Don Genta, un uomo buono

di Marco Sferini – Per tanti anni a Savona Don Mario Genta è stato il punto di riferimento di una parte importante della nostra città: il porto. Lo è stato per la gente che vi ha abitato ben prima che si trasformasse l’area che abbraccia la Darsena e arrivassero i nuovi insediamenti. Don Mario aveva costruito lì la sua piccola chiesa, intitolata a San Raffaele e, accanto, aveva fatto erigere il “Seamen’s Club Stella Maris” che sulla porta aveva le frasi di Matteo: “Ero forestiero e mi avete ospitato”. Un uomo buono, sempre disponibile verso chiunque. Un uomo che ha dedicato la sua vita alla protezione dei più deboli, dei meno fortunati, di tutti coloro che campavano con fatica e che magari si rivolgevano proprio a lui, prete “di strada” e “di calata” per avere un’aiuto, un consiglio, una semplice parola di conforto.

Don Mario è stato il protagonista di una presenza umanitaria che si è sviluppata nel corso degli anni con il costante supporto a tutti i marittimi che venivano a far visita alla “Stella Maris”. Tutte e tutti sapevano che là, in quel grande locale con un bel giardino, si poteva telefonare ai parenti lontani, si poteva scambiare quattro chiacchiere in inglese (che “Don” parlava molto bene) e conoscere anche quella solidarietà che magari si rischia di dimenticare se non si è troppo vicini ai propri affetti.

La sua grande passione per la cultura e l’arte lo ha stretto nel rapporto con Renata Cuneo che ha donato alla sua chiesa, dove veniva tutte le Domeniche a sentire la Messa, alcune opere di grande pregio, che ne ha disegnato gli interni e ne ha arredato i muri con splendide sculture: dall’Annunciazione al Cristo, dai pesci-lampade allo spartano altare in pietra.

Teneva molto alla sua chiesina Don Mario. Una chiesa molto umile, per niente anfitrionica, quasi estranea al consueto arredamento iconografico che ti aspetti da un luogo di culto cattolico. Con lui a celebrare la Messa molte volte trovavi uno dei più eminenti teologi della nostra regione: Don Boff. E lì tra le panche la gente più semplice e quella della cattolicità progressista di una Savona un po’ borghese che però amava il contatto sociale, quel Cristianesimo delle origini che rimane ben scolpito nella semplice immagine del Cristo col capo chino sulla croce.

Qualche volta lo trovavi lì Don Mario, intento a leggere il breviario. Altre volte nel giardino. Amava i fiori. Ha amato nella sua vita. Credo abbia quasi mai odiato, sicuramente non ha mai disprezzato nessuno.

Questo suo amore per i poveri, per la gente umile, per chi piangeva pregando, lo ha accompagnato per una lunga vita che in queste ore è venuta meno. Lui sapeva bene come la pensavo in merito alla Chiesa e al potere della medesima. Non ne parlava con me. Penso per un rispetto totale delle mie idee. E io credo di aver complementato questo rispetto non parlandone con lui se non quando gli accennavo di qualche nostra iniziativa che ogni tanto facevamo alla sala Chiamata del Porto, magari proprio sui temi del lavoro “in loco”.

Don Genta ha vissuto per quasi un secolo una vita bella: difficile a volte, lieve altre. Ci ha lasciato un ricordo imperituro di lui. Lo ha lasciato a chi, come me, vorrebbe poter credere e non vi riesce e a chi crede e ha fede. La sua forza è stata quella di battere l’ipocrisia della conquista di una mente alla propria fede con la partecipazione del cuore alla vita di tutti.

Non biasimava nessuno per le sue idee, ma semmai per i suoi comportamenti. Non solo la Chiesa cattolica deve molto a Don Mario, ma anche i laici, anche i credenti di altre fedi e di altre confessioni. Un uomo buono non distingue tra chi è con lui o meno, ma tra chi fa con lui un tratto di strada e chi invece decide di stare a guardare quel che accadrà.

Per questo ci mancherai Don Mario. E di te mi rimarrà in mente soprattutto la voce: un po’ tremolante in questi ultimi anni, ma che avrei voluto poter sentire ancora per tanto tempo. Addio e grazie “Don”.

* Marco Sferini – segreteria provinciale Rifondazione Comunista Savona