Anticipazioni veneziane

di Alfredo Sgarlato – Programma ghiotto per la nuova mostra del cinema di Venezia. Da parte mia il film più atteso è “A dangerous method” di David Cronenberg, maestro assoluto ancorchè discusso della settima arte. Il tema è il rapporto tra Freud, Jung e Sabina Spielrein agli inizi della psicoanalisi, argomento già trattato da Roberto Faenza in “Prendimi l’anima”, in cui però Freud non appare. Gli interpreti sono Viggo Mortensen (Freud), Michael Fassbender (Jung) e la bellissima prima che l’anoressia la distruggesse Keira Knightley (Sabina), che dalle foto di scena appaiono adatti ai personaggi. Freud doveva essere Christoph Waltz, lo strepitoso colonnello Janda di “Unglorious basterds”, che ha rifiutato perché impegnato in “Carnage”, nuovo dramma da camera di Roman Polanski, accanto a Kate Winslet, la magnifica pasionaria antibotox, Jodie Foster e John C. Reilly.

Completa la terna dei miei idoli Abel Ferrara, il cui “4:44 Last day on earth” si spera sia meno sconclusionato dei suoi ultimi film, che però i suoi accaniti fans tra cui me hanno amato ugualmente. Riflettori puntati su “The ides of march” di George Clooney, film politico, ovviamente non perché Clooney sia anche un valido regista o perchè il film potrebbe alludere a Obama o ad altri politici esistenti, ma perché le TV non vedono l’ora di scoprire se il bel George ha una nuova fidanzata.

Attesissimo anche “Un etè brulant” di Philippe Garrel, non perchè Garrel sia l’autore di “J’entende plus la guitar”, uno dei film più belli degli anni ’90 visto da noi solo a “Fuori orario” o perché sia stato un ragazzo prodigio che ha diretto il primo film a sedici anni, o perché il suo “Les amants reguliers” è secondo molti il più bel film sul ’68 (per me è noiosissimo) ma perché si annuncia una lunga scena di nudo con protagonista Monica Bellucci. Mentre TV e giornali si dedicheranno al gossip, i veri amanti del cinema seguiranno il programma, chiedendosi se riusciranno a vedere in sala il nuovo film di William Friedkin “Killer Joe”, o quello di Todd Solondz, se riusciranno a vedere in qualche modo che non sia la pirateria i nuovi capolavori dei Maestri Alexander Sokurov (“Faust”, che conclude la tetralogia del potere), Johnnie To e Sion Sono, se i nuovi film dei giovani Andrea Arnold e Yorgos Lanthimos manterranno la qualità dei loro precedenti.

Se il nuovo Crialese “Terraferma” con Donatella Finocchiaro (che debutta anche come regista col documentario “Andate e ritorni”) sarà un capolavoro come “Respiro”. Se “Texas Killing fields” della figlissima (di Sua Maestà Michael) Amy Canaan Mann sarà bello come i primi film dell’altra figlissima Sofia Coppola o brutto come il suo ultimo, se il debutto alla regia del fumettista Gian Alfonso Pacinotti (Gipi) “L’ultimo terrestre” sarà di valore pari a quello dei suoi graphic novels. Se Filippo Timi, il miglior attore italiano, sarà più bravo nel film della Comencini o in “Ruggine” di Gaglianone dove è accanto alla splendida Valeria Solarino. Quanti se, per un arte, il cinema che attraversa molte luci e molte ombre.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato