Essay – Le mutazioni del corpo

di Alfredo Sgarlato – Uno dei fenomeni sociali più forti degli ultimi anni è il moltiplicarsi del ricorrere a pratiche che intervengono sul corpo, provocando piccole mutazioni: dapprima l’esplosione di tatuaggi e piercing, fino a vere e proprie alterazioni come l’impianto di pseudocorna o escrescenze sulla fronte o nelle braccia, pratica già iniziata dai body artists come Stelarc e Orlan, ma che fu inventata da l movimento dei Modern Primitives; nato negli USA negli anni ’70, teoricamente eversivo nei confronti della società capitalista ma fondamentalmente reazionario A questi possiamo aggiungere il boom della chirurgia estetica, fino a superari limiti del mostruoso, vere e proprie psicosi monosintomatiche (come si è scritto dell’anoressia o del culturismo, tentativi di mutare il proprio corpo basati su un immagine di sé allucinatoria). Oppure lo sdoganamento di pratiche sessuali finora tenute nascoste come sadomasochismo e bondage (il legare il partner). All’opposto però possiamo anche notare fenomeni come il sesso in rete, in cui il corpo è totalmente assente.

Come interpretare questi comportamenti? Finché si tratta di casi isolati o rari possiamo pensare, nelle forme più estreme come il body artist Stelarc che si fa trapiantare un terzo braccio, a casi di schizofrenia latente, dove il corpo è vissuto come estraneo al Sé; oppure di normale ribellismo giovanile per i piercing, unica distinzione rimasta tra l’universo dei giovani autentici e dei giovanilistici adulti e anziani di oggi, fino all’imposizione di mode e modelli e alla pura speculazione commerciale. Ma volendo valutare il fenomeno nel suo complesso, data la sua vastità, occorre trovare un’ altra angolazione.

I due secoli precedenti al nostro sono stati caratterizzati da un forte spirito rivoluzionario, nel pensiero, nelle arti, nella politica, che ha avuto il suo culmine negli anni ’60. Da oltre vent’anni invece domina un forte senso di restaurazione. In politica la “maggioranza silenziosa”, che si rispecchia nei partiti di destra populista, sembra avere vinto. Nella critica d’arte impera il giudizio “è stato già detto tutto”. I commentatori politici deprecano il “pensiero unico” (ma qual è? Ad ascoltarli alla fine se ne contano cinque o sei…..) da cui non si scappa. La nuova frontiera diventa perciò il corpo. Il corpo è il campo di battaglia dove si combatte per conquistare un’identità. L’antropologo Marco Aime parla di tentativo di trasformare definitivamente la natura in cultura. Un’ umanità non più capace di pensare proietta sul corpo, come in una malattia psicosomatica avviene col disagio psichico, la propria necessità di uscire dagli schemi.

Il cambiamento del proprio corpo diventa l’unica rivoluzione possibile, anche se in realtà è di reazione si tratta, poiché i nuovi mutanti aderiscono a modelli conformisti, e il cambiamento è solo superficiale, persino autistico. Da un punto di vista psicologico, possiamo parlare di una società isterica, che ha perso il piacere del pensiero, come direbbe lo psicoanalista Masud Khan ed erotizza la pelle, il contenitore e mette in mostra un falso Sé, come ci potrebbe spiegare Didier Anzieu, altro grande della psicoanalisi; o afflitta da una patologia narcisistica, priva di introspezione, che incapace di esprimere una visione del mondo ricorre all’azione (acting out). In libro molto bello (ma consigliabile solo agli specialisti) “L’uomo senza l’inconscio” Massimo Recalcati, uno dei interessanti tra gli psicoanalisti italiani, spiega come tutte le patologie psichiche attualmente più diffuse, su tutte l’anoressia, ma anche la depressione, l’attacco di panico, la tossicodipendenza, siano oggi proiezioni sul corpo, mentre i sintomi tipici della nevrosi come ci furono narrati da Freud vadano scomparendo (ma spesso tra i nevrotici ossessivi si nota la fuga dal sesso e dall’amore e quindi anche dal corpo).

L’analfabetismo emotivo, caratteristico di epoca che è educata solamente dalle immagini veloci di televisione e videogiochi, comporta di non saper leggere dentro Sé, e di dover provare dolore fisico per provare ancora qualcosa. Che un operazione, una malattia, siano dolorose non è un deterrente, ma una necessità, affinché vi si possa dare un significato. Una società malata, incapace di creare cultura, ma solo di vuoti gesti estetizzanti, come appunto attaccare il proprio corpo o al massimo tingere l’ acqua di una fontana.

Ci sono ancora altri fenomeni da notare. La perdita del senso del tempo storico: abbandonati i miti della tradizione e del progresso un’umanità che vive in un eterno presente scolpisce il tempo sul corpo, creando un prima e un dopo con una cicatrice, come l’ abbattimento di una statua o un attentato segnano un prima e un dopo nella politica. La perdita del senso del Sacro: in una società materialista, (dove il materialismo è però figlio del consumismo iperliberista, e non dal disincanto figlio dell’Illuminismo, al contrario di quello che scrivono molti filosofi tra cui Sloterdijk) il corpo non è più tempio dell’anima o immagine di una divinità, ma un prodotto, e come tale va presentato come bello e manipolato se insoddisfacente, pratica che non è mai realmente egosintonica, ma basata su modelli imposti dall’alto. Soprattutto negli adolescenti, se in passato cercare di cambiare il corpo con tatuaggi e piercing era esibire una diversità, oggi con questi e con la chirurgia estetica il messaggio è vogliamo essere uguali, come le ragazze asiatiche che vogliono somigliare alle dive di MTV. Ricordate lo “scritto corsaro” di Pasolini sui capelli lunghi? Simbolo di ribellione in Occidente e simbolo di occidentalizzazione nell’Iran pre Khomeini Ecco, quello era il primo passo.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato