Nuove e strane creature…

di Maurizio Natoli e Alfredo Sgarlato – Dopo la morte, avvenuta nel 1986 di J. L. Borges, e dopo che quasi tutte le grandi case editrici del mondo ne avevano oramai dato alle stampe l’opera omnia, dichiarando ciascuna che la propria fosse la ‘più omnia di tutte’, ci è giunta notizia, da parte degli eredi di mrs. Margarita Guerrero, coautrice del ‘Manuale di Zoologia fantastica’, dell’esistenza di un’addita a tale opera, licenziata dagli autori già nel 1960 (ricordiamo che l’opera uscì nel 1957 in Messico e nel ’62 in Italia).

Probabilmente gli Scrittori stavano aspettando di avere evidenze ulteriori dell’esistenza di altre creature, le cui caratteristiche, come vedremo, risultano essere ancora più bizzarre, se possibile, di quelle già oggetto di studio e di pubblicazione attraverso il Manuale già citato.

Se, comunque, la puntuale descrizione delle creature esaminate nell’opera originale non ha avuto pretesa di verifica, essendo il libro una sorta di compendio paraenciclopedico, il tentativo degli Autori di descriverne delle ulteriori, le cui fonti sembrano – o almeno al tempo sembravano – piuttosto dubbie (essendo il risultato dei racconti di taluni viaggiatori che, mercè condizioni climatiche sfavorevoli, insorgenza di malattie ‘estranianti’ – febbri malariche et similia – o assunzione di sostanze psicotrope – più o meno consapevolmente) necessitava, appunto per le sorprendenti qualità della materia descritta, di verifica sul campo.

Con l’aiuto di un’agenzia paragovernativa furono dunque condotte delle ulteriori ricerche, dalle quali scaturirono alcune inaspettate rivelazioni: in una remota isola dell’arcipelago della Falkland (ed a questo punto ci si potrebbe anche arrischiare a congetturare su una delle possibili cause del conflitto Anglo/Argentino per il possesso del suddetto territorio, privo peraltro di alcuna altra attrattiva) furono scoperti tre habitat, artificiali ed appositamente delimitati, ad hoc per l’allevamento a scopo di studio, delle seguenti creature: Blemmi (blemmus vulgaris acephalus), Sciapodi (sciapodis sciapodis), Priapi (priapus phallophorus). La struttura era completata da un laboratorio/dormitorio/centro di fecondazione (sia naturale che in vitro).

Sarebbe inutile spiegare ai nostri lettori le peculiarità dei tre esseri soprannominati, ma essendo questo un articolo divulgativo, e ad usum delphini, brevemente ne riassumiamo le caratteristiche.

Lo Sciapode e il Blemmo sono tipici dell’area medio/estremo orientale. Il primo (σκιαποδες — dal greco σκιά “ombra” e ποὑς “piede”) è un essere dotato di una sola gamba e di un solo enorme piede, che si supponeva abitasse l’India. Alcmane, ma anche Erodoto narrano di alcuni leggendari abitanti della Libia che sarebbero stati caratterizzati allo stesso modo. Sono stati anche descritti da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia che attribuisce a Ctesia la loro prima descrizione. Plinio li descrive in questo modo (Naturalis Historia 7:2): … idem hominum genus, qui Monocoli vocarentur, singulis cruribus, mirae pernicitatis ad saltum; eodem Sciapodas vocari, quod in maiore aestu humi iacentes resupini umbra se pedum protegant. (Ctesia parla) anche di una razza di uomini, chiamati monocoli, che hanno una sola gamba, ma un’abilità mirabile per il salto; essi sono anche chiamati sciapodi, poiché in periodo di calore estremo hanno il costume di giacere supini proteggendosi dal sole all’ombra del piede.

Il secondo (Blemmo) non ha testa, gli occhi, le narici e la bocca gli si aprono sullo stomaco (da qui l’appellativo ‘acephalus‘). Ancora da Plinio il Vecchio dalla sua Naturalis historia: “Si dice che i Blemmi non abbiano il capo, e che abbiano la bocca e gli occhi nel petto”. Pomponio Mela nella sua Chorogràphia sostiene che i “Blemyae non hanno teste, ma hanno le facce sul petto”; Jehan de Mandeville verso il 1371 scriveva: “E in un’altra isola verso sud vive un popolo di brutta statura e di tipo disgustoso, imperocché non possiede testa e i loro occhi sono tra le loro spalle”.

Il Priapo invece è di origine europea (specificatamente della Grecia ma probabilmente diffuso all’epoca in quasi tutto il bacino del Mediterraneo) è caratterizzato da un aspetto vagamente ferino, cammina eretto (in tutti i sensi), ha gambe e piedi caprini, piccole corna, e un enorme phallus, sempre in stato di dolorosa attenzione, che lo porta a congiungersi biblicamente con qualsiasi orifizio che gli capiti a tiro, nel pietoso e disperato tentativo di calmare questo stato di perenne eccitamento.

Dalle esplorazioni condotte all’interno della struttura risulta che il campo base, risalente probabilmente agli inizi della colonizzazione del Continente (metà del XVII sec.) fosse oramai abbandonato da parecchio tempo, seppure recasse tracce recenti di utilizzo, in pratica sino agli inizi del XX secolo; da qui la congettura che le vicissitudini della guerra abbiano portato all’abbandono dell’esperimento, probabilmente perchè le risorse necessarie al mantenimento ed alla conduzione del campo dovevano essere impiegate in altro modo.

I motivi che condussero alla creazione di questo centro ricerche sono tuttora ignoti, gli autori del ‘manuale’ si spingono ad ipotizzare che si trattasse di una sorta di fattoria per l’ibridazione, creata per ottenere delle creature in grado di essere estremamente produttive nel campo dell’allevamento del bestiame in alta quota (cose di cui ci sarebbe estremo bisogno anche oggi), la creazione di una nuova razza di ibridatori rapidi, che potessero essere liberati in zone di guerra ed in grado di inseminare molto velocemente la popolazione femminile (cattivandosene anche le simpatie) e non ultimo la guerra aperta ai grossi produttori di feltro per cappelli, in una sorta di guerra economica dai risultati però imprevedibili almeno a lungo termine.

Il protocollo delle ibridazioni prevedeva che il tutto sarebbe dovuto avvenire in maniera drasticamente controllata, e comunque sempre mediante un tramite umano, in modo da avere la situazione sempre sotto continua verifica.

I primi tentativi sembra siano stati incoraggianti, ma evidentemente la Natura non si lascia imbrogliare facilmente, e il caso ha fornito i mezzi al disastro incombente. L’abbandono difatti del campo base e del laboratorio attrezzato per gli esperimenti, e di conseguenza la mancanza di supervisione sugli incroci, hanno portato le creature ad unirsi tra di loro in modo indiscriminato, con conseguenze grottesche anche se prevedibili.

Le possibili combinazioni ibridatorie possono essere semplificate secondo la tabella che segue: dato A il tipo ‘sciapode’, B il ‘blemmo’, C il ‘priapo’ si possono presentare le seguenti combinazioni (ricordiamo anche che alcune caratteristiche recessive portano al fallimento dell’ibridazione o in alternativa alla scomparsa dell’organo superfluo se multiplo): A+B (sciapode+blemmo) A+C (sciapode+priapo), B+C (priapo+blemmo), A+B+C (sciapode+blemmo+priapo).

Nel primo caso si assiste alla comparsa di un essere acefalo e mancante di una gamba, mancanza però compensata dalla maggior efficienza dell’arto superstite e dalla presenza dell’appendice podale particolarmente rilevante ed adatta. Pare che il tentativo di utilizzare tale creatura nelle pampas come supporto all’allevamento bovino e come coadiutore nella caccia (complice la grande velocità raggiungibile da tali creature e la statura che ne permette la mimetizzazione nell’erba alta, tipica della zona, caratteristiche peraltro supportate da un’accentuata stupidità – che risulta essere sempre dominante come caratteristica genetica – del blemmo) abbia dato dei buoni risultati, sebbene l’estinzione fosse una realtà probabile (difatti proprio la caratteristica mimetica rende estremamente difficile l’incontro tra maschi e femmine con caratteristiche omogenee o eterogenee): in pochi decenni dalle ultime ibridazioni controllate le creature si estinsero e tutt’ora i rari ritrovamenti di scheletri appartenuti alla specie, lasciano sconcertati gli scienziati, che normalmente si lasciano andare a congetture (che sappiamo essere false) riguardanti decapitazioni e mutilazioni rituali.

Nel secondo caso le creature ottenute poterono essere convenientemente utilizzate per diverse discipline sportive, e col passare del tempo, essendo esse più gradite agli occhi della femmina umana (ricordiamo che il carattere ‘priapico’ e l’attitudine alla fuga costituiscono un’attrattiva estremamente potente, almeno in taluni casi) alcuni di essi finirono col mischiarsi appunto col genere umano, anche eccellendo in talune discipline (ricordiamo ad esempio il dilagare piuttosto recente di calciatori di provenienza sudamericana, caratterizzati anche dalla tendenza ad unirsi alla sottospecie ‘velina‘ o ‘letterina‘ o ‘meteorina‘).

