Liguria, Burlando e Rossetti: manovra finanziaria insostenibile, dare risposta unitaria

«Non si possono mettere sullo stesso piano formiche e cicale. Noi abbiamo rispettato il patto di stabilità»: così il presidente Burlando oggi in Consiglio Regionale intervenendo sulla manovra finanziaria insieme a Sergio Rossetti, assessore alle Risorse finanziarie e controlli, patrimonio e amministrazione generale. Rossetti ha snocciolato le cifre ricordando che i tagli nazionali vanno ad incidere su un bilancio già risicato e non potranno che, non essendoci altre possibilità impositive, andare a colpire gli enti locali e a cascata famiglie, imprese e servizi in particolare di trasporto.

Rossetti ha preso atto delle ipotesi del biglietto dell’autobus a oltre i 2 euro e del taglio del contratto di servizio con le Fs. Ma Rossetti ha parlato anche di manovra come occasione per affrontare alcuni nodi della spesa storica.

«La manovra è necessaria per dare una risposta ai mercati e all’Unione europea – ha aggiunto il presidente Burlando – ma quella decisa dal Governo sbaglia obiettivo: il debito pubblico non è dovuto alle Regioni che anzi hanno diminuito la loro capacità di spesa ma allo stato centrale. Ed è assurdo che si colpiscano regioni virtuose come la Liguria che ha sempre rispettato il patto di stabilità».

Secondo Burlando occorre una politica ponderata che coniughi insieme risanamento, crescita, protezione sociale. «Tagli alla politica? Certo – ha aggiunto Burlando – si devo fare, ma in Liguria possono incidere su l’1% del bilancio regionale. Da altre parti la situazione è ben diversa: noi abbiamo 12 auto blu, la Sicilia 170».

Ad avviare la discussione sulla manovra di risanamento, voluta dal governo, che continuerà con le repliche dei consiglieri nella seduta di martedì prossimo, 29 giugno, è stato oggi in assemblea  l’assessore alle risorse finanziarie Sergio Rossetti, il quale ha non ha dubbi: nei fatti la Regione, per la corposa riduzione di trasferimenti, non potrà più esercitare molte delle sue funzioni «di assoluta sensibilità sociale», con il rischio di pesanti tagli ai servizi e l’aumento di determinate tariffe, prima fra tutte il costo del biglietto del bus che potrebbe addirittura salire a 2,80 euro, come, si è appreso attraverso la stampa, teme anche il sindaco di Genova, Marta Vincenzi.

«La manovra intacca la corrispondenza tra le funzioni esercitate dalla Regione e i fondi stanziati» ha detto l’assessore; «Segnalo in particolare la riduzione delle risorse per il diritto alla mobilità e per le infrastrutture pubbliche logistiche (rispettivamente 231 e 79 milioni a valere sugli stanziamenti del MEF) che colpisce pesantemente l’erogazione dei servizi ai cittadini: ferrovie regionali, investimenti per materiale rotabile, contratto di servizio con Trenitalia ed altro ancora. E’ evidente come questi tagli comporteranno la riduzione dei servizi di trasporto, con ripercussioni sull’occupazione nel settore e sui viaggiatori pendolari, nonché un forte rischio di aumento delle tariffe».

Ha quindi chiarito che dal punto di vista istituzionale si ritorna al 1976, prima dell’istituzione dei fondi Bassanini, nati per consentire alla Regione lo svolgimento in autonomia di molte attività. L’assessore Rossetti, pur considerando giusto che anche le Regioni partecipino allo sforzo per il risanamento dei conti nazionali, ha definito spropositato il sacrificio che sono chiamate a fare, tenuto conto dell’impegno con il quale hanno rispettato il patto di stabilità. «In un contesto già difficile il decreto legge 78 determina sulle Regioni un risparmio di finanza pubblica nel 2010 di 4,5 miliardi di euro su un totale di riduzione previsto dalla manovra di 10 miliardi, ciò equivale ad addossare il 40 per cento della manovra alle Regione. Per il 2012 il contributo a cui sono chiamate le Regioni è del 30 per cento circa».

