Lischetti in mostra alla PuntoDue di Calice

di Claudio Almanzi – Si inaugurerà sabato pomeriggio (alle ore 18) presso la Galleria Puntodue di Calice Ligure la personale dell’artista Luca Lischetti. La mostra dal titolo “Buz Baz” propone un artista di notevole valore ed interesse. Lischetti, 61 anni, di Laveno Mombello, vive e lavora a Montonate di Mornago (Varese). Dai promettenti esordi negli anni Settanta, con il legno, attraverso decine di mostre (fra le quali spiccano i grandi successi di Londra, Norimberga, Strasburgo e Milano) fino ad oggi, la sua ricerca è proseguita incessantemente.

“Artista poliedrico ed eclettico – dice di lui Augusto Andreini, esperto d’arte e collezionista molto noto- Lischetti, per coloro che ancora non dovessero conoscerlo, rappresenterà senza dubbio una piacevole sorpresa. Un’arte sensibile e raffinata, un continuo dibattersi tra istinto e ragione”. Molto positivo sull’artista lombardo anche il giudizio del noto giallista Armando D’Amaro, qui in veste di critico d’arte, che di lui dice: “Il magmatico materiale umano che anima l’arte di Dischetti sembra indifferente, impegnato com’è in danze orgiastiche dove il vermiglio predomina la scena, a quanto accade al di fuori della tela. Sembra, perchè in realtà è incontenibile. A turno i suoi eclettici personaggi, rifiutando di lasciarsi costringere nella razionalità di una cornice, evadono: il supporto come “finestra aperta”? Non proprio; la fuga viene portata a termine con doloroso vigore: le loro mani sortiscono quasi a lacerare la materia per farsi largo sulla realtà “esterna” e lasciarsi alle spalle il loro mondo schizofrenico. Ma una volta raggiunto l’intento questi “esseri che nascono altrove” compiono una scelta etica ed estetica: indossano una maschera, una maschera bianca. E tanto basta per trasformarli: cancellato, per lo meno dal viso, il rosso – “colore che si ribella alla perfezione” come sosteneva Fellini “si ubriaca, si rotola per terra e anima, perciò, una contestazione perpetua” – le creature di Luca si acchetano, trasformandosi in spettatori muti della “nostra” dimensione. Sta qui, secondo me, il centro dirompente e dirimente del suo lavoro: immobili, ma inquite presenze che, grazie ai volti resi candidi da maschere – del teatro giapponese o “Mukudji” magiche dell’art-negre o del circense clown bianco – vengono elette, con sintesi personalissima e particolarissima, ad essere non solo realisticamente suggestive, ma plausibilmente critiche testimoni del mondo contemporaneo”.

Un giudizio complesso ed altamente positivo dunque sull’artista lombardo le cui opere resteranno in mostra a Calice fino al 14 maggio. “L’impressione di serietà e di armonia data da semichiusi occhi a mandorla – conclude D’Amaro- evocanti il “dormire sognando”- e dalle labbra carnose, queste sculture contestualmente non-vive e non-morte sublimano il mistero che le circonda tramite il candore del loro volto assorto: il bianco dell’intelligenza, della lucidità e dell’equilibrio. Qui fulcro e spirito dell’arte di Lischetti: la lotta tra libertà dell’istinto, rivelata alla tela, ed il culto superbo della ragione, al suo esterno. Ma la spinta “verso il basso” e quella “ verso l’alto” non sono separate: utilizzando un estetismo proposto con prepotente maestria, l’artista-ricercatore le fa “ scontrare” in uno stadio, l’una coi colori della passione, l’altra con quelli dell’intelletto, a rappresentare l’affascinante mistero di umane evoluzioni ed involuzioni”.