Il terzo caso è il più interessante: l’ibridazione tra il Priapo ed il Blemmo. Porta normalmente alla comparsa, sulle spalle della creatura, di una testa con marcate caratteristiche falliche, che normalmente eccelle in moltissime discipline; appare dotata di grandi capacità dirigenziali, normalmente libero professionista di successo, guidatore di autoveicoli di grossa cilindrata e di potenti motociclette e da ultimo la grande specialità: la politica, dove assurge a delle vette impossibili da raggiungere per creature geneticamente normodotate.

Si hanno anche notizie di giornalisti (sia della carta stampata che televisivi) e dirigenti pubblici, ma probabilmente sono voci messe in giro per screditare l’intera classe.

Infine la terza combinazione: un essere dotato di kefale itifallica, monokneme e dotato dell’unico, enorme piede con funzione di parasole. Lo ritroviamo nei centri estetici di tutto il mondo, in estate in spiaggia intento ad abbronzarsi, grande allevatore di criceti (che lo rassicurano mediante il continuo confronto tra le proprie facoltà cognitive ed analitiche e quelle dei simpatici roditori) eccelle nella caccia, specie alle creature più piccole ed indifese oppure a quelle in via di estinzione, convinto avversario della raccolta differenziata, grande frequentatore dei campi da calcio (come spettatore), inflessibile commentatore del lunedì.

Per quanto riguarda le caratteristiche psicologiche tipiche delle varie specie, cedo volentieri la parola al prof. Sgarlato che, in quanto psicologo, può aiutarci a comprendere appieno le varie sfaccettature delle personalità di tali esseri. Per intanto mi corre d’obbligo ringraziare gli eredi della sig. Guerrero (per aver messo a disposizione il materiale manoscritto dell’illustra ava), il prof. Caol Ila di Port Askayg (Isley isle, Scotland) per il supporto meditativo, il sig. Peterson ed i suoi collaboratori per l’appoggio morale.

Scrive il prof. Sgarlato nel suo testo, ancora inedito, “Creature strane e meravigliose”: «è difficile conoscere la personalità di un Blemmo. Queste creature sono estremamente riservate e inoltre, in quanto acefali, sono di intelligenza limitatissima, per cui ogni volta che si affacciano al di fuori della propria magione sono facilmente vittime di incidenti. D’altra parte recarsi nelle loro abitazioni per conoscerli è spesso infruttuoso: le creature insistono ore ed ore per offrirvi la disgustosa miscela di cui sono ghiotti facendo fallire ogni tentativo di conversazione fino al provocare crisi isteriche nel malcapitato visitatore. Al contrario lo sciapode è creatura estremamente estroversa. Ama la compagnia, il chiasso e le bevande calde e se si conduce uno sciapode presso la propria dimora egli si dimostra servitore fedele e ottimo compagno di sbronze. Elemento negativo è che l’estroversione dello sciapode si trasforma spesso in iperattività ed è difficoltoso stargli dietro, specie sulle nevi dove si trova estremamente a proprio agio. Malgrado gli aspetti positivi sopra descritti  non è comunque consigliabile tenerlo in casa perché le grosse dimensioni del piede lo rendono piuttosto distruttivo, anche se involontariamente, nei confronti dei mobili.  Il priapo è una creatura stizzosa e arrogante. In qualsiasi situazione vuole ergersi a protagonista (in un umano il DSM IV r parlerebbe di “disturbo di personalità istrionica”). La sua conversazione è pessima e ruota solo su un paio di argomenti. Il priapo possiede un appetito sessuale insaziabile che sfoga su femmine di varie specie anche vegetali, scelte tra quelle il cui olezzo è più speziato. Mentre gli incroci tra blemmi e sciapodi non destano particolare interesse, riprendendo le caratteristiche di una delle due specie in maniera casuale, gli incroci con i priapi danno risultati particolarmente nefasti. Alle caratteristiche negative di blemmi (stupidità) e sciapodi (iperattività) si uniscono la straordinaria arroganza e l’incontinenza sessuali priapesche. In particolare, esistono alcuni incroci in cui al posto della mancante testa del blemmo si sviluppa un appendice falliforme. Gli ingenui blemmi e sciapodi scambiano l’aggressività del falloforo per grinta e simpatica verve, eleggendolo  capo tribù e seguendolo in tutte le sue sciagurate iniziative».

da Flatlandia: la rubrica Corsara di Maurizio Natoli