Sollecitato anche da una interrogazione di Edoardo Rixi (Lega Nord Liguria) che ha presentato un’interpellanza in merito, Rossetti ha quindi affrontato la questione fondi Fas (Fondi per le aree sottosviluppate), per i quali si teme una corposa riduzione: «Alla delibera Cipe non è seguito alcun trasferimento per le Regioni che ne avevano comunque mantenuto il diritto», ha detto. «La Regione Liguria ha speso 4 milioni di fondi Fas, ne ha impegnati 63, ne ha assegnati 140 e programmati 350. Immaginare che un territorio di punto in bianco non possa più fare alcun investimento su infrastrutture, riqualificazione territoriali, ecc, risulta sconcertante». «Corre voce in ambiente romano – ha proseguito – che al taglio sui Fas del 6 per cento, già avvenuto, se ne aggiunga uno ulteriore del 10 per cento». Rossetti ha insistito sul fatto che la manovra prospettata «incide sulla possibilità di attuare il federalismo fiscale, in quanto le risorse che servono a finanziare le competenze regionali risultano sostanzialmente azzerate». «I tagli indiscriminati – ha concluso – difficilmente sono applicabili e probabilmente non daranno i previsti frutti benefici al Paese e pertanto ritengo la manovra irricevibile».

Intervenendo dopo l’assessore al bilancio, il Presidente Claudio Burlando ha chiesto una risposta unitaria con un apposito documento del Consiglio regionale da accompagnare a incontri con i parlamentari e le parti sociali. A livello nazionale, secondo Burlando, non si può continuare con manovre spot, ma occorre una politica economica e istituzionale che facciano scelte serie e di prospettiva. «A livello amministrativo, nonostante le tante parole, questo è un paese che non è né federalista né centralista mentre paesi che vanno forte, Germania e Francia, hanno fatto delle scelte opposte ma nette: federalista la prima, centralista l’altra. Io non ho dubbi sulla scelta a favore del federalismo spinto, e constato che questa manovra praticamente cancella ogni ipotesi federalista» . Secondo il presidente il nostro paese è molto esposto alla crisi: «Il debito pubblico supera il 115 per cento del Pil. E quest’ultimo è in frenata. Anche se il risparmio privato è alto e le banche sono solide, la manovra è necessaria per dare un segnale ai mercati e all’Europa ma il decreto del Governo in sé che non sta in piedi perché colpisce enti, le Regioni e i Comuni, che non hanno determinato questa situazione della finanza pubblica. Non si governa più una Regione con tagli del 14%».

Burlando ha ricordato che il ministro Sacconi ha detto che occorre ridurre il perimetro della pubblica amministrazione. «Questo vuol dire che alcune cose, come gli investimenti, non le farà più e non garantirà più il livello di protezione e coesione sociale al quale e in Europa siamo abituati e che è nato un secolo e mezzo fa. Ma se queste sono le scelte occorre che siano fatte con un dibattito approfondito e di alto livello non con un decreto. Vogliamo arrivare a far pagare il trasporto pubblico come in Gran Bretagna 5 o 10 volte di più di adesso? Anche nel 96-97 per entrare in Europa il presidente Amato fece scelte severe, ma con una legge finanziaria discussa per mesi e senza abbandonare la politica di sviluppo. Ci sono cose ormai francamente inaccettabili: l’uso discrezionale dei Fas, la politica per il Sud che travalica la solidarietà per arrivare al paternalismo con spese che vengono fatte tanto per farle. Anche le Regioni a statuto speciale – del Nord come del Sud – hanno ancora ragione di esistere? E’ possibile che la tassazione delle rendite in Italia sia al 12% quando gli altri paesi sono al 20%? E’ possibile continuare a imporre manovre sulle pensioni quando l’evasione raggiunge i 120 miliardi di euro?».