La leva cantautorale degli anni Zero

di Alfredo Sgarlato – Si poteva pensare che il cantautore fosse una figura da relegare a ricordo degli anni ’70. Invece in Italia e nel mondo questa figura di musicista gode di ottima salute. Il Club Tenco e il Meeting etichette indipendenti di Faenza hanno perciò ideato un doppio album, il cui titolo è La leva cantautorale degli anni Zero, che presenta una serie di artisti selezionati da Enrico de Regibus con Enrico de Angelis e Giordano Sangiorgi, scegliendo una serie di musicisti tra i molti che girano sui palchi di tutta Italia.

Gli artisti scelti per la “Leva” sono: Amor Fou, Andhira, Beatrice Antolini, Banda Elastica Pellizza, Bastian Contrario, Giovanni Block, Brunori Sas, Roberta Carrieri, Matteo Castellano, Cordepazze, Giorgia Del Mese, Denise, Dente, Roberta Di Lorenzo, Farabrutto, Giancarlo Frigieri, Dino Fumaretto, Giua, Ettore Giuradei, Granturismo, Alessandro Orlando Graziano, Simona Gretchen, Jang Senato, Samuel Katarro, Patrizia Laquidara, Alessio Lega, Maler, Mannarino, Mariposa, Erica Mou, Nobraino, Petrina, Piji, Giuseppe Righini, Paolo Simoni, Zibba. Caso vuole che, ultimo in ordine alfabetico, il varazzino Zibba (Sergio Vallarino), sia il più noto dalle nostre parti, dato che ha suonato più volte sui palchi di Su La Testa e del Brixton, la volta più recente alla festa del 25 aprile.

Quindi adesso tocca ai lettori darsi da fare per scoprire gli altri. La prima occasione è sabato 30 aprile a Palazzo Doria di Loano con Simona Gretchen, Giua, Maler e Giuseppe Righini. La Gretchen, di cui è appena uscito un nuovo singolo è più vicina al mondo del rock che al cantautorato, da molti è definita la PJ Harvey italiana; Giua è una vocalist raffinata, che tentata l’esperienza sanremese ha scelto la musica di qualità. Maler e Righini cercano un approccio poetico ai testi senza però sacrificare ritmo e musicalità.

Come si può vedere la definizione di cantautore è molto elastica: l’elenco si apre con gli Amor Fou, che sono un vero gruppo rock, sulla scia dei Baustelle, per ora più acerbi, che però possono richiamare al mondo cantautorale per i testi impegnati e diretti. Oppure la deliziosa Petrina, anche attrice e performer, la cui musica è molto più sperimentale rispetto agli altri, includendo elementi di jazz e progressive rock. Ci sono personaggi come Paolo Simoni e Ettore Giuradei, la cui vena ironica continua l’opera di Gaber. Samuel Katarro (ma che brutto nome d’arte che si è scelto!) è influenzato dalla psichedelia e dal rock anni ’60. Altri, come Cordepazze o Andhira, si contaminano col folk, ma questa mi sembra una scelta che sta diventando abusata, anche perchè i modelli di riferimento sono sempre gli stessi, Modena City Ramblers su tutti.

C’è anche chi, come Beatrice Antolini, sceglie la lingua inglese. Non tutti sono sconosciuti: alcuni come Dente (il nuovo Battisti?) o Patrizia Laquidara hanno già alcuni album alle spalle e collaborazioni illustri, Patrizia ha avuto persino quel genio di Arto Lindsay come produttore artistico. Non è presente invece sul doppio album, forse perchè già lanciatissimo, Vasco Brondi, alias Le luci della centrale elettrica, secondo molti il musicista più sopravvalutato del mondo, per me acerbo ma con spunti interessanti, se non altro nei testi.

Dobbiamo anche ricordare che, accanto a queste nuove leve, sono usciti negli ultimi mesi i nuovi dischi di cantautori più o meno miei coetanei come Paolo Benvegnù (Hermann), Mauro Ermanno Giovanardi (Ho sognato troppo l’altra notte), Cesare Basile (Sette pietre per tenere il diavolo a bada) e Marco Parente (La riproduzione dei fiori), che hanno realizzato dischi davvero ottimi. Questi autori hanno avuto un inizio di carriera col rock, per riscoprire dopo i cantautori italiani, soprattutto quelli degli anni ’60, più validi secondo me di quelli della generazione successiva, anche perchè tutti con un retroterra jazz.

A mio parere l’idea del cantautore come si presentava negli anni ’70, “con tante cose da dire non importa come” è stata deleteria ed ha traviato il gusto di due generazioni di italiani, anche se qualsiasi singolo artista può aver fatto almeno una grande canzone. Mi piacciono i cantautori quando fanno musica, come Conte, Capossela, l’ultimo De Andrè, Battiato e non solo poesia (o comizi…) musicati. Ne La leva cantautorale degli anni zero troverete tutti i filoni possibili. Sono artisti giovani, oggi suonare e vendere dischi è sempre più difficile, dedicategli un ora del vostro tempo.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato