Manovra: muro contro muro Governo-Regioni; apertura a Comuni e Province

di Fabrizio Pinna – Com’era prevedibile, visti i rigidi paletti posti alla vigilia e l’intransigenza del Ministro dell’economia e delle finanze Giulio Tremonti, venerdì si è risolto sostanzialmente in nulla l’incontro tra Regioni e Governo. Rimane il muro contro muro e la minaccia della restituzione allo Stato centrale delle deleghe. “Anche in una fase difficile come l’attuale”, è stato il commento del Presidente della Conferenza delle Regioni Vasco Errani sull’esito dell’incontro con il Governo, “per le Regioni resta fermo il compito istituzionale di ricercare il dialogo per provare a rimettere sul binario giusto una Manovra che inevitabilmente creerà problemi a molti servizi fondamentali per i cittadini”. “Fermi restando i saldi, che non abbiamo mai voluto porre in discussione, – ha proseguito Errani – continuiamo a ritenere possibile un riequilibrio dei tagli previsti fra i diversi livelli istituzionali della Repubblica. Abbiamo semplicemente chiesto di rendere la Manovra finanziariamente sostenibile in primo luogo per i servizi ai cittadini e per le Imprese”.

Ma le posizioni sono rimaste appunto distanti e la possibilità che la settimana prossima si consumi la rottura completa  con l’effettiva clamorosa restituzione delle funzioni delegate alle regioni rimane concreta. “Tagliare di circa l’80% i trasferimenti che sono stati la conseguenza della Legge delega Bassanini – ha spiegato Errani – significa inevitabilmente perdere qualsiasi possibilità di esercitare le competenze assegnate. Ecco perché le Regioni unitariamente hanno chiesto al Ministro dei Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto di iscrivere all’Ordine del Giorno della prossima Conferenza Stato-Regioni il seguente punto: ‘procedure per il trasferimento dalle Regioni allo Stato delle funzioni amministrative già conferite ai sensi dei D.L. attuativi della Legge 59/97’. Ho poi convocato la Conferenza delle Regioni per mercoledì 14 luglio proprio per valutare l’esito dell’incontro odierno  [NdR: di venerdì] con il Governo e ho inviato al Presidente del Consiglio una lettera perché siamo pronti ad attivare subito la concordata ‘commissione straordinaria’ per la riqualificazione della spesa pubblica e per la lotta agli sprechi”.

“Infine – ha concluso il Presidente della Conferenza delle Regioni – abbiamo ribadito, così come abbiamo fatto ripetutamente in questi giorni, che il federalismo fiscale con questa manovra diventa di difficile realizzazione. Noi chiediamo che tutti i decreti attuativi siano emanati contestualmente per dar vita ad un impianto federale sostenibile e coerente”.

Ma su questo si continua a procedere a zig zag. Meglio è andata alle Province che hanno strappato per settembre proprio l’impegno da parte del Governo della “definizione del decreto attuativo del federalismo fiscale sull’autonomia tributaria delle Province”, ha spiegato a fine incontro nella conferenza stampa congiunta Giuseppe Castiglione, Presidente dell’UPI (Unione delle Province d’Italia).

“L’autonomia tributaria – ha ricordato Castiglione – è per noi un punto fermo per dare piena concretezza all’attuazione del federalismo fiscale, un percorso su cui stiamo lavorando con il massimo impegno insieme al Ministro Calderoli, perché siamo certi che potrà portare alla riduzione della spesa pubblica e della pressione fiscale, assicurando autonomia e responsabilità agli amministratori”. Per settembre e ottobre qualche ulteriore spiraglio potrebbe aprirsi: il Governo “ha accettato la nostra richiesta di verificare la possibilità, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, di rivedere il patto di stabilità e assorbire all’interno di esso i tagli ai trasferimenti, da rimodulare secondo criteri di merito e virtuosità. È stata inoltre accolta la richiesta di verificare in autunno la possibilità di aumentare la percentuale spendibile di risorse ferme nelle casse delle Province, per effettuare i pagamenti alle imprese per i lavori già effettuati”, ha spiegato Castiglione.

Qualche nuovo risultato è riuscito a incassare anche l’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), seppure anche in questo caso molto viene rimandato in realtà a future verifiche in autunno. “Nel corso dell’incontro abbiamo mantenuto il nostro giudizio complessivo sulla manovra, che a nostro parere avrebbe dovuto essere distribuita in modo diverso, ferme restando la necessità, l’urgenza e l’ammontare complessivo dei saldi” ha spiegato il presidente dell’Anci Sergio Chiamparino. Stretto lo spazio di contrattazione con il Governo che comunque ieri ha sottoscritto un documento che accoglie la richiesta dell’autonomia impositiva per i Comuni (o meglio: l’impegno dell’emanazione “entro il 31 luglio prossimo, del decreto attuativo che conferisce autonomia impositiva ai Comuni”), e “un tavolo di verifica che entro ottobre stabilisca la possibilità di sbloccare parte dei residui passivi in capo ai bilanci dei Comuni, un provvedimento grazie al quale l’anno scorso – ha ricordato Chiamparino – metà delle amministrazioni italiane hanno potuto rispettare il Patto di stabilità”.

In autunno verrà inoltre verificato “se ci sono le condizioni economico-finanziarie per rimodulare il Patto di stabilità, assorbendo in questa rimodulazione i tagli ai trasferimenti: questa misura ci consentirebbe di godere di maggiore flessibilità nella gestione dei bilanci”, ha spiegato il presidente dell’Anci. Parziale apertura anche sulla proposta dell’Anci di trasferire al 2012 parte dei tagli previsti nel 2011 (si tratterebbe di circa 700 milioni): “Il governo ha accettato la possibilità di valutare questa ipotesi [entro ottobre] – ha detto Chiamparino – perché da un lato resterebbe invariato l’ammontare dei sacrifici richiesti ai Comuni nel biennio, mentre dall’altro i Comuni stessi, con l’entrata in vigore concreta del federalismo, potrebbero avere l’opportunità di recuperare parte della mancate entrate”.