Political Essay – ARISTOCRAZIA DEMOCRATICA

di Franco Astengo – “Aristocrazia Democratica”: il termine con il quale Ilvo Diamanti, lunedì 12 Novembre, sulle colonne di “Repubblica” definisce – con un brutto, davvero brutto, termine giornalistico – il cosiddetto “montismo”, inteso come :” l’élite non elettiva, il ceto degli Eletti non eletti “(le “e” risulta maiuscola o minuscola non a caso). E premette: “ non è il leader eletto dal popolo che si presenta al popolo come uno di voi…non finge nemmeno di assomigliare agli elettori… perché è diverso e lontano rispetto ai cittadini. Migliore. Un Aristocratico. Competente e accreditato negli ambienti che contano. In Italia. Ma soprattutto in Europa e nel mondo”. Conclude “[…] la difficile ricostruzione della democrazia rappresentativa. Logorata da vent’anni di democrazia im-mediata (mediata esclusivamente dai “media”). E da partiti ridotti a oligarchie senza fiducia”.

In realtà il primo pensiero che mi è corso alla mente, nel leggere queste frasi, è stato rivolto alla Repubblica di Venezia, quale esempio vero di oligarchia posta al riparo dal giudizio del popolo e su questa base ho avviato una riflessione che qui schematizzo al massimo: siamo davvero ridotti in questo stato, a questa ipotesi terribile del governo dei “Migliori”(una ipotesi terribile almeno per chi ha vissuto la grande stagione dei soggetti politici di massa, della partecipazione, della presenza politica sotto ogni campanile) .

Il contraltare di questo ritorno Aristocratico, quasi pre-secolo dei Lumi, sarebbe rappresentato questi partiti altrettanto oligarchici, impegnati oggi in una mediazione per loro difficile tesa a conciliare sotto l’ombrello del sistema elettorale (fulcro ricordiamolo delle dinamiche dei sistemi politici: fu l’estensione del suffragio la grande battaglia democratica al tempo della nascita dei partiti operai e socialisti) il mantenimento e la legittimazione di questa Aristocrazia e il mantenimento delle loro uniche ragioni di esistenza: i poteri di nomina e di spesa.

Non solo quale delle due ipotesi potrebbe essere preferibile: il governo del Migliore non eletto, e quello di questi partiti, voraci di incarichi e di finanziamento pubblico, con tutti i parlamentari “nominati” dall’alto. Quando cerchiamo di scrivere sui temi della difesa della Repubblica Parlamentare, di sistema rappresentativo, di forze politiche di massa sentiamo il brivido dell’isolamento, dell’estraneità anche a sinistra dove tutto è stato sacrificato in nome di governabilità e personalizzazione. Nessuno ha voglia di riflettere e di cercare di non lasciare in un canto i valori fondamentali di quella che è stata, nella definizione dello stesso articolo la “Democrazia del Pubblico”? Siamo di fronte ad un’alternativa secca, cerchiamo ancora, almeno in una parte di quella che è stata la sinistra, di costruire la possibilità di poterci dirigere verso ciò stabilisce la nostra Costituzione Repubblicana.

* Franco Astengo – Savona, politologo