A Genova un Palazzo Ducale delle meraviglie…

di Alfredo Sgarlato – Africa delle meraviglie è il titolo della mostra visitabile fino al 5 giugno al Palazzo Ducale e al Castello de Abertis a Genova. L’esposizione presenta una serie di oggetti manufatti in Africa centro-occidentale nei secoli scorsi e raccolti da collezionisti italiani. La prima sala è dedicata a oggetti d’arredamento e sculture di carattere sacro: idoli dei Dogon del Mali, una delle culture più studiate dagli antropologi per le sue particolarità e per la ricca cosmogonia; idoli degli Igbo nigeriani, dai volti molto ben caratterizzati, mentre secondo la loro cultura è trascurata la riproduzione di mani e piedi; gli “sposi dell’Aldilà” della Sierra Leone: secondo quel popolo ogni essere umano ha uno sposo nell’Aldilà e quando si sposa nel mondo reale lo tradisce. Per cui bisogna tenerselo buono con offerte a queste statue, che essendo sposi sono molto dotati di seni e natiche se donne o di torace e polpacci se uomini (indici di gran lavoratore).

Oltre a queste molti altri oggetti sacri e oggetti di uso comune. La seconda sala presenta maschere e bandiere, la terza i feticci, ovvero statue che segnano il rapporto col Sacro e con la comunità, la quarta maschere per rituali iniziatici riservati a sole donne. L’ultima sala, dove sono proiettati tre brevi video che spiegano il rapporto degli africani con gli oggetti d’arte, espone alcune maschere elefante.

Al primo piano si può ancora visitare fino al Primo maggio Mediterraneo, una serie di 80 quadri soprattutto di autori francesi. Si comincia con autori poco noti come Vernet e Guigou, vissuti tra ‘700 e inizio ‘800, di impianto ancora fortemente realistico. Poi abbiamo Corot, Courbet, famoso per lo scandaloso “L’origine del mondo” e alcuni pre-impressionisti poco noti come Monticelli, che pure Van Gogh ammirava molto. Quindi gli impressionisti, con molti Monet, un Renoir, Cezanne, Valtat e Signac che spingono fin troppo avanti la loro ricerca sul colore. Quindi due opere di Munch non ancora distrutto dalla follia; Van Gogh e Matisse, splendidi; Friesz quasi astratto; un Braque non ancora cubista; tre bellissimi Derain con quei colori accesi che gli valsero l’appellativo di “fauve”(belva). Due Soutine, l’alter ego di Chagall e poi Bonnard. Significativo che il percorso proceda dal realismo verso l’astratto ma si chiuda con Vallotton, esponente di quel “ritorno all’Ordine” che in quegli anni il popolo volle anche nella società, ma che non portò all’Ordine bensì all’Olocausto.

Cogliendo i giudizi del folto pubblico, caso raro ad una mostra checché ne dica Sgarbi, noto come al contrario di me, che penso che l’Arte sia tanto più valida quanto si allontana dal realismo, la maggioranza dei visitatori apprezzi maggiormente le opere più antiche e meno le più moderne. Tra una mostra e l’altra mi fermo ad ascoltare un’orchestrina zigana che suona nel piazzale. Nella sala della Dogana, dedicata ai giovani artisti, scopro una mostra dedicata a un concorso per un fumetto sulla guerra: le opere esposte, ingrandite a poster, sono molto valide.

Ci sarebbe da vedere anche la mostra del fotografo Robert Capa (fino al 15 maggio) ma vedere una quinta mostra sarebbe troppo impegnativo e rinuncio. Ho scritto quinta perché nella stessa giornata ho visitato anche Taiwan. La nuova generazione, esposizione tenuta a Villa Croce, visitabile sino al 23 aprile. Le mostre di Villa Croce sono più impegnative rispetto a quelle del Ducale, uno dei temi fissi è la scoperta di paesi a noi poco noti, dopo l’Albania e la Cina Popolare (questa devo dire la migliore), in questo caso abbiamo quattordici artisti trentenni circa da Taiwan , autori soprattutto di video (un paio molto belli) e installazioni. Da consigliare a chi apprezza le forme d’arte più inusuali e infatti ero da solo a visitarla. Prossimo grande appuntamento al Ducale: dal 12 novembre Il viaggio secondo Van Gogh, Gauguin, Kandisnki, Hopper, Rothko e altri.

2 Commenti

  1. Bel articolo Alfredo, sono stato al palazzo ducale e ho visto la mostra… tanta vita nel continente agonizzante…
    Grazie!

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