Musica comica in Italia

di Alfredo Sgarlato – Un genere musicale tipicamente italiano è quello delle canzoni con testi comici o satirici o addirittura, come si disse dagli anni ’70 in poi “demenziali”. Precursore del genere si può considerare l’attore teatrale romano Ettore Petrolini ( 13/1/1884- 29/6/1936). Benché di estrazione popolare Petrolini colse lo spirito del futurismo inserendo spesso nei propri spettacoli canzoni basate su rime baciate volutamente stupide o su puri nonsense, vedi I Salamini (ò comprato i salamini e me ne vanto, ò comprato i salamini e non mi pento, sono un bel giovanottin sono un augellin…) o Fortunello (se fossi più simpatico sarei meno antipatico, se fossi più antipatico sarei meno simpatico…).

Alfiere del genere negli anni ’30 è Natalino Otto (Natale Codognotto, Cogoleto 25/12/1912 – 4/10/1969). Otto fa la gavetta come cantante sulle navi e impara a conoscere il jazz e lo swing. La radio di stato (EIAR) proibisce le sue canzoni in quanto “barbara antimusica negra”ma i suoi dischi vendono ugualmente migliaia di copie. Otto, che incideva con le orchestre dirette da grandi musicisti come Gorni Kramer o il genovese Pippo Barzizza, scrisse anche splendide canzoni romantiche come Ma l’amore no o In cerca di Te, ma è ancora più noto per le canzoni umoristiche come Ho un sassolino nella scarpa, Mamma voglio la fidanzata o la mitica La classe degli asini (Dica Garinei: dove sono i Pirenei? Professore… non lo so lo dica lei…). La moda della canzone umoristica si diffonde nell’Italia degli anni ’30, vedi la bella A zonzo di Ernesto Bonino (molto più nota nella versione ancora più comica di Alberto Sordi/Oliver Hardy).

Quello che forse non tutti sanno che dietro canzoni apparentemente innocue o dichiaratamente sciocche come queste o Maramao perchè sei morto? si nascondono canzoni antifasciste. Pippo non lo sa, per esempio, che si dice fosse dedicata al Maestro Barzizza in realtà alludeva a Starace e persino allo stesso Mussolini. Censuratissime dagli autori stessi, con allusioni spesso difficili da capire. Chi è veramente Maramao? Forse la libertà, o l’Italia stessa che aveva tutto per essere felice e si è rovinata con le sue mani.

Ammanicato col regime fu invece Rodolfo de Angelis (Rodolfo Tonino 27/271893- 3/4/1965), lui sì di origine futurista, autore di Ma cos’è questa crisi? Meno noto è invece Pippo Starnazza (Luigi Redaelli 16/4/1909-17/7/1975) che col suo Quintetto del Delirio (composto da dieci musicisti…) iniziò con versioni italiani di canzoni americane per poi scrivere classici come Birimbo Birambo (la rosa sul gambo stanotte sbocciò… la colsi tremando pungendomi un po’..) efu anche attore in film di Monicelli e altri. Nel dopoguerra alcuni musicisti immortali prendono la scena. Renato Carosone, con le sue critiche alle mode e ai modaioli, ( Tu vuoi vivere alla moda ma se bevi whisky e soda poi ti senti disturbà… è uno dei versi più geniali mai scritti) accompagnate da una tecnica pianistica al fulmicotone. Fred Buscaglione, ottimo musicista di formazione classica e apprendistato jazzistico che, in coppia con Leo Chiosso, inventa una via italiana al mito del gangster (Il dritto di Chicago).

Se questi due giganti non sono mai passati di moda è invece doverosa una riscoperta del Quartetto Cetra. Virgilio Savona, Lucia Mannucci, Tata Giacobetti e Felice Chiusano fu la formazione definitiva di un gruppo vocale che comprese per un breve periodo anche lo sceneggiatore Age (Agenore Incrocci). Grazie alla sopraffina tecnica vocale dei quattro, certamente non inferiore ai ben più celebrati Manhattan Trasfer il Quartetto Cetra trasformava quelle che sembravano semplici canzoni in vere e proprie tragicommedie, con uno humour spesso crudele che metteva alla berlina l’amore e il matrimonio, come in Però mi vuole bene. Non mancava la satira sociale e politica: Il cammello e il dromedario o un brano come Troppi affari Cavaliere, addirittura profetico (è del 1954!). Ebbero i primi successi al locale Orientale di Alassio nel 1950 inventando serate a tema, sfondarono con la TV. Memorabile fu il programma Biblioteca di Studio Uno, in cui mettevano in scena parodie dei grandi romanzi come I promessi sposi usando canzoni di successo a cui cambiavano il testo. Nel 1971 ebbero problemi per aver cantato il brano Angela, dedicato all’attivista americana Angela Davis.

Non si può dimenticare lo humour stralunato di Enzo Jannacci, spesso insieme a Dario Fo, Gaber, Cochi e Renato, artista che però inserire nell’ambito della canzone comica è limitante. Negli anni ’70 nasce il genere detto demenziale con gli Squallor, personaggi del giro di Renzo Arbore e di Mina, che però, dopo un inizio promettente con pezzi come 38 luglio o La risata triste, ben presto si perdono in doppi sensi prevedibili e volgarissimi. A fine anni ’70 si impongono i grandissimi Skiantos a cui ho già dedicato un articolo. Ricordo ancora la carriera solista del leader Freak Antoni col cofanetto (all’epoca) L’incontenibile Freak Antoni e il disco inciso a nome Beppe Starnazza e i Vortici in cui riprende classici degli anni ’30 (molti dei quali citati in questo articolo). Molti imitano gli Skiantos, fallendo.

Solo Elio e le Storie Tese (nome che omaggio gli stessi Skiantos oltre ai Brutos) riescono nel difficile impegno di fare buona musica e far ridere. Anche Elio e co. nelle prime cassette che giravano clandestinamente mettevano testi propri su musiche altrui: Beat it diventava Bidè, John Holmes inizialmente si basava su Roxanne dei Police e così via… con Elio e le storie tese partono migliaia di tentativi di imitazione, dai Truzzi Brothers di Torino (forse i migliori) a Lino e i Mistoterital, Latte e i suoi derivati (la band di Lillo e Greg), Pitura Freska (cantavano reggae in veneto, non malvagi), i nostri concittadini Belli fulminati nel bosco e chissà quanti altri giustamente dimenticati, ma tutti pienamente inseribili in una tradizione totalmente italiana.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato