L’espansione urbana di Savona (1860-1880)

Venerdì 11 marzo, nell’ambito delle iniziative promosse in occasione delle Celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, presso la Sala Rossa del Comune di Savona alle ore 17.00 Giovanni Gallotti (Società Savonese di Storia Patria) terrà una conferenza dedicata a “L’espansione urbana di Savona (1860-1880)”.

di Giovanni Gallotti – Gli anni nei quali si realizzava l’unità italiana, furono per Savona determinanti per lo sviluppo demografico ed urbanistico. Le premesse di questo fenomeno si possono riscontrare già durante il periodo napoleonico, terminato nel 1815 con il congresso di Vienna, periodo che con l’intraprendenza del prefetto Chabrol e la prigionia di papa Pio VII, durata circa tre anni, proiettò la città al centro degli interessi politici ed economici europei.

Seguirono, dopo il congresso di Vienna e l’annessione allo stato sabaudo, decenni di relativa stasi. Sotto l’aspetto urbanistico però, in quegli anni si posero le basi per la successiva espansione, una vicenda comune a molte altre città italiane ed europee, prima fra tutte Torino, allora capitale del regno e punto di riferimento economico e culturale per Savona. Tra il 1825 e gli Anni Quaranta, sparì quasi completamente l’antica cinta muraria trecentesca, mentre la popolazione cittadina, iniziava ad aumentare, grazie soprattutto all’intensificarsi del commercio di transito con il Piemonte ed all’affermarsi dei primi fenomeni di industrializzazione. Sorsero due grandi edifici pubblici in aree poste fuori delle antiche mura. Il teatro Chiabrera, inaugurato solennemente il primo ottobre 1853 con l’Attila di Giuseppe Verdi e l’ospedale San Paolo, aperto ufficialmente il 14 ottobre 1857.

Già da alcuni anni in città e nel Consiglio Comunale si discuteva su alcune idee e progetti per l’ampliamento della città. Il primo Piano Regolatore fu approvato dal Consiglio Comunale il 4 luglio 1856 e da un Decreto Reale il 23 novembre dello stesso anno. Insieme al Piano Regolatore fu approvato anche un Regolamento d’Ornato. Il Piano Regolatore progettava una grande espansione cittadina, con strade ortogonali tra loro, nell’area oggi posta tra via Manzoni ed il torrente Letimbro e con una strada che metteva direttamente in comunicazione la piazza del teatro con l’ospedale, lungo un tratto delle mura demolite (Le Lizie).

Il Piano Regolatore però, non teneva conto di un elemento fondamentale per lo sviluppo urbano, la posizione della stazione. Proprio in quegli anni, infatti, si stava discutendo dell’arrivo della ferrovia a Savona e del conseguente posizionamento della stazione. Si scontrarono diverse tesi. C’era chi voleva sistemarla sulla sponda destra del Letimbro, ai piedi della collina dei Folconi, altri sostenevano che in quella posizione era troppo lontana dalla città, che allora terminava nella zona di via Manzoni e dunque dicevano essere migliore la sponda sinistra. Alcuni infine, affermavano che la posizione più opportuna era vicino al porto, per la facilità di carico e scarico delle merci.

La scelta dei tracciati spettava al Governo, che nel febbraio 1863 decise di ubicare la stazione nella località Trincee, sulla sponda sinistra del Letimbro. Il Piano Regolatore del 1856, fino ad allora tenuto in un cassetto, era così già superato. Si aprì un dibattito per verificare se rifare un nuovo Piano o elaborare semplicemente una variante. Nel 1865, si scelse la seconda ipotesi. Fu approvata quella che passò alla storia come la “Variante Corsi” dal nome del sindaco Luigi Corsi, al Piano Regolatore del 1856 che disegnò lo sviluppo cittadino del successivo trentennio. Si stabilirono i due assi fondamentali dell’espansione: via Paleocapa (strada di collegamento tra la stazione ferroviaria e via Pia) e corso Italia, ortogonale alla prima e orientata sul fronte dell’ospedale san Paolo. Le altre strade risultavano parallele o perpendicolari ai due assi principali, formando una scacchiera con isolati di forma rettangolare. Nel 1868, la prima linea ferroviaria giunse a Savona, proveniente da Voltri, nel 1872 la linea ferroviaria proseguì sino a Ventimiglia e nel 1874, Savona fu collegata con Torino e con Alessandria.

Dopo l’approvazione della “Variante Corsi”, furono subito aperti i cantieri per la costruzione della nuova città. I terreni erano stati acquistati dal Comune l’anno precedente, la maggior parte appartenevano al marchese De Mari ed il contratto stipulato tra il Comune di Savona ed il marchese (il prezzo fu stabilito in 6,50 lire al metro quadro), fece scuola anche per la vendita degli altri più piccoli appezzamenti. Nel volgere di due decenni la città si allargò e dall’attuale via Manzoni giunse sino al Letimbro. Gli isolati rettangolari, indicati in origine con lettere dell’alfabeto dalla A alla P, furono suddivisi in lotti e venduti con il metodo dell’asta pubblica ai privati costruttori. Costoro prima di aprire i cantieri presentavano alla Commissione d’ Ornato per l’approvazione un disegno della facciata. Gran parte della documentazione e dei disegni è conservata oggi nell’Archivio di Stato di Savona. Sorsero così le tra il 1865 e gli ultimi anni dell’Ottocento, strade, le piazze ed i palazzi che ancora oggi segnano l’immagine di Savona. Via Paleocapa, strada che univa la stazione al centro medievale ed a via Pia, piazza del Popolo, piazza Mameli, corso Italia e le altre vie parallele e perpendicolari. Dopo una immobilità durata tre secoli, Savona, negli anni in cui si unificava l’Italia, cambiò completamente la propria immagine urbana.