Anniversari: François Truffaut (6/2/ 1932 – 21/10/ 1984)

di Alfredo Sgarlato – Una volta un amica dell’università mi chiese: perché tutti quelli che se ne intendono di cinema adorano François Truffaut? Mi prese alla sprovvista, è una di quelle domande a cui verrebbe di rispondere: perché sì. Le risposi più o meno: perché raccontava storie normali come se fossero straordinarie. Anni dopo ho letto la stessa domanda fatta a un grande critico, e lui rispondeva: perché raccontava storie ordinarie come se fossero eccezionali. Il primo segreto di Truffaut era girare tutti il film come se fossero gialli (Hitchcock era il suo massimo idolo). Il secondo era che tutti i suoi film sono storie d’amore, anche quando raccontano una vendetta o la fuga dal riformatorio.

Truffaut era figlio illegittimo. Non legò mai con la famiglia. Saltava la scuola per andare al cinema, vedendo anche tre film al giorno o lo stesso film tre volte, e intanto spiava le coppiette clandestine… Autodidatta, disertore dall’esercito, impara tutto dal cinema e tutto del cinema (ma è anche un divoratore di libri, che legge in ordine alfabetico). A 20 anni è il più cattivo e temuto dei critici cinematografici. Quando diventerà regista scriverà una lettera di scuse a tutti i registi che aveva stroncato. Inventa una nuova linea di critica cinematografica, la teoria degli autori, forse presa troppo alla lettera dai suoi seguaci.

Nel ’59 sconvolge il festival di Cannes col suo primo film “I 400 colpi” ( modo di dire francese intraducibile in italiano e chissà perché non cambiato): un capolavoro girato da un debuttante di 26 anni (come già Orson Wells, altro suo idolo come Rossellini, con “Quarto potere”). Truffaut girerà ventuno film, i suoi temi forti sono la venerazione per la bellezza femminile, la passione per la vitalità dei bambini, i libri, l’amore folle. Nei primi dieci il tema più forte (e spesso non notato) è però la disubbidienza, lo scontro tra l’individuo e le regole, dove però sia il conformismo che l’anticonformismo possono essere fatali. Nel finale della carriera, malato, tratta sempre più del rapporto con la morte, eppure ne esce sempre una straordinaria vitalità. Ha amato Jeanne Moreau, Catherine Deneuve, Jaqueline Bisset, Fanny Ardant, beato lui. A noi non resta che adorare i suoi film.

* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato