di Alfredo Sgarlato – Una sera tornavo da un concerto, accanto a me camminava un quartetto di ventenni, peraltro gli unici presenti in sala. Uno dice: ultimamente ascolto sempre meno musica. Trovo sempre meno cose che non sanno di già sentito… Tra me e me penso: cosa dovrei dire io che ascolto musica da quarant’anni… Poi il discorso del ragazzo mi rassicura: cominciavo a pensare che il non trovare più nulla di interessante fosse il passaggio dalla stupidità giovanile a quella senile, ma se pensa così anche un ventenne allora è vero. In verità la musica rock ha detto tutto più o meno tra il 1966 e il 1982, poi è cominciato il riciclaggio, per un po’ riciclaggio creativo, da una decina di anni manco tanto. Devo dire che oggi stare dietro alle novità è praticamente impossibile, tra le uscite, tra la facilità che si ha nel procurarsi i dischi, tra l’emergere dei nuovi media che hanno aumentato l’informazione in maniera esponenziale.
Però ascolto uno dei dischi più osannati dalle riviste, Contra, dei Vampire Weekend e penso: carino, ma Graceland di Paul Simon ce l’avevo già… Un giovane amico mi consiglia Noah and the Whale, che gli piacciono molto, li ascolto e trovo che siano uguali ai Tindersticks, che a loro volto somigliavano tantissimo a… (fate un paio di nomi a caso, ci azzeccate). Tra i nuovi nomi mi sono piaciuti invece i neopsichedelici The Black Angels, ma anche loro somigliano a (fate tre o quattro nomi “mitici” li azzeccherete tutti). Insomma il rock è nell’epoca del manierismo, si sente tanto e tante cose piacevoli, ma su stili pre-esistenti. Tanto revival degli anni ’80, torna la psichedelia, molti si buttano sull’elettronica, un genere che mi sembra ricicli molto (interessante il filone dubstep, su cui tornerò).
Inoltre quest’anno sono usciti i dischi nuovi di molte band che hanno costituito il meglio della decade passata ( Antony and the Johnson, Belle & Sebastian, Blonde Redhead...) ma ci hanno offerto dischi poco freschi, tipici della band a fine carriera. E il live va ancora peggio: le prime dieci tournèè americane che hanno incassato di più sono, esclusi Lady Gaga e Michael Bublè (che col rock non c’entrano nulla), di musicisti in gran parte sessantenni circa. Molto vitali sono generi come il folk, dove l’attenersi ad una tradizione è fondamento stilistico, o il jazz, dove lo stile del solista conta più di ogni altra cosa, e quindi il rapporto vecchio nuovo conta meno. Chissà che il rock non faccia come il jazz, che dopo un periodo di crisi (anni ’70/’80), è tornato ad avere molti ottimi nomi nuovi. Però temo che anche il rock, come il jazz e la classica, sia musica per quarantenni laureati. Per chi ancora ama il brivido della caccia al disco strano, segnalo alcuni dischi tra i molti ascoltati, che mi sembrano carini o discreti, tra quelli usciti nel 2010.
- the black angels phosphene dreams (neopsichedelia ma anche un po’ dark)
- the deer hunter halcyon digest (avant pop)
- these new puritans hidden (new wave revival)
- massive attack heligoland (trip hop)
- serena maneesh abyss in B minor ( shoegaze revival)
- villagers becoming a jackal (prog rock per non progsters)
- the chap well done Europe (avant pop)
- amour fou i moralisti (brit pop de noantri)
- a toys orchestra midnight talks (psychopop)
- baustelle i mistici dell’occidente (dandy postmoderni)
- john legend & the rootz wake up! ( black music non noiosa)
- ben allison think free (downtown jazz)
- ghetonia riza (folk salentino/balcanico)
- gualtiero bertelli anni cinquanta (folk/cabaret politico)
- natacha atlas mounqaliba (avant folk)
- vex’d cloudseed (dubstep)
* il trend dei desideri: la rubrica Corsara di Alfredo Sgarlato