Emergenza abitativa ad Albenga, ass. Ciangherotti: “Se il bungalow da diritto alla casa comunale…”

di Eraldo Ciangherotti – L’emergenza abitativa rischia di diventare, anche ad Albenga, una guerra tra poveri. Eppure, di fronte a questo grave pericolo, in tempi di ristrettezze economiche, non si può non affrontare le situazioni ai limiti, evitando al contempo sprechi di risorse che vanifichino l’attività di buona amministrazione. Si sa che, pur di “rappresentare” una situazione di emergenza, per ottenere un’abitazione “comunale”, qualche cittadino potrebbe arrivare a fare di tutto. Anche a tentare di voler incidere sulle graduatorie da tempo approvate nel rispetto della legge, senza preoccuparsi di stravolgere le aspettative di quanti, dopo lunghe attese, sono giunti ad ottenere una casa agevolata.

Il caso, successo negli ultimi mesi ad Albenga, è peculiare e, nell’interesse della collettività, c’è da augurarsi che rimanga isolato. Al centro della diatriba un alloggio privato, affittato a libero mercato con regolare contratto e abitato già da diversi anni da una famiglia di cittadini extracomunitari (papà mamma e tre figli) già in graduatoria per l’assegnazione di una casa comunale, anche se ad una postazione senza grande speranza, oltre la trentesima per l’appunto. All’ultimo giorno dell’anno scorso, su intervento di una squadra del Comando dei Vigili del Fuoco di Savona, per la segnalazione di intonaco pericolante nell’alloggio a causa di umidità, veniva ordinato al proprietario di far eseguire gli opportuni lavori di riparazione.

Ecco allora che, di fronte alla temporanea inagibilità dell’alloggio, i dirigenti amministrativi dell’Area dei Servizi sociali, in poche ore, risolvono la drammatica situazione (o che tale poteva sembrare sul momento) sistemando il nucleo famigliare temporaneamente in un campeggio, con addebito dell’affitto del bungalow alle casse del Comune. E così, mentre l’alloggio privato veniva sistemato e i Vigili urbani, all’esito di un sopralluogo, avevano accertato la realizzazione del nuovo intonaco del soffitto della camera da letto, dove si era verificato il distacco, la famiglia è rimasta alloggiata lì, in campeggio, per quattro mesi, fino a ieri sera, a 500 euro al mese più le spese di riscaldamento. Una sistemazione temporanea, a spese della collettività, comunque soddisfacente se la famiglia si è rifiutata, negli ultimi giorni, di lasciare il campeggio e rientrare nell’alloggio sempre condotto in affitto, tirando a denunciare ulteriori irregolarità nell’immobile per il difetto dei requisiti di altezza che, dai metri 2.40 della cucina, in alcuni punti arrivano a 1.85 m.

Un rifiuto all’evidenza sospetto, per scalare più velocemente la graduatoria delle “case comunali”, non solo perché, per il Servizio della Municipale-Tutela del territorio, l’immobile affittato, accatastato ante anno 1967, dal punto di vista urbanistico, era regolare e abitabile, ma anche perchè il padre di famiglia, sottoscrivendo il contratto di affitto nell’anno 2007, aveva espressamente visionato l’alloggio, riconoscendo che si presentava “in condizioni idonee all’uso convenuto, di civile abitazione del conduttore e delle persone con lui conviventi”. Solo con l’intervento delle Forze dell’Ordine la famiglia ha deciso di trasferirsi dal Campeggio fino all’alloggio ripristinato. Ecco perché, secondo i canoni della buona amministrazione comunale, quel bungalow concesso dal Comune per la temporanea emergenza, dopo quattro mesi, non doveva essere più occupato. Perché corre l’obbligo, oggi più che mai, di gestire al meglio il denaro pubblico, coniugando le risorse economiche con tutte le reali difficili situazioni di una Albenga, che ha i tanti problemi di una grande città senza le grandi risorse.

Sono tante le quotidiane emergenze abitative in graduatoria per una futura sistemazione. C’è la mamma trentenne vedova con figli a carico. C’è la giovane coppia rimasta senza lavoro con un neonato appena arrivato. C’è il disabile impossibilitato a lavorare e ancora in attesa del riconoscimento dell’invalidità dall’Inps. C’è il malato psichiatrico senza risorse per potersi mantenere un affitto. Se per tutti loro, in attesa della sistemazione definitiva, dovessimo ricorrere al bungalow a carico delle casse comunali, non basterebbero tutti i campeggi di Albenga a gestire queste situazioni, in cui l’emergenza in realtà non è sempre tale. In pochi giorni rimarremmo senza risorse e, a discapito delle vere emergenze, saremmo inoltre diseducativi nei confronti di chi, talvolta, fatica anche a rimboccarsi le maniche per andare a lavorare. Albenga è certamente una realtà importante, in un momento economicamente difficile come questo, ma se ho assunto un impegno così gravoso ai servizi sociali, intendo mantenerlo nell’interesse proprio di tutti.

* Eraldo Ciangherotti – Assessore Servizi Sociali Comune di Albenga