Political Essay – La realtà della manovra Monti senza una “sinistra possibile”

di Franco Astengo – La marginalizzazione dal dibattito politico di una “sinistra possibile”, a causa soprattutto dall’assenza dalle aule parlamentari, ha fatto sì che, in questo delicato frangente contrassegnato dalla manovra finanziaria portata avanti dal governo Monti, non possa emergere una valutazione che oltrepassasse l’idea, pur necessaria, di un contrasto finalizzato a realizzare maggiori condizioni di equità sul piano dell’impatto complessivo dei provvedimenti sui settori più deboli della società italiana.

Non è possibile, a causa di questo meccanismo di oggettiva emarginazione, poter affermare che, salvaguardati appunto alcuni fondamentali principi di equità, la manovra risulti comunque negativa, dannosa, sbagliata nella sua impostazione di fondo proprio perché punta sulla “svalutazione interna” tramite la diminuzione del potere d’acquisto di salari e pensioni e adun processo di ulteriore allontanamento dei giovani dal mercato del lavoro, attraverso l’innalzamento dell’età pensionabile.

Una manovra che porterà ad una sorta di “stagflazione” interna (mix di inflazione e recessione, come fu negli anni’70 a cavallo della crisi petrolifera) lontana da un possibile quadro europeo di riferimento alternativo.

Così in nome della lotta all’inflazione si predica e si vuole che si attuino politiche di inflazione interna, riducendo pensioni e salari, eliminando le garanzie contro i licenziamenti e liberalizzando e privatizzando quanto resta ancora da passare alle entità economiche di diritto privato.

Nella sostanza si punta a ripristinare vera e proprie “condizioni di classe” che pensavamo ormai di aver definitivamente superato, almeno nell’Occidente avanzato.

Una “sinistra possibile” dovrebbe avere coraggio e capacità di affermare queste posizioni, collegarsi alle forze socialiste e della sinistra europea, creare un movimento a quel livello e costruire una posizione che chieda una inversione di rotta complessiva, non solo sul piano quantitativo, ma anche e soprattutto sul terreno della prospettiva, non limitandosi ad oscillare tra la subalternità quasi ancillare verso il neo-liberismo dei tecnocrati e risposte di stampo populista e neo-corporativo.

* Franco Astengo – Savona, politologo