I peggiori film della nostra vita

di Alfredo Sgarlato – Nel mio commento al festival di Venezia accennavo a due tra i film più brutti che io abbia mai visto. Penso sia utile spiegare perché lo sono, così, visto che la bruttezza è molto più facile da descrivere che la bellezza, i miei lettori potranno capire meglio quali criteri seguo occupandomi di cinema; cosa difficile da capire leggendo molti critici delle nuove generazioni, per cui l’unico criterio è quello “emo”, seguire le emozioni.

Il film più brutto che io abbia mai visto è “Rosetta” dei fratelli Dardenne. Costoro cercare di realizzare al cinema l’assoluto realismo. Ora, un film non può essere la realtà, nemmeno un documentario, poiché sarà sempre mediato dallo sguardo di un autore e dall’uso di una tecnica; per cui, più si cerca di imporre il proprio punto di vista come realistico più si manca di rispetto allo spettatore. “Rosetta” è il culmine della ricerca del realismo dei Dardenne, il che vuol dire un film senza trama, senza stile, senza psicologia, dove personaggi antipatici quasi sempre inquadrati di spalle compiono azioni incomprensibili.

Un altro filone che detesto massimamente è quello rappresentato dai registi generalmente austriaci o danesi, che danno l’impressione di mettersi a tavolino apposta per farci vedere quanto sono cattivi e poi sparano con la pistola ad acqua. Un perfetto esempio di questo cinema sono “La pianista” o “Funny games” di Michael Haneke (regista anche di film ottimi come “Il nastro bianco” o “Niente da nascondere”), che minacciano chissà quale scandalo e poi non mostrano altro che qualche perversione sessuale, come qualsiasi B movie di quelli che passano su 7Gold. Il peggio del peggio è quando questi due filoni si mescolano come avviene nei film più idioti di Lars von Trier, o in certi suoi epigoni francesi come Gaspar Noè, Bruno Dumont, Bertrand Bonello o l’americano Harmony Korine.

Un’altra serie di film che smuovono il mio ribrezzo sono quelli che vogliono farci vedere quanto è brutto il mondo e lo fanno con stile da videoclip fighetto, come “City of God” di Fernando Meirelles, o da pubblicità di una macchina di lusso come “American history X” di Tony Kaye. Sono film immorali, che finiscono col rendere affascinanti i mali che vorrebbero combattere.

Nel mio precedente articolo citavo anche “Irma Vep” di Oliver Assayas: è un esempio del cinema che pretende di essere d’autore com’è nei peggiori incubi di un opinionista snob populista. Supponente, presuntuoso, autoreferenziale, confuso, pieno di riferimenti comprensibili solo agli amici del regista, senza ritmo narrativo.

Per concludere, parlerò di due film che mi chiedo se possano entrare o no in questa lista. Il primo è “Fight club” di David Fincher. Io riesco ad amare film che mostrano una concezione del mondo opposta alla mia, per esempio “Stalker” di Tarkovskij, se mi piace come è raccontata. Ma il nichilismo mortifero ultrareazionario spacciato per critica sociale di questo film non riesco proprio ad accettarlo. Però ammetto che “Fight club” ha una bellezza formale ai livelli del miglior Wong Kar Wai. L’altro è “Femme fatale” di Brian De Palma. Qui De Palma raggiunge il massimo del suo virtuosismo fine a sé stesso, pieno di inquadrature kitch, barocchismi ingenui, erotismo banale, in una storia che procede a casaccio con totale sprezzo del ridicolo. Però, da spettatore, confesso che è un film talmente sconclusionato da essere divertente.

Ora che avete capito cosa non mi piace vi sarà chiaro anche cosa mi piace. Altrimenti ve lo racconto la prossima volta.

* il trend dei desideri: rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato

4 Commenti

  1. io l’ho visto e non mi ha entusiasmato, un po’ troppo caricaturale e esagerato, però interessante!

  2. purtroppo non l’ho ancora visto… amici di cui mi fido l’hanno trovato bellissimo. appena riesco a vederlo ti darò un giudizio approfondito,
    ciao

  3. Carissimo Alfredo, credo che tu ti sia fatto capire abbastanza bene a riguardo dei tuoi gusti in fatto di cinema.
    Non essendo un esperto come te, vorrei chiederti cosa ne pensi di “This Must Be The Place”: l’ho visto ieri sera, e a pelle mi è sembrato un bel film, profondo quanto basta per mettere in moto le sinapsi di chi lo guarda. Mi piacerebbe avere un parere da parte di un competente.
    Grazie in anticipo.
    GLB.

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