Albenga: oggi al San Carlo i premi ai vincitori del 5° Premio Albingaunum

5° PREMIO NAZIONALE “ALBINGAUNUM RIVIERA DELLE PALME” Oggi all’Auditorium San Carlo la cerimonia di consegna

Sabato 20 novembre alle ore 17.00, presso l’Auditorium San Carlo in Albenga, avrà luogo la cerimonia di consegna del 5° Premio Nazionale Albingaunum Riviera delle Palme, organizzato dall’Associazione Dopolavoro Ferroviario di Albenga, presieduta da Maria Vittoria Barroero, con il patrocinio della Provincia di Savona, del Comune di Albenga e degli Amici della Riviera delle palme. Interverranno il Sindaco di Albenga Rosy Guarnieri e le principali Autorità.

La manifestazione, presieduta dal prof. Pier Franco Quaglieni, sarà condotta dall’attore Mario Mesiano e vedrà l’intervento del soprano Anna Maria Ottazzi che, accompagnata dal maestro Leonardo Ferretti, aprirà la cerimonia con l’inno nazionale Fratelli d’Italia. Parteciperanno anche la lettrice Simonetta Pozzi e i Musicisti dell’Accademia Musicale Ingauna. La giuria, formata da Pier Franco Quaglieni (Presidente), Gianni Ballabio, Laura Dagnino Basso, Mary Caridi, Maria Franca Ferraris, Gino Rapa, Cristina Rava, Patrizia Valdiserra ha deciso i vincitori delle cinque sezioni da cui il Premio è costituito.

Sezione Poesia: Fulvia Marconi di Roma. Finalisti: Marino Bonfiglio, Armando Giorgi, Beatrice Libonati, Marina Pratici.

Sezione Narrativa:  Michele Navarra di Ancona. Finalisti:Jelena Banfichi Di Santo, Sara Casotti, Pasqualina Conte, Vincenzo Galati, Alessandro Petruccelli, Maria Vittoria Strappafelci, Raffaella Verga.

Sezione Giornalismo e Saggisticica: Claudio Taggiasco di Levanto  (l’indimenticabile Padre Claudio del Santuario di Pontelungo). Finalista: E.Federico Peroziello.

Sezione Tesi di laurea: Luca Filangeri di Firenze. Finalisti: Leonardo Ambasciano, Francesca Nobbio.

Sezione Poesia dialettale: Antonio Giordano di Palermo (un cantastorie che darà prova delle sue capacità interpretative con una ballata contro la mafia). Finalisti: Vincenzo Bolia, Pia Bandini.

Grazie all’interessamento di Lorenza Giudice, Presidente della Confcommercio,l’Hotel Giardino di Albenga e il Ristorante Scola di Castelbianco hanno offerto ospitalità ai vincitori provenienti da fuori regione.

Le opere partecipanti a questa edizione sono state diverse centinaia, con provenienza dall’Italia e dall’estero, a testimonianza dell’importanza crescente del Premio.

“È risultata vincente”, sottolinea il prof. Quaglieni, “l’idea di estendere il concorso a cinque sezioni. Inoltre bisogna rimarcare il fatto che il Premio Albingaunum contribuisce alla valorizzazione del territorio albenganese sotto l’aspetto culturale, storico, archeologico ed ambientale. E, perché no?, anche sotto l’aspetto enogastronomico”.

Nell’occasione verranno insigniti del Premio Speciale Albingaunum Riviera delle Palme: Josepha Restagno Costa (studiosa di fama internazionale, anima dell’Istituto di Studi liguri), Giorgio Soldati (artefice della tenuta vitivinicola La Scolca), Marcello Staglieno (senatore della Repubblica, storico e scrittore) e Teresa Tacchella (giornalista Rai 3 Liguria specializzata nella difesa dell’ambiente che presenterà un suo servizio sull’Isola Gallinara).

Ai quattro premiati le Aziende Sommariva, Noberasco, Alessandri, Sartori offriranno prodotti del territorio per esaltare le peculiarità della piana albenganese.

Vittoria Baroero, ideatrice nel 2005 del Premio afferma con soddisfazione: “Il Premio Albingaunum negli ultimi due anni ha ricevuto un impulso straordinario, grazie soprattutto al professor Pier Franco Quaglieni che, con la sua personalità e capacità, ha contribuito al raggiungimento di risultati inaspettati”.

2 Commenti

  1. von lurio,nome inventato, è di supponenza fastidiosa.-Un volantino che m’attribuirono nel 2001 diceva: metti una lapide sulla genova rossa”.Gli extracomunitari sono una livorosa invenzione del suddetto von, che non ha attributi neppure per firmarsi Quanto al mio lungo saggio “Arnaldo e Benito.Due fratelli (Mondadori 2003), è finito sul sito IL DUCE non certo perché ce l’ho messo io.
    Su tale libro invito a leggere la recensione che ne fece Silvio Bertoldi (Corriere della Sera,5 maggio 2003,pagina 23) , che qui di seguito riporto:

    IL SAGGIO DI STAGLIENO METTE A FUOCO I RAPPORTI DEL DUCE CON IL FRATELLO. E LE RESPONSABILITÀ DELLA MONARCHIA NEL DELITTO
    Arnaldo e Benito, un segreto in famiglia chiamato Matteotti
    RETROSCENA Il timore era che fossero svelati traffici petroliferi

    Marcello Staglieno, nel suo dettagliatissimo libro sui fratelli Mussolini, «Arnaldo e Benito», premette di avere cercato, sviscerando i loro rapporti, di fornire «alcuni elementi per la ricerca della verità» sul delitto Matteotti. Argomento di perenne interesse, uno dei grandi «gialli» della politica criminale (o della criminalità politica) italiana, anche giornalisticamente inesauribile. Diceva Guareschi: «Un articolo su Rasputin si legge sempre». Anche uno su Matteotti. Allora ci si chiede quanto quell’ assassinio avesse coinvolto, con Benito, l’ oscuro Arnaldo; e la prima constatazione di Staglieno è che il secondo, patetica figura di fraterna sudditanza affettiva, non c’ entrava per nulla. Ma la seconda constatazione è che nel delitto, contrariamente alla vulgata storica, c’ entrava assai meno di quanto si sia raccontato lo stesso Mussolini. Mentre nella morte del deputato socialista sarebbe stato coinvolto il re Vittorio Emanuele. Anzi, secondo le perentorie affermazioni del figlio del martire, Matteo, ne sarebbe stato addirittura il mandante, per impedire che i documenti in mano a Matteotti, se divulgati, rivelassero la sua implicazione nei traffici petroliferi dell’ americana Sinclair, di cui possedeva un certo numero di azioni. Su queste basi si apre un ventaglio di rivelazioni di Staglieno ben al di là degli «alcuni elementi» di cui modestamente parla nella prefazione del volume. Già anni fa aveva ottenuto da Matteo Matteotti testimonianze, carte, confidenze e materiali in grado, se verificati, di sconvolgere tutto quanto si è ritenuto acquisito sull’ omicidio. Il lavoro di Staglieno è consistito appunto nel compiere quelle verifiche con scrupolo certosino: con il risultato di approfondire, anche attraverso questa romanzesca vicenda, la verità sul rapporto tra i due fratelli, con Benito che rivela ad Arnaldo i suoi tormenti protestando la sua innocenza e con Arnaldo che, nel confortarlo, allontana da sé ogni ombra, essendo all’ oscuro di tutto e solo preoccupato di consolare il fratello. Ma con una frase piuttosto ambigua a conclusione del loro sfogo: «Non temere di nulla, se hai la coscienza a posto». Allora, forse ne dubitava? C’ è stata finora una immagine di comodo nella descrizione dei due fratelli. In questa immagine Arnaldo è sempre apparso come oscurato dalla personalità di Benito, dalla straordinaria posizione del duce, un piccolo beneficato ai margini del potere, pronto all’ obbedienza dal suo ufficio di direttore del «Popolo d’ Italia», il giornale di famiglia affidato a lui per garanzia amministrativa e occasione di qualche rilievo. Staglieno prova che era vero esattamente il contrario. Certo, Arnaldo era tutto fuorché un «personaggio», e tuttavia Mussolini ricorreva puntualmente al suo consiglio ed equilibrio nei momenti gravi, prima delle decisioni importanti, ma anche nella spicciola quotidianità. Ogni sera, da Palazzo Venezia, il duce telefonava al fratello e discuteva con lui le vicende della politica, l’ andamento del «Popolo d’ Italia», perfino lo stato di salute reciproco e l’ umore delle mogli. Arnaldo era l’ ascoltato, rispettoso consigliere: e quanto peso abbia avuto, quale ruolo abbia giocato nell’ ombra questo modesto collaboratore del Nume, si vedrà da come egli, cattolico professante, abbia influito su Benito al tempo delle trattative per i Patti Lateranensi che misero fine al contenzioso tra il Vaticano e lo Stato italiano. Non solo in questo. Il libro rivaluta un uomo che scelse la posizione di suggeritore e che non attirò l’ attenzione di quanti hanno analizzato il fascismo e i suoi protagonisti. Arnaldo visse di luce riflessa, cosa naturale con un fratello del genere; però ora si sa che nelle vicende del regime agì spesso autonomamente e vantaggiosamente per Benito, restando al di fuori dai giochi della politica, sebbene a Milano Farinacci e altri di quel «giro» tentassero di denunciarne il coinvolgimento. Ma si sa che miravano a colpire non lui, bensì Mussolini, così come avevano fatto altri «fedelissimi» prima di loro, per esempio quelli (De Bono, Marinelli, Finzi, Rossi, Filippelli) che avevano ordito il delitto Matteotti per scaricarne la responsabilità sul duce e tarpare le ali alla sua «apertura» a sinistra. Silvio Bertoldi Il libro: Marcello Staglieno, «Arnaldo e Benito, due fratelli», editore Mondadori, pagine 616, euro 20

    Bertoldi Silvio

    Pagina 23
    (5 maggio 2003) – Corriere della Sera

  2. un premio a Marcello Staglieno… mi sembra di ricordare vagamente un santino elettorale con lo slogan: Staglieno per mettere una lapide sopra all’immigrazione (comunque la si pensi slogan brutto stupido e menagramo). cerco su internet per saperne di più. la prima cosa che trovo è un intervista in un sito che si apre con la foto del difensore della razza e degli stragisti almirante. poi trovo un articolo in un sito dove ben 2 articoli sono attacchi a Eco colpevole di non credere al complotto giudaicomassonico. quando una recensione entusiata di un libro di Staglieno in un sito che si chiama IL DUCE. a questo punto è troppo anche per uno stomaco forte come il mio. era davvero il caso di premiarlo?

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