone: il docente titolare della cattedra pagato dallo Stato e il docente perdente cattedra il cui sussidio di disoccupazione dura otto mesi, facilmente prolungato con il conferimento di qualche supplenza breve. Lo Stato ha operato forti tagli per risparmiare; invece non si è risparmiato, ma si è speso addirittura di più per dare meno risorse alla scuola!

  2. Pur comprendendo le difficoltà nelle quali si muove la scuola credo che le scelte di non effettuare corsi di recupero e turismo scolastico siano assurde ed inaccettabili perchè colposcono gli studenti, unica componente non colpevole del sistema. Tutta europa è in difficoltà economica e forse qulcuno non se ne è ancora accorto, i tagli arrivano dappertutto giusti o sbagliati che siano ed alcune nazioni come la Grecia sono andate gambe all’aria. I corsi di recupero sono retribuiti agli insegnanti oltre il loro stipendio anche se sono svolti in estate quando non ci sono lezioni, e solo per questo andrebbero fatti senza discussioni. Gli insegnanti saranno forse pagati meno che in altre nazioni europee ma rispetto agli altri lavoratori anche del pubblico impiego hannno per contratto un orario di 18 ore la settimana con possibilità di non lavorare a Natale, a Pasqua e per maggior parte del periodo estivo. Dovrebbero quindi ricordare la loro condizione comunque di agevolazione rispetto ad altri lavoratori, e tenere conto del fatto che con il loro comportamento contribuiscono alla formazione dei nostri figli e del loro futuro.